
Charlie Hebdo, i complottisti e la dittatura del caos
Puntuale, anche in questo caso, la sequela delle ipotesi dietrologiche
Sono bastate poche ore dall’attacco al settimanale satirico Charlie Hebdo perché si scatenassero innumerevoli complottisti armati di macchinose teorie.
Le persone razionali tendono a identificare i complottisti come dei folli, con la testa piena di assurdità, seminatori di caos.
In realtà, il complottista medio ha il suo principale nemico proprio nel caos. Che rifiuta, al punto da inventarsi verosimilissime teorie che razionalizzino gli eventi che turbano la sua quiete.
Possibile che gli americani abbiano davvero battuto i russi nella corsa alla Luna?
Possibile che dei fanatici passino dalle minacce alle azioni e sparino sul territorio europeo a gente proprio come me e come te?
Impossibile.
Deve esserci qualcosa dietro.
Le dietrologie si fondano su un’alterazione minima della realtà. Tutto sta nel partire da una premessa sbagliata e poi far filare il ragionamento dritto come un fuso con ragionamenti brillantemente sequenziali.
Dietro ogni cosa c’è L’Uomo Che Fuma di X Files. Potentissimo. E in grado di darla a bere a tutto il mondo. Di ingannare media, stati, servizi segreti. O, peggio: di averli alle sue dipendenze.
Ce l’aveva quasi fatta anche questa volta, non fosse che…
E qui, i complottisti si dividono, di solito, in due categorie:
1) I megalomani: "IO ho scoperto tutto (di solito leggendo su internet il blog di un altro megalomane) e sono pronto a diffondere al mondo i suoi loschi piani".
2) Gli apparentemente umili: "Grazie all’illuminante documentario/blog di controinformazione/associazione culturale che solo IO e pochi altri sono in grado di riconoscere come unica fonte di Verità, a me non la danno a bere”.
Torri, virus, omicidi, incidenti, attentati, niente sfugge al tentativo di razionalizzazione forzata del complottista, disposto a tutto pur di non dover fare i conti con l’imprevedibilità dell'esistenza e con la scia di incongruenze che essa necessariamente si trascina dietro.
L’imprevedibile è anche incomprensibile, e l’incomprensibile fa troppa paura.
Molto meglio credere ci sia dietro il mefistofelico disegno di oscure forze al potere che accettare la dittatura del caos, dovendo venire a patti col fatto che le nostre vite sono ontologicamente ingovernabili e imperfette.
Il complottista, detentore della Verità, non può darsi pace, fino a che non avrà convinto gli ingenui delle sue teorie che spiegano e collegano ogni evento improbabile.
Così, in queste ore, mentre la polizia cerca, insegue, negozia, e uccide i terroristi, la sua è tutta una caccia ai fucili senza rinculo, corpi che non sanguinano regolarmente, incongruenze fra professionalità militare e cialtroneria logistica (quella scarpa che sfugge al terrorista DEVE essere un segnale, probabile che sia un messaggi cifrato per i funzionari della CIA che osservavano tutto da un drone e hanno architettato il tutto in combutta con forze aliene).
Ogni frame dei video gli regalano nuove scoperte e nuove conferme.
Personalmente li invidio.
Avere la ferrea convinzione che le nostre miserie siano frutto di un piano, per quanto aberrante, e per quanto dannoso, ci offre comunque la possibilità di sentirci degli incompresi profeti, perfino dei martiri, dominati da qualcosa contro cui, tanto, non possiamo far niente.
E non ci costringe a interrogarci sul senso profondo delle nostre vite e fare i conti col fatto che, se esistono fanciulle lombarde che si lasciano sedurre dall’idea di ammogliarsi ai guerriglieri islamici, e fanno carte false per raggiungerli, se disperati senza prospettive di futuro e rapper ricchi ma infelici cercano di dare un senso alle proprie esistenze mettendosi al servizio degli aguzzini di Allah (che sarà pure Grande, ma più che di profeti si serve di
guerrieri), forse il nostro mondo occidentale, con le sue libertà, non è così rassicurante e appetibile per tutti.
A meno che non vogliamo cavarcela seguendo le furbe mosse elettorali anti immigrati di certi politici (ignorando deliberatamente che i due sono francesi-francesi) dobbiamo fare i conti col fatto che sono sempre di più gli occidentali affascinati dalla prospettiva di combattere una guerra santa contro la propria cultura.
E che i loro strumenti non sono più solo gli attentati suicidi.
Niente autobombe o giubbotti esplosivi per questa coppia di fratelli terroristi, ma un assalto da guerriglia urbana e una fuga che, per quanto raffazzonata, è riuscita a disorientare quasi 90.000 poliziotti francesi sulle loro tracce.
A loro modo, con le loro imperfezioni e le loro contraddizioni, le loro brutalità e il loro mix di soldi, sogni, idee religiose, narcisismo, furia, determinazione, incuria, i terroristi incarnano le infinite variabili e combinazioni che la vita produce e riproduce incessantemente.
Le vie del martirio, come quelle del Signore (compreso Allah), sono infinite.
Lei vie dei complottisti, più messianici degli integralisti, sono molto più limitate e non rendono giustizia ai fatti, alla vita, alle vittime. E perfino ai terroristi.