Lo stop a Silk Road 2.0 non fermerà la vendita di droga online
Johan Viirok, Flickr
Tecnologia

Lo stop a Silk Road 2.0 non fermerà la vendita di droga online

Un esperto informatico avvisa: “Ci sono già centinaia di cloni in rete ma nessuno se ne occupa”. L'Italia però ha un piano sicurezza

Per capire quanto possa davvero valere il mercato del dark web basta leggere gli ultimi dati diffusi dall’Economist. Secondo la testata, singolarmente Silk Road 2.0, il portale “parallelo” più famoso del sottobosco della rete, guadagnava almeno il triplo della sua versione precedente, chiusa nell’ottobre del 2013. Si trattava chiaramente di un grosso affare per tutti; in primis chi acquistava, certo di mantenere l’anonimato, poi chi vendeva che, grazie a piccole ma frequenti percentuali, riusciva a portarsi a casa un bel gruzzoletto, evitando di commercializzare merce illegale fuori dalla porta.

Il comportamento dei nuovi criminali è lo stesso dei più anziani predecessori. Dopo che la polizia ha arrestato il 26enne Blake Benthall, presunto fautore della seconda versione di Silk Road, è stato scoperto che dei suoi 270.000 dollari (al cambio dei Bitcoin guadagnati), almeno 71.000 erano stati usati per prenotare una Tesla Model S, l’auto elettrica di super lusso in vendita dallo scorso dicembre a 125.000 dollari (anche in Bitcoin). Cambiano i modelli ma non le aspirazioni: boss narcotizzati a bordo di super sportive.

La vendita online

Nonostante la chiusura di Silk Road 2.0 abbia fatto gridare al miracolo investigativo, in realtà c’è ben poco da essere felici. Secondo la denuncia penale a carico di Benthall, il sito che gestiva poteva guadagnare fino a 8 milioni di dollari al mese grazie agli oltre 150.000 utenti, con commissioni pari a circa 300.000 dollari mensili. Cifre importanti, anche troppo per poterla fare franca. Il problema è che, soprattutto quando si parla di commercio illegale online, il gioco vale la candela, una candela molto grossa.

Secondo TheGrugq, uno specialista di sicurezza informatica, tante e diverse organizzazioni criminali sono coinvolte nel mercato della vendita di droga online. L'esperto ha spiegato: “Quello che vedo è che un sacco di ragazzini, evidentemente non geni informatici, sono disposti a rischiare per realizzare un loro sito di commercio illegale, spesso con la collaborazione di un terzo sviluppatore ignaro (basta dire che si vuole diventare il prossimo Ebay ndr.). È un gioco che va avanti dalla prima transazione effettuata online, non a caso un manciata di marjuana”.

I numeri dicono che ogni giorno nasce un nuovo sito “cipolla” (in inglese onion, ovvero capace di nascondere le provenienze degli utenti) in grado di vendere qualcosa di illegale in rete, droga compresa. Se Silk Road 2.0 aveva 150.000 clienti è facile che molti di loro si spostino sul primo sito pseudo-affidabile che trovino nelle loro ricerche digitali; migliaia di ragazzini vorrebbero costruire proprio quel sito. “Ci sono dozzine di portali del genere online, alcuni sono privati, posti in cui si entra solo per invito. Lì è possibile comprare abbastanza LSD per mettere in piedi un intero festival. Chili di MDMA possono arrivare a casa il giorno successivo all’ordine. Il mercato è in crescita e la gente vuole acquistare online”.

L'Italia in prima linea

Chi può fermare un movimento del genere? Con tutta probabilità nessuno, nemmeno l’FBI. La rete è fatta per essere scandagliata ma anche per accogliere tutti e fin quando ci saranno persone disposte a comprare droga online, ce ne saranno altrettante pronte a rischiare l’ergastolo, pur di comprarsi una Tesla. 

Dove non può arrivare la polizia può avere un ruolo fondamentale la prevenzione. Proprio in Italia è partito un piano di prevenzione e monitoraggio per i giovani che acquistano sostanze online. Proprio in occasione delle giornate svolte qualche settimana fa a Roma e organizzate da Great Network, una rete internazionale di medici specializzati nella medicina d’Emergenza-Urgenza, Patriza De Rose, responsabile del Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio, ha ricordato come il governo "abbia portato il tema della devastante immissione di sostanze psicoattive in rete al semestre europeo di presidenza italiana".

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