Roma Jazz Festival 2016: tutti i concerti in programma
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Roma Jazz Festival 2016: tutti i concerti in programma

Al via la quarantesima edizione della kermesse tra Auditorium e Casa del Jazz

Grande attesa per i duetti Mehldau-Redman e Jordan-Cobham

"Perdere il passato significa perdere il futuro", ammonisce il grande architetto cinese Wang Shu. Per questo il Roma Jazz Festival, che quest'anno taglia il ragguardevole traguardo dei 40 anni, ripercorrerà dal 6 al 23 novembre i temi che hanno segnato la storia del festival e che, edizione dopo edizione, hanno dimostrato l’importanza del jazz nella cultura del ‘900: il rapporto con il cinema e la video-arte, l’arte pittorica, la letteratura, l’economia, le orchestre e i giovani talenti.

La kermesse, prodotta da IMF Foundation e Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo – Casa del Jazz e Jando Music, prevede 16 concerti(di cui 2 rivolti ai bambini) tra Auditorium - Parco della Musica e Casa del Jazz che offriranno un ampio spaccato delle numerose declinazioni del jazz, con prezzi dei biglietti "calmierati" dai 10 ai 30 euro, in modo da accostare il maggior numero di persone a una musica viva, mutante e sempre ricettiva agli stimoli provenienti dalla società.

Non mancherà la sezione Arte che proporrà "Roma Jazz Festival: Una storia lunga 40anni", una mostra che attraverso manifesti, programmi di sala e fotografie dei migliori professionisti italiani, racconterà la storia del festival dalla sua nascita, nel lontano 1976, fino ad oggi.

La manifestazione, con la direzione artistica di Mario Ciampà, prende il via domenica 6 novembre con il concerto del trio romano Radical Gipsy alle ore 11 alla Casa del Jazz e con il "GiocaJazz", alla stessa ora, nella Sala Petrassi dell'Auditorium.

Vediamo nel dettaglio il ricco programma del Roma Jazz Festival. [Cliccare su Avanti]

Joshua Redman e Brad Mehldau (8/11 Sala Sinopoli ore 21)

Joshua Redman e Brad Mehldau non sono solo due maestri del jazz contemporaneo, ma anche due amici di vecchia data. Suonano insieme fin dai primi anni Novanta, quando Redman era un giovane leone del sax in piena ascesa e Mehldau un sideman nel suo quartetto. Da allora, ne hanno fatta di strada: oggi, Redman è un solista maturo e un leader autorevole, mentre Mehldau è il pianista più influente della sua generazione, capace di spaziare nel jazz e oltre, fino al rock e all'elettronica. Questo concerto fornisce la rara opportunità di ascoltarli nel formato intimo e concentrato del duo.

Jacob Collier (09/11 Sala Petrassi ore 21)

Jacob Collier ha ventun anni e gente come Quincy Jones, Herbie Hancock e Pat Metheny l'ha definito “un genio”. Pratica una quantità di strumenti: dal pianoforte al contrabbasso, dalla batteria alla fisarmonica alle percussioni, e in più canta e fa beatboxing. Suona di tutto: gli standard, Michael Jackson, Stevie Wonder, il jazz, il soul. Ma soprattutto Jacob Collier è forse il primo di una nuova generazione di musicisti, arrivati al successo non attraverso i canali tradizionali, ma sfruttando le nuove tecnologie. Primo fra tutti YouTube, dove dal 2011 anni ha cominciato a caricare video musicali, di qualità professionale, interamente realizzati in casa, da solo, nella sua camera. Il primo disco, il sorprendente “In My Room”, è arrivato solo nel 2016.

“Junun” feat Shye Ben Tzur, Jonny Greenwood & The Rajasthan Express (11/11 Sala Sinopoli ore 21)

Scrittore e musicista talentuoso, Shye Ben Tzur ha attirato su di sé attenzioni a livello internazionale e che hanno travalicato i confini della cerchia di interessati alla musica indiana e al qawwali. ‘Junun’, il suo ultimo disco, è uscito lo scorso novembre per l’etichetta Nonesuch Records e oltre che avvalersi della collaborazione della Rajasthan Express come band di supporto, vede la collaborazione di due giganti della musica rock britannica, Jonny Greenwood e il produttore Nigel Godrich. Il making del disco è stato oggetto di un documentario girato da Paul Thomas Anderson e premiato al new York Film Festival. Un bellissimo concerto che può piacere anche a chi non è solito ascoltare sonorità diverse dal rock’n’roll oppure dalla musica jazz e che anzi può essere l’occasione per riconoscere in queste sonorità evocative quelli che possono essere dei tratti della musica africana oppure della musica mediterranea in una sorta di continuum geografico-musicale.

Richard Galliano (12/11 Sala Sinopoli ore 21)

Richard Galliano è uno specialista nell'unire mondi lontanissimi. Ha preso la fisarmonica, strumento di rara frequentazione jazzistica, relegato perlopiù nel campo della musica popolare, e le ha fatto suonare praticamente di tutto: dalla musette francese al jazz, dal tango (suona anche il bandoneon) alla musica classica, dalle colonne sonore di Nino Rota alla world music. “30th Anniversary New Musette Quartet” vuol essere una celebrazione della sua carriera, con una carrellata su tutte le esperienze che l'hanno segnata in questi trent'anni. La storia di un musicista che ha infuso nel jazz una calda anima mediterranea.

GiocaJazz (13/11 Sala Petrassi ore 11)

Nel regno animale il formicaio o un alveare di api è una struttura sociale e relazionale, dove tutti gli elementi che compongono l’insieme contribuiscono al bene comune; l’Orchestra è l’equivalente umano di una struttura di questo tipo. Nell’ Orchestra non regna l’individualismo e l’unico scopo perseguito è il raggiungimento di un risultato musicale ottimale.
In questi due incontri di GiocaJazz analizzeremo alcuni brani musicali, esploreremo le sonorità ed i timbri degli strumenti più usati nel Jazz e il loro utilizzo nel tessuto orchestrale e compositivo e lo faremo con una vera Orchestra!
Inoltre, daremo spazio a tutti quei bambini più orientati verso la musica che vorranno giocare con noi e suonare con l’Orchestra durante il concerto di Natale GiocaJazz Christmas del prossimo 18 dicembre!
GiocaJazz è un progetto per tutti, dove la musica è raccontata, vissuta e spiegata ai bambini dai 4 ai 12 anni.

Crazy Stompin’ Club (13/11 Casa del Jazz ore 11)


Oggi si fa fatica a immaginarselo, perché il jazz è percepito dai più come una musica colta, persino un po’ snob: roba da intellettuali. Ma c’è stato un periodo in cui il jazz era fatto soprattutto per ballare. Un periodo abbastanza lungo, che va dai primi del Novecento alla Seconda guerra mondiale, e che ebbe il suo apice nella Swing Era, quei dieci anni – dalla metà degli anni Trenta alla fine della guerra – in cui i giovani americani impazzivano per le orchestre Benny Goodman, Artie Shaw, Count Basie, Cab Calloway, Fletcher Henderson e Glenn Miller. I Crazy Stompin’ Club nascono con lo scopo di ricreare quelle atmosfere e far divertire il pubblico a suono di charleston, lindy hop e jitterburg.

John Scofield (13/11Sala Sinopoli ore 21)

Ci sono artisti facili da classificare e altri che invece sfuggono a qualunque definizione. John Scofield fa parte di questi ultimi. Nei suoi oltre quarant'anni di carriera, ha attraversato tutti i territori possibili e immaginabili: hardbop, blues, funk, jazz acustico, jazz elettrico, elettronica. Nel frattempo, ha rivoluzionato l'intera concezione della chitarra elettrica. Il suo ultimo progetto, “Country For Old Men”, aggiunge un'altra tessera al mosaico: il country. Una musica all'apparenza lontanissima dal jazz, ma Scofield riesce a darne una geniale rilettura, interpretando alcuni classici del genere.

Erri De Luca & Stefano di Battista Quartet (14/11 Sala Petrassi ore 21)

Erri De Luca è una delle ultime incarnazioni di una figura che ha segnato la cultura del Novecento e che oggi sembra irrimediabilmente estinta: quella dell'intellettuale. Ossia, un artista che non limita il proprio campo d'azione alla pagina scritta, ma lo allarga alla società che lo circonda, cercando di incidervi un segno. Allo stesso tempo, De Luca è nato a Napoli («stonato», specifica lui) e la musica fa parte del suo DNA. Per far venire fuori questa passione segreta, ci voleva un musicista come Stefano Di Battista: un jazzista che non si è mai limitato al jazz, ma ha sempre guardato con curiosità in tutte le direzioni, anche le più inaspettate (lo provano le sue numerose partecipazioni al Festival di Sanremo). Insieme, De Luca e Di Battista hanno prodotto “La musica provata”, uscito presso Feltrinelli come libro, DVD e CD. Riflessioni, canzoni, musiche, poi diventate uno spettacolo teatrale a tutto tondo.

Alain Bédard Auguste Quartet (14/11 Casa del Jazz ore 21)

Alain Bédard e il suo quartet “Auguste” sono attivi nella scena jazz da più di 20 anni. Bédard inizia la sua carriera professionale durante gli anni ’80, prendendo parte a diverse formazioni del Quebec dell’epoca. Ha collaborato con una grande varietà di gruppi jazz del Quebec, e artisti internazionali, tra cui Donny McCaslin, Stéphane Belmondo, Julien Loureau, Ted Nash. A una già prolifica carriera, Bédard aggiunge il suo quartetetto “Auguste”, con cui suona in tour in tutti i continenti, raggiungendo anche il Lincoln Center di New York. Ha pubblicato 5 album. Il recente “Circum Continuum” (2015) celebra il 20esimo anno dalla creazione del quartet.

Enrico Rava, Giovanni Guidi, Matthew Herbert (15/11 Sala Petrassi ore 21)

Matthew Herbert ha quarantaquattro anni ed è uno dei guru della musica elettronica. Giovanni Guidi ne ha trentuno ed è uno dei migliori pianisti jazz italiani delle ultime generazioni. Enrico Rava ne ha settantasette ed è considerato il decano del nostro jazz. Che cosa può derivare dall'incontro di queste tre personalità, apparentemente agli antipodi l'una rispetto all'altra? Quello che ci si dovrebbe aspettare sempre da un concerto: una gran bella sorpresa, in cui le improvvisazioni jazz di Rava e Guidi verrano filtrate e trasfigurate dalle alchimie elettroniche di Herbert.

Stanley Jordan e Billy Cobham (18/11 Sala Sinopoli ore 21)

Dire Stanley Jordan e Billy Cobham significa nominare due leggende della fusion (e anche del jazz, senza ulteriori specificazioni). Stanley Jordan ha rivoluzionato la tecnica della chitarra elettrica facendo leva sulla sua precedente esperienza come pianista: ha così creato il “touch” (o “tapping”), grazie al quale la chitarra viene suonata come fosse un pianoforte. Billy Cobham ha prestato la sua batteria a una miriade di registrazioni storiche, realizzate da maestri come Miles Davis, John McLaughlin (storia la sua collaborazione nella Mahavishnu Orchestra), Carlos Santana, George Benson, Stanley Clarke, per non parlare dei suoi tanti dischi da leader. Due artisti che, insieme, fanno faville e promettono un concerto ad alto tasso di spettacolarità.

Fabrizio Consoli (19/11 Casa del Jazz ore 21)

Fabrizio Consoli, dopo gli studi di contrabbasso, negli anni ottanta è session man al fianco di diversi artisti di primo piano della scena musicale italiana, quali Eugenio Finardi, Alice, Cristiano De Andrè, Mauro Pagani, PFM e molti altri. Nel 1993 pubblica l’esordio omonimo a cui segue la partecipazione a Sanremo 1995 con la canzone “Quando saprai”. Mentre scrive e produce diverse canzoni di successo (per artisti quali Dirotta Su Cuba ed Eugenio Finardi) nel 2004 esce il secondo album  “18 piccoli anacronismi” con cui vince il Premio Ciampi. Il terzo album è del 2009 con “Musica per ballare” a cui segue  “Live in Capetown” (2012) ed una fervente attività europea, soprattutto verso la Germania, che adotta l’artista italiano e la sua musica invitandolo per numerosi concerti e partecipazioni a grossi festival musicali. Nel 2016 esce ufficialmente l’atteso “10”, concept album che rilegge in chiave laica e contemporanea i 10 comandamenti.

Paola Ronci & Hot Jambalaya (20/11 Casa del Jazz ore 21)

C’è una ragione, se la jambalaya è diventata il simbolo di New Orleans: perché questa ricetta, che combina influenze spagnole, francesi, creole e cajun, rappresenta al meglio quell’ibridazione di culture che è alla base della sua cultura (e quindi anche della sua musica). Il gruppo Paola Ronci & Hot Jambalaya nasce dall’amore per la musica di New Orleans in tutte le sue sfumature: il blues, il ragtime, il jazz, mescolati con la stessa disinvoltura con cui i cuochi del Quartiere Francese mescolano riso, carne, verdure e spezie per ottenere la jambalaya.

Daniele Tittarelli, New Talents Jazz Orchestra (21/11 Sala Petrassi ore 21)

La New Talents Orchestra e il sassofonista Daniele Tittarelli, diretti da Mario Corvini presentano al Roma Jazz Festival “Extempora” (Parco della Musica Records). Si tratta di una proposta musicale in due parti: nella prima si eseguono le sette partiture che compongono l'opera prima dell’orchestra, con ospite al sax soprano e contralto Daniele Tittarelli. Nella seconda parte s’intraprende il viaggio attraverso la creatività illogica e istintiva, tema da cui il progetto prende spunto, con solisti che propongono idee melodiche e con la direzione musicale che permea il tutto in un unico blocco, canovacci che prendono vita restituendo al pubblico la propria visione della musica. “Extempora” è l'espressione guidata dalle convenzioni gestuali del direttore Mario Corvini, come se a condurre l’orchestra fosse uno strumento musicale, una simbiosi tra la gestualità e il suono, che Tittarelli filtra e rende suo.

Jacky Terrasson Trio - Cecile McLorin Salvant ( 22/11 Sala Sinopoli ore 21)

La ricetta di Cécile McLorin Salvant è all’apparenza semplice: bella voce, presenza scenica, profonda conoscenza della tradizione, grandi doti d’interprete. Per niente semplice è trovare tutti questi elementi combinati in un’artista di appena ventisette anni. Quanto a Jacky Terrasson, a venticinque anni accompagnava la leggendaria cantante Betty Carter e a ventotto vinceva il Thelonious Monk Award come miglior pianista. Francese per parte di padre, americano per parte di madre, è dotato di una tecnica da virtuoso e ha all’attivo una ventina di dischi a proprio nome. Si può stare sicuri che, insieme, faranno faville.

Omar Sosa & Ylian Canizares (23/11 Sala Petrassi ore 21)

Cuba, ma non solo. Perchè è vero che Omar Sosa e Yilian Cañizares sono entrambi cubani, ma è anche vero che sono due giramondo, nella cui musica si riflette una quantità di esperienze diverse. Sosa ha studiato pianoforte jazz alla prestigiosa Escuela Nacional de Musica dell'Avana, poi ha vissuto in Ecuador, negli Stati Uniti e in Spagna. È capace di incorporare nella sua tastiera la tradizione cubana, la world music, la musica classica, i rituali della santeria, persino il rap e l'hip-hop. Yilian Cañizares è cantante e violinista: nata a L'Avana, ha studiato in Venezuela e vive in Svizzera. Oltre al jazz e alla musica classica, il suo stile dimostra un profondo interesse per le sue radici africane. Da un incontro del genere, ci si deve aspettare una musica lontana da tutti i sentieri prevedibili.

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Gabriele Antonucci