Se la mucca è felice la robiola è più buona
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Se la mucca è felice la robiola è più buona

Fattorie Osella, Gruppo Mondelez, prima in Italia a varare un protocollo per il benessere animale

“Se una mucca è davvero felice il latte è più buono e abbondante”. Ci si aspetterebbe una frase così da Dario Osella, 85enne fondatore (nel 1952) delle Fattorie Osella del cuneese da cui esce la robiola leader sul mercato. E invece, a pronunciarla sono i top manager della Mondelez International, la società che un tempo si chiamava Kraft e che oltre a detenere il 51 per cento di Osella e ha in portafoglio anche prodotti come Philadelphia e Sottilette.

Fattorie Osella è infatti la prima azienda casearia in Italia ad aver sviluppato e messo in atto  un disciplinare per il benessere animale, eliminando dagli allevamenti qualsiasi elemento che possa nuocere fisicamente o psicologicamente alle vacche Osella. In tutto sono circa 4mila suddivise per 38 allevatori, tutti piemontesi, a chilometro zero e fornitori esclusivi dell’azienda sette giorni su sette.

Il percorso, durato un anno, è stato portato avanti in collaborazione con l’istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, e con l’associazione internazionale Ciwf (Compassion in world farming). Un “primo passo” che adesso viene portato all’attenzione di distributori e consumatori, perché dietro alla mucca felice ci sono precise ragioni di business.
“La nostra strategia si inserisce a pieno titolo nell’ampia strategia di sostenibilità dell’azienda” spiega Paolo Amadori, business manager Fattorie Osella “Siamo infatti fermamente convinti che un benessere elevato in grado di garantire agli animali buona salute e libertà da sofferenze si traduca in maggiore salubrità e sicurezza del latte prodotto, che risulterà anche più abbondante”.

La strategia cui allude Amadori già ha portato a sviluppare un packaging riciclabile, a une produzione con zero rifiuti e 4 certificazioni, alla restituzione ai ruscelli dell’acqua non utilizzata, all’utilizzo di energia da fonte rinnovabile e alla tracciabilità del latte e del fieno, e quello del benessere animale è dunque un ultimo tassello per andare incontro a un consumatore che cambia, inserendosi in nuovi segmenti di mercato e riportando al centro la produzione nel rispetto di ambiente e natura.

“Ormai il benessere e la sostenibilità sono i pilastri perseguiti dal gruppo, ma localmente spesso ci si chiede: come si può fare?” afferma Massimo Estrinelli, managing director Italia e Grecia della divisione meals di Mondelez. “Ecco, Osella è la dimostrazione che si può agire creando valore su tutta la filiera”.

In realtà, Fattorie Osella è un’azienda che per carattere e tipologia non ha mai abdicato al concetto di sostenibilità e qualità, tenendo fermo il timone su quello che oggi viene chiamato “consumatore evoluto” vale a dire informato sulla nutrizione, sulla provenienza e sulla qualità dei prodotti.  Mondelez è un colosso mondiale da circa 30 miliardi di dollari (comprese Sottilette, Philadelphia e Osella) di fatturato, di cui 900 in Italia, e per non perdere volumi di vendita deve, come tutte le multinazionali, riuscire a intercettare tale consumatore.

“Oggi il cliente va ascoltato e inseguito segmento per segmento. E la linea “Senza Lattosio” è stata un esempio di questa strategia” continua Estrinelli “Siamo stati i primi a puntarci, rispondendo a un bisogno del mercato, e oggi siamo leader con una quota del 26 per cento (dato Nielsen). Il nostro obiettivo è sempre lavorare sulla marca, sulla sua forza, ma intercettando nuovi bisogni e sensibilità”.
In cinque anni i volumi delle Fattorie Osella sono cresciuti del 50 per cento e la notorietà di marca è pari all’83 per cento. Il fatturato viaggia sui 57 milioni e comprende anche robiole aromatizzate e senza lattosio, stracchino e ricotte, tomini, muffettati e formaggi “Linea” a basso contenuto di grassi. Robiola Osella vale il 60 per cento del mercato delle robiole in Italia, ma resta comunque da potenziare l’export che oggi è limitato a un 2/3 per cento.

Vendere di più all’estero sarà uno dei prossimi obiettivi.  Ma nell’attesa, le mucche Osella già si rilassano secondo protocollo: sala parto separata dalla stalla, sala infermeria, acqua a volontà, spazio per muoversi e contatto visivo tra e con i vitellini. Si chiama “rispetto delle 5 libertà” (dalla paura e dal disagio, dolore e malattia, dai bisogni essenziali insoddisfatti e da forzature nel comportamento), che permettono all’animale di vivere secondo la sua natura più vera. Racconta in proposito un allevatore: “Ci siamo accorti applicando il protocollo che un fascio di luce riflessa infastidiva e spaventava le vacche dirette alla mungitura. Certamente non abbiamo messo loro gli occhiali da sole, ma un rimedio lo abbiamo trovato”. La mucca, il latte, Fattorie Osella e i consumatori ringraziano.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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