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The Guardian Project
Tecnologia

Come funziona Haven, l’app salva-privacy di Edward Snowden

Serve come antifurto del telefonino Android quando non lo abbiamo sottocchio: scatta foto e registra audio se avviene una manomissione

Edward Snowden, il ragazzo che nel 2013 ha dato il via allo scandalo Datagate ha sviluppato un’app. In realtà lo ha fatto con la Freedom of the Press Foundation il The Guardian Project, organizzazioni di cui fa parte e che comprendono un insieme di tecnici e progettisti uniti dallo scopo comune della protezione della privacy nell’era digitale.

Di cosa si tratta

  • Nome: Haven: Keep Watch
  • Compatibilità: Android 4.1 o successivi
  • Costo: gratis
  • Sviluppatore: The Guardian Project
  • Link: Play Store

Come funziona

Nella pratica, Haven è un’app che funge da vero e proprio antifurto in tante situazioni. Fa uso della fotocamera del telefono ma pure del microfono, dell’accelerometro e del sensore di luminosità, per accorgersi se qualcuno di questi parametri viene attivato quando non dovrebbe, cioè in situazioni di calma e di stato di allerta.

Facciamo un esempio: lasciamo lo smartphone sulla scrivania dell’ufficio in pausa pranzo, giusto per staccare una mezz’oretta dal tam-tam iper-connesso. Lo mettiamo in stand-by e accendiamo Haven per rilevare ogni tentativo di manomissione possibile a bordo.

Del tipo? Se il sensore di movimento rileva che qualcuno sta spostando il cellulare, l’applicazione scatta una foto con la camera frontale, registra un clip audio e invia tutto a un account Signal, altro client amato dagli attivisti per la sua forma di crittografia dei messaggi, oppure tramite un link Tor non tracciabile.

Come una webcam

La stessa azione può accadere se si è convinti che nell’ufficio con la luce spenta (ma vale anche in casa), non dovrebbe entrare nessuno e invece magari la propria riservatezza professionale viene violata quando non siamo a lavoro. In questo caso il dispositivo si pone come vera e propria webcam di sicurezza, anzi anche di più.

Foto e contenuti multimediali

Alcuni smartphone integrano già la possibilità di nascondere foto e video in cartelle private, non accessibili se non tramite password. Sembra un paradosso: sul proprio telefonino bisogna proteggere gli scatti e i filmati di proprietà perché c’è il rischio che qualcun altro li sbirci in nostra assenza. Purtroppo è così e dunque la buona pratica di rendere invisibili tali contenuti non è per nulla eccessiva. Farlo all’interno di un ecosistema di protezione come quello di Haven ha i suoi vantaggi.

Anche nel caso di trasferimento, spostamento o cancellazione di foto e video, sarebbe utile che l’app avertisse il legittimo possessore. Forse un aggiornamento a cui si arriverà in seguito, quando Haven uscirà dalla fase di Beta in cui si trova. 

Siamo tutti in pericolo

The Guardian Project ha spiegato che i destinatari dell’app sono i giornalisti investigativi, i difensori dei diritti umani e le persone a rischio di incolumità per quello che sanno però è evidente che nella società moderna tutti siamo portatori di informazioni sotto forma di bit che possono rappresentare un valore per qualcun altro, che si tratti di un collega invidioso o di un ex fidanzato.

Mettere al sicuro ciò che il telefonino contiene non è più solo un consiglio ma una reale necessità.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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