Facebook, Twitter, Instagram: i teen-ager li vedono così
Tanja Scherm @Flickr
Tecnologia

Facebook, Twitter, Instagram: i teen-ager li vedono così

Perché i social network non sono tutti uguali: l’analisi, accuratissima, di uno studente americano di 19 anni

C’è chi li considera tutti uguali, chi pensa sia impossibile seguirli tutti, chi è convinto che alla fine - proprio come per gli highlander - ne resterà soltanto uno.

Eppure, se si analizzano i comportamenti di chi sul Web si è costruito una seconda casa - ad esempio i teen ager - si scopre che il mondo dei social network è ben più articolato e complesso di quello che potrebbe sembrare. E che gli ormai innumerevoli servizi nati sotto il segno di Facebook sono percepiti in modo piuttosto differente, un po’ come i locali che abbiamo imparato a conoscere nelle nostre città. Quel che cambia non è solo l’insegna, ma anche l’arredo, il servizio al tavolo e soprattutto la clientela.

Andrew Watts, uno studente americano di 19 anni appassionato di Web e nuove tecnologie, ha provato a raccontare la sua personalissima esperienza sui principali social network, da Facebook a Twitter, da Instagram a Snapchat, da Tumblr a Linkedin. Ne è uscito uno spaccato davvero singolare, e a suo modo illuminante, sull’attuale panorama “sociale” visto dagli occhi di un adolescente [Scorri Avanti per continuare].

Facebook

"Facebook per noi è morto. Lo consideravamo cool quando eravamo alle scuole medie, ma ora ci sembra un po’ come una di quelle imbarazzanti cene in famiglia alle quali non possiamo dire di no". Il giudizio, impietoso, di Andrew Watts sembra dare ragione a quanti scommettono su un esodo di massa dei giovani dal più popolare dei social network. Tuttavia, precisa il giovane studente americano, c’è ancora più di una buona ragione per rimanere sulla piattaforma creata da Mark Zuckerberg. Ad esempio i Gruppi. "Molti dei miei compagni di classe vanno su Facebook solo per controllare i Gruppi di cui fanno parte, quindi su disconnettono. Sui Gruppi è più facile vedere le nuove informazioni pubblicate senza dover passare attraverso tonnellate di post e pubblicità che non interessano a nessuno". Anche Messenger rimane piuttosto popolare fra gli under-20. Per un motivo abbastanza semplice: "ti consente di parlare con tutte quelle persone alle quali non chiederesti mai il numero di telefono ma cui puoi comunque inviare una più comoda richiesta di amicizia".

Instagram

Instagram è di gran lunga il social network più utilizzato dagli adolescenti, sentenzia senza alcun dubbio Andrew Watts. Come dire che Facebook avrà pure il primato degli iscritti, ma quando si tratta di pubblicare contenuti nulla è meglio di Instagram. Il motivo è presto detto. Primo: Si può commentare e cliccare Mi piace su qualsiasi post senza paura di finire nel newsfeed di qualche altro utente. Secondo: i contenuti che appaiono su Instagram sono solitamente di qualità superiore. “La gente spende del tempo per modificare le proprie foto con i filtri, utilizza diverse impostazioni di luminosità e contrasto, cerca di rendere le immagini migliori”, puntualizza il giovane studente americano. Terzo: non è necessario controllare costantemente Instagram per essere certi di non essere stati taggati in foto brutte o compromettenti. Quarto: non ci sono link. Il che significa non essere costantemente ricoperti da liste alla Buzzfeed del tipo 28 cose ingegnose per il tuo cane delle quali non pensavi di avere bisogno. Last but not least: Instagram non è stato contaminato dalle vecchie generazioni (non tutti hanno un Instagram), il che significa che è "alla moda" e "cool" per il pubblico più giovane.

Twitter

Non è compreso da tutti, ed è forse per questo che viene utilizzato dagli adolescenti in due modi diversi: c’è chi ne ha fatto quasi una religione e chi invece si limita a leggere i cinguettii e ritwittare. “Twitter è un posto per seguire ed essere seguiti da gruppi di sconosciuti casuali, pur mantenendo la propria identità”. Positivo il fatto di poter facilmente ritrovare i propri tweet, negativo il fatto di non potere essere totalmente se stessi, soprattutto se stai cercando un lavoro. Quasi obbligato il suggerimento per tutti coloro che intendono utilizzare Twitter come fosse Facebook: registratevi pensando che il vostro datore di lavoro un giorno possa vedere tutto quello che avete scritto.

Snapchat

È il fenomeno emergente fra gli under 20, soprattutto dopo l’avvento della funzione Snapchat Stories, che permette di condividere la propria giornata con gli amici, collegando foto e video insieme in "storie" in cui ogni scatto dura per 24 ore. Le differenze con gli altri social network e in particolare con Facebook sono evidenti, spiega Andrew Watts: “Su Facebook pubblichi solo le foto carine e curate scattate alla festa (meglio se eviti l’alcol), su Snapchat pubblichi le foto reali, prima, dopo e durante il party, senza preoccuparti delle possibili conseguenze per la tua identità sociale”. Rispetto al resto del social-sfera, insomma, Snapchat, non mette pressione. “Se non ottengo alcun Like sulla foto che ho pubblicato su Instagram o Facebook è probabile che la elimini nel giro di 15 minuti. Snapchat non è così, si concentra sulla creazione della storia di un giorno della tua vita, non su una selezione filtrata e modificata dei fatti salienti”.

Tumblr

A differenza di Twitter qui svanisce il concetto di identità sociale. “Tumblr è come una società segreta alla quale tutti aderiscono ma nessuno ne parla, il posto in cui essere se stessi con persone che hanno interessi simili”. Per questo motivo è spesso visto come un porto franco del giudizio, nel quale la mancanza di identità porta gli iscritti a essere davvero quello che sono. “Gli unici URL Tumblr che conosco nella vita reale - sottolinea Andrew Watts - sono i miei amici e viceversa”.

Yik Yak

Dalle nostre parti è pressoché sconosciuto, ma negli Stati Uniti - a quanto pare - è un piccolo fenomeno, soprattutto fra i giovanissimi. Non a caso lo slogan scelto dalla società per pubblicizzarsi su Internet è “Tutti sono su Yik Yak prima che inizi la lezione”. Il motivo di tanto seguito sta soprattutto nell’essenzialità e nella capacità di mantenere l’anonimato degli iscritti. “Yik Yak si concentra esclusivamente sul contenuto dei post, non ci sono follower, profili, niente. Tutto ciò che è divertente o rilevante sta in alto, il resto va in fondo, a prescindere dal fatto che chi scrive sia Kanye West o qualche ragazzino a caso che in classe non parla mai”. Il punto critico dell’applicazione sta forse nel suo raggio d’azione (le prime 10 miglia intorno all’utente): “Fuori dalla scuola o in aree con pochi iscritti Yik Yak diventa praticamente inutilizzabile”, fa notare Watts.

Gli altri social network

Non mancano, nell’analisi stilata da Andrew Watts, LinkedIn, Pinterest e tutti gli altri social network destinati a un’utenza più agée. “Su LinkedIn dobbiamo esserci”, spiega il giovane, “quindi ci siamo, anche se molti di noi aspettano di arrivare al college per iscriversi”. Pinterest viene invece visto come un media adatto soprattutto a un pubblico femminile, agli hipster, a chi ha gusti particolarmente ricercati o a quanti vestono pantaloni a vita bassa. Fra le applicazioni destinate alla messaggistica fa notizia soprattutto GroupMe, dipinta come l'applicazione più utilizzato nei college per le chat di gruppo. "Il supporto multipiattaforma (funziona su iPhone, Android, telefonini Windows), la compatibilità con le GIF, la possibilità di effettuare Like sugli altri messaggi, ma anche cose più banali come la possibilità di cambiare il proprio nome fra le chat, fanno di questo servizio qualcosa di utile e piacevole". Singolare il caso di WhatsApp. Al contrario di quanto avviene dalle nostre parti (dove l’applicazione ha praticamente soppiantato tutte le piattaforme di messaggistica) negli Stati Uniti si scarica soprattutto quando si va all'estero, giusto il tempo di utilizzarlo per il roaming prima di tornare a iMessage e Facebook Messenger.

Fonte: Medium


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Roberto Catania

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