Quanto vale la ex moglie di un ricco
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Quanto vale la ex moglie di un ricco

Lasciare un milionario è un ottimo affare. Perché se l’amore non è per sempre, la signora ha (quasi) sempre la garanzia di essere mantenuta.

di Terry Marocco e Costanza Rizzacasa d’Orsogna

Mauro Grego, avvocato, ha il più antico e celebre studio matrimonialista di Genova: ha visto di tutto. O almeno quasi tutto.  "Solo ultimamente sono arrivate mogli che mi chiedono: ha letto quanto deve pagare Silvio Berlusconi? Avvocato, faccia ottenere anche a me un assegno così".

"Il divorzio ti fa ricca" è ormai una professione: ex moglie. E la legge da noi ancora lo consente, sulla base di un’idea del matrimonio da sceneggiato degli anni Sessanta: alla moglie si chiede di non lavorare, di crescere i figli, di fare il barboncino da salotto, così lei da bella statuina al momento del divorzio si trasforma in Zora la vampira. Presentando conti salatissimi, pretendendo come la giurisprudenza stabilisce "lo stesso tenore di vita". Per mantenere lo stesso tenore di vita Veronica Lario ha chiesto la somma di 100 mila euro al giorno, 3 milioni al mese, 36 all’anno e la Corte d’appello ha appena respinto la richiesta di sospensione del pagamento. Berlusconi continuerà a sborsare una cifra che in Italia non è mai stata versata per un assegno di separazione. Ma tutto a norma di legge. "Ho difeso molti ricchi, ma questo è l’assegno più alto che abbia mai visto dare in Italia" commenta l’avvocato Cesare Rimini. "Certo, i grandi assegni non hanno quasi mai l’onore delle cronache, i patrimoni ingenti si separano nelle stanze degli avvocati e non nelle aule dei tribunali. Ci si accorda in silenzio, conviene a entrambi i coniugi".

La prima a rompere la borghese barriera del silenzio fu l’attrice Rosanna Schiaffino, che sposò nel 1982 il re dell’acciaio Giorgio Falck e nei primi anni Novanta iniziò una dolorosa separazione durata quasi dieci anni tra insulti e botte. Falck l’aveva tradita, lei gli scatenò contro il figlio Guido: si divisero i brandelli di quello che un tempo era stato un grande patrimonio, di cui allora restavano solo 9 miliardi.

Fu il primo divorzio all’americana, l’ultimo è quello tra Lisa Lowenstein e Vittorio Grilli. Lei, festaiola, imprenditrice per caso e oggi assai avvelenata, ha cercato di mettere in ginocchio l’ex ministro dell’Economia dall’aspetto gelido e severo. Sui giornali, insieme ai dettagli del divorzio, sono finiti anche quelli dei conti offshore e dei pagamenti in nero. Desiderio di rivalsa, come dicono i detrattori di lei? Chissà. Ida Favero, l’ avvocato di Grilli, rimanda alla sentenza definitiva che ha rigettato la richiesta di assegno divorzile. La signora ha dovuto accontentarsi dei 500 mila euro stabiliti concordemente in sede di separazione, oltre a 1 milione per saldare debiti personali. Addirittura, racconta l’avvocato in una lettera al Sole 24 Ore, l’aveva avvicinata in un ristorante milanese per chiedere un’ingente somma al suo cliente e chiudere la pratica.

L’assegno di divorzio per molte donne è anche una perfida vendetta. "Arrivano nel mio studio assatanate, al grido: facciamogli pagare tutto. Certo, quando si va in tribunale con un nome importante l’asta dell’attenzione si alza e può accadere di essere penalizzati soprattutto nella fase iniziale della separazione. Ma a Milano e Roma, i tribunali più all’avanguardia, si cominciano a cancellare assegni divorzili, e a non ritenere più le donne l’anello debole da tutelare" racconta l’avvocato romano Raffaella Carugno Cuccia, che è stata al fianco di grandi nomi dell’imprenditoria italiana in quei divorzi che sui giornali non arrivano mai. Sui giornali arrivò invece quello tra Rita Rusic e Vittorio Cecchi Gori: nel 2001 lei gli chiese 2 mila miliardi di vecchie lire. Mogli che nell’assegno cercano anche un risarcimento morale. Una di queste si è presentata dal giudice con tutte le fotografie dei gioielli importanti che aveva avuto in regalo, ritenendoli parte "del suo tenore di vita". Quasi a testimoniare uno status da mantenere immutabile, "come una volta si diceva 'mutilato di guerra con diritto a pensione'" scherza, ma non troppo, l’avvocato matrimonialista Marina Petrolo. "Il matrimonio non è più indissolubile, ma lo è dal punto di vista economico-finanziario. Anche se oggi, con la crisi, a maggior ragione nelle coppie non ricche, i giudici sono più attenti ai diritti di mariti costretti a pagare cifre enormi per poi finire a mangiare alla Caritas. E sono le giovani donne magistrati le più dure, le prime a rifiutare la posizione parassitaria femminile. Ne ho sentita io una che chiedeva a una donna di cinquant’anni: 'Perché lei non può cercarsi un lavoro, invece di chiedere l’assegno di mantenimento?'".

Ma sono avanguardie. Le categorie ontologicamente massacrate nei tribunali restano sempre i datori di lavoro, i padroni di casa e i mariti. "In Francia e in Germania le donne non si sognano di chiedere un assegno di mantenimento, hanno un altro concetto della dignità personale" osserva Pietro Calabrò, giudice e per dieci anni presidente della sezione Famiglia del Tribunale di Monza. Davanti a lui ha sfilato tutta la ricca Brianza che voleva divorziare, a cominciare da Iva Zanicchi che lasciò il suo primo marito da gran dama, staccando lei un cospicuo assegno. Spiega la penalista Caterina Malavenda: "Il criterio che parametra l’importo della liquidazione al tenore di vita antecedente è stato introdotto dalla Cassazione nel 2004, perché i tribunali emettevano sentenze non omogenee". Ma questa formula ha le sue falle. Se funziona quando il coniuge che deve pagare l’assegno è ricchissimo, non così quando ha un reddito medio-alto.

L’aggressività delle donne, spesso lasciate per compagne più giovani, è crescente. Anna Maria Bernardini de Pace, che ha seguito i grandi divorzi italiani, le chiama "tosatrici": "In Italia, per fortuna, non è possibile diventare vere e proprie 'tosatrici', perché non c’è il diritto a ottenere metà del patrimonio come succede nel mondo anglosassone. Non a caso, spesso le 'furbette', prima di avviare la causa di separazione prendono la residenza in Inghilterra".

Poveri uomini. Non hanno ancora capito che divorziare è una sciccheria, come spiega l’avvocato Mauro Grego: "Oggi le mogli riescono a risalire a tutto, conti all’estero, soldi spariti, denunce dei redditi inesatte. Gli avvocati sono in grado di svelare ogni manovra elusiva, basta solo il Telepass che testimoni i troppi viaggi in Svizzera, per far arrivare un marito a più miti consigli".

Se la finanza lavorasse come i matrimonialisti l’evasione fiscale precipiterebbe. E così una giovane seconda moglie, quando ha capito che il matrimonio non funzionava, ha saputo organizzarsi. Sei mesi prima di andare dall’avvocato ha iniziato a fotocopiare tutte le carte del marito e si è presentata con un dossier degno della Stasi. L’effetto è stato: un robusto assegno per lei e una revisione dei patti anche per la prima moglie, involontariamente beneficata. Da anni Bernardini de Pace stende accordi prematrimoniali. "Non sono come i pre-nup americani, dove se io ti tradisco devo darti un tot e viene stabilito quanti rapporti sessuali dobbiamo avere a settimana, perché nel nostro diritto matrimoniale sarebbero nulli. Tuttavia ormai prima del matrimonio si mette per iscritto un programma di gestione. Con quantificazione del fondo patrimoniale, decisioni sui risparmi e sull’indennizzo dato alla moglie se si decide che lei rinuncerà al lavoro per seguire i figli".

Giulia Bongiorno, tra le più note penaliste italiane, fa notare che "quando una coppia entra in crisi, spesso uno dei due coniugi ricorre al penalista per evitare che l’altro avanzi richieste spropositate, per denunciare eventuali maltrattamenti o illeciti, come l’occultamento del patrimonio. Fondamentale in questi casi è la correttezza dell’avvocato". Anche perché tanti mariti sembrano come i personaggi da cinepanettone di Vanzina: "Ma come, sei stata a dieta tutta la vita e ora vuoi gli alimenti?" dice Christian De Sica coniuge fedifrago alla moglie che gli chiede il divorzio.

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