Happy hour. Il centro storico si apparecchia
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Happy hour. Il centro storico si apparecchia

A spasso per l'Italia, tra happy hour e cucina

I milanesi del 20121, il cap blasonato della città, pur apprezzandone gli aperitivi, lo soprannominano, da sempre, "la latteria". In effetti nello storico bar Cova di via Monte Napoleone, alle 20.30, ha inizio l’effetto chiusura con sbarazzo dei tavolini e arrivo del conto anche se non richiesto. Una scelta adatta allo spirito meneghino di una volta, così laborioso che anni fa i due soli locali "after hours" in zona, il St Andrew’s e il Baretto di via Sant’Andrea, chiusero per mancanza di clientela, facendo delle vie del quadrilatero della moda un cimitero di vetrine sprangate.

Destino non diverso da quello del quadrilatero dello shopping romano tra via Condotti, Borgognona, Frattina e del Corso, dove lo spirito della dolce vita sembrava fosse destinato a non attecchire. Adesso le cose cambiano. Prendiamo Milano: dalla Scala verso piazza Cavour, dove via Manzoni si apre sul verde, è sorta la Corsia del Giardino, pasticceria, bar, cucina a vista dal mattino fino a un aperocena senza ragazzaglia (Corsiadelgiardino.it). Entrando in Monte Napoleone, sulla destra, si trova, nell’ordine: il Conti Café, aperto fino alle 23 (Conticafe.it); e poco oltre, nel cortile a fianco delle vetrine di Aspesi, Il bacaro del Sambuco, meta di signore in pausa shopping ma anche di buongustai, per il celebrato bollito invernale che il lunedì per tradizione sostituisce il pesce, specialità della casa.

Dall’altro lato, in via Santo Spirito, al piano terra di Palazzo Bagatti Valsecchi, casa-museo a torto poco nota, ferve il ristorante dello storico Salumaio, con servizio snob-confidenziale e risotti vecchia Milano. A sorpresa, nel serioso palazzo
del Centro svizzero, sui giardini di Porta Venezia, si fanno le ore piccole nella «temporary area, lounge-bistrot, photogallery» del Swiss corner, frequentato da aspiranti leoni della finanza (Swisscorner.it). Ma le novità più eclatanti sono decollate in zona Duomo, fino a ora centro dell’acchiappo turistico, dove Peck, dopo l’apertura serale dell’Italian bar, a fine mese, sopra il negozio, inaugura Al Peck, formula d’avanguardia con cucina a vista aperta anche il pomeriggio, spiedo, cuoco blasonato, possibilità di assaggiare centinaia di etichette al bicchiere, oltre a tè e caffè selezionati dalla Casa (Peck.it).

Anche la zona dietro la Scala, muto quadrilatero di banche e uffici, sta cambiando aspetto: su via dell’Orso ha attecchito subito Il Refettorio con menu fissi a basso prezzo nella filosofia di un pauperismo illuminato (Refettoriomilano.it) e Non è peccato, arredo modaiolo e carta napoletana, fitta di zeppole e pasta cresciuta (tel. 0284241855).

A Roma, il ciclone gastronomico ha investito via Borgognona, prima colonizzata solo dalla moda: ecco al 4, Tartufo &friends (tel. 063612370), esaltazione di tutto ciò che è tartufabile, dal salato al cioccolato, fiancheggiato da Ladurée (Laduree.com), per non farsi mancare un macaron parigino, e al 44 l’eclettico Ginger, con formula shop, banco salutista con smoothies, cucina light a pranzo, formale la sera. In via Vittoria, altro paradiso dello shopping, La Buvette, nostop dal cappuccino all’easy dinner, ha da poco aperto due filiali: Dillà (via Mario de’ Fiori 41) e Di qua (via delle Carrozze 85): bistrot vivaci per colazioni, aperitivi e cene da tiratardi.

Sulla commerciale Via del Corso, Red La Feltrinelli eatalieggia con negozio, enoteca, ristorante; mentre per un drink ad alto livello, con spunti creativi, resta imbattibile rifugio il bar del De Russie (Hotelderussie.it), da dove, attraversando Villa Borghese si entra nel dismesso regno della dolce vita cui dà nuovo lustro la mondanità protetta dai muri dei grandi alberghi. Tra tutti, il ristorante di Filippo La Mantia al Majestic Hotelmajestic.com/ita/lamantia_ristorante. htm), dove tirare tardissimo, e Magnolia, all’hotel Jumeirah (Jumeirah.com), in cui impera Ursula Chioma, barlady d’eccezione. Firenze attende Pitti immagine per stupire con la magnificenza di via Tornabuoni, trasformata in un salotto. Ma già adesso la via è costellata di pit stop ospitati in palazzi blasonati: in piazza Santa Trinita, Le antiche carrozze e, al primo piano, il lunch bar Isabelle chez moi; il giovedì il bar Giacosa, nel bookshop di Palazzo Strozzi (Palazzostrozzi.org), tiene aperto fino a tardi; più avanti Obikà (Obika.com), vegetariano e salutista, accoglie fino alle 23.

Torino è priva di quadrilatero della moda, «Eppure» enumera Bob Noto, pubblicitario-gourmet di stanza in città, «Mulassano, l’incantevole caffè in piazza Castello, venerdì e sabato ha prolungato all’una di notte l’orario di chiusura». Chiude a mezzanotte Le Vitel étonné Cubeyou.com/leviteletonne), specialità il vitello tonnato da accompagnare con calici di vino e cantina per l’acquisto di ottime bottiglie; chiude alle 21, ma solo in teoria, Mood (Moodlibri.it), libreria con altre due sedi in città, dove andare per eccellenti aperitivi e stuzzichini.

Perfino Venezia si è svegliata. Le novità più clamorose sono la Palazzina G, ovvero Grassi, dove ammirare o deplorare fino alle ore piccole l’arredo di Philippe Starck tra cena e drink; l’ABC del Caffè Quadri su piazza San Marco che nutre i ritardatari fino all’una di notte, e il bar Longhi del Gritti Palace (Thegrittipalace.com) dove si servono cicchetti, spaghetti e soufflé per nottambuli.

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