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Tecnologia

Ristoranti, una app dice dove trovare il proprio piatto preferito

Con MyCIA si possono cercare i locali che servono una precisa specialità nei dintorni della propria posizione

Quella che segue è una storia vera. Immaginatevi di esservi trasferiti in una nuova città, per esempio Milano. Di aver sentito parlare allo sfinimento di un piatto specifico, l’ossobuco con la polenta. E, incuriositi per l’entusiasmo che raccoglie, aver deciso di dargli una possibilità. Trovate una trattoria molto carina, di quelle con le tovaglie a quadrettoni e un senso di rustico che fa subito casa, entrate senza nemmeno dare un’occhiata al menu esposto fuori. «Tanto sarà come andare in una pizzeria a Napoli e ordinare una margherita» vi dite carichi di speranzosa ingenuità. Ovviamente, avete torto. Ci sono il risotto, la cotoletta, la cassoeula (grazie Google, nessuna idea di come si scrivesse correttamente), persino la trippa, ma del vostro desiderio nessuna traccia. Nemmeno tentando l’azzardo di un fuori menu.

L’aiutino hi-tech

Al solito, per evitare che la cosa possa succedere di nuovo, si può chiedere soccorso alla tecnologia. La preistoria era telefonare al ristorante per prenotarlo, il presente è che si può fare tutto con una app come TheFork è simili. Siamo esseri pensanti, soprattutto pigri, abbiamo imparato a evolverci. Ma su quelle piattaforme la ripartizione è di norma per generi, per tipo di cucina – pizza, sushi e dintorni – non tanto specifica da scendere nei dettagli per piatto. Salvo dare un’occhiata alle proposte, però non complete, del singolo locale. A ovviare il problema ha provveduto MyCIA, una nuova app che parte dal luogo in cui siamo e ci suggerisce dove potremmo andare a pranzare o cenare fuori, ma in base all’antipasto, al primo, al secondo e così via dei nostri appetiti. Assecondando il capriccio di una sera, una voglia solleticata da qualcosa che abbiamo visto in tv o letto in un libro, un ricordo.

Un ottimo inizio

MyCIA è da poco disponibile, dunque ha tutti i margini e il tempo per crescere. Non solo nel concetto, quanto nella vastità e ricchezza di proposte. Per essere in una fase embrionale, sembra funzionare molto bene. Su Android, per esempio, ha il massimo dei voti nelle recensioni e ha raccolto giudizi entusiastici da parte chi l’ha provata. Perché, in verità, l’abbiamo un po’ banalizzata. Dietro cova un’ambizione ancora più grande, oltre ad appoggiare le nostre tentazioni gastronomiche del momento. Subito dopo averla scaricata, ci invita infatti a compilare una carta d’identità alimentare, un semplice form in cui rispondere a una serie di quesiti, in cui inserire le pietanze che non ci piacciono, gli ingredienti a cui siamo allergici, più intolleranze varie.

Un concierge del gusto

Si può procedere anche senza registrazione, con una ricerca secca, ma inserendo quegli elementi è come impostare in automatico una serie di filtri che tengono conto se siamo celiaci, vegani o crudisti, se siamo allergici al pepe o non tolleriamo i latticini. Il tutto in maniera completamente gratuita. «Sono sempre di più gli italiani che ogni giorno mangiano fuori casa con un occhio ben attento alla qualità dei cibi che consumano» spiega Pietro Ruffoni, che ha sviluppato l’applicazione. «Siamo diventati giustamente più esigenti e non soltanto quando si tratta di specifiche esigenze alimentari imposte da necessità cogenti come l’intolleranza al glutine, ma anche quando siamo pazzi di un piatto e vogliamo mangiarlo perché magari a casa è troppo impegnativo da preparare o perché lo vogliamo condividere con gli amici. MyCIA è quindi prima di tutto uno strumento facilitatore che pensiamo possa far parte del nostro quotidiano come un concierge tecnologico. Oggi, se voglio mangiare a Venezia una specialità romana come la cacio e pepe, con MyCIA si può realizzare il proprio desiderio con tre tap sul cellulare». E lo stesso, che diamine, per un ossobuco con la polenta a Milano.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell’attualità. Oltre che su Panorama e Panorama.it scrivo su Icon e Flair. Negli ultimi anni ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Moda 24 e Casa 24 del Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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