Riccardo Muti porta in musica le nostre radici con Verdi
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Riccardo Muti porta in musica le nostre radici con Verdi

L'Opera di Roma apre all'insegna dell'identità italiana

Cade nel 2013 il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e sarà un Natale, il prossimo, all’insegna di "don Peppino". Il Teatro dell’Opera di Roma, il cui dominus è Riccardo Muti, ha deciso di celebrarlo aprendo la stagione (il 27 novembre) con Simon Boccanegra, libretto di Francesco Maria Piave e Arrigo Boito, che andò in scena il 12 marzo 1857 alla Fenice di Venezia e più di 20 anni dopo, profondamente rimaneggiata, alla Scala di Milano.

Sarà una stagione, quella della capitale, contrassegnata dal marchio dei marchi dell’identità italiana. Al Teatro dell’Opera, infatti, si assisterà anche a I due Foscari(marzo) e al Nabucodonosor (luglio). Nel nome di Verdi la stagione può quindi già dirsi impegnativa. La regia di Simon Boccanegra è stata di Adrian Noble, le scene di Dante Ferretti. Per I due Foscari la regia sarà del visionario Werner Herzog, autore di Nosferatu, per citare solo uno tra i suoi tanti capolavori. E per il Nabucodonosor la regia sarà affidata a Jean-Paul Scarpitta.

L’idea del trionfo romano e italiano del maestro di Busseto è del maestro Muti. Sua, appunto, la scelta di Verdi rispetto all’altro gigante della musica di cui l’anno prossimo pure ricorre il bicentenario della nascita, Richard Wagner (La Scala di Milano ha appena proposto Siegfried del maestro tedesco; la prima del 7 dicembre sarà Lohengrin). E il direttore, che non difetta di profondità storiografica, ha pure scritto un volume sul genio di Verdi. È un libro che già nel titolo rivela il nerbo solido proprio di una radice d’identità: Verdi, l’italiano. Ovvero, in musica, le nostre radici (Rizzoli) e dalla copertina che mostra il ritratto del compositore che il pittore Giovanni Boldini fece nel 1886. Con quegli occhi chiari, quasi d’acqua, e tristi.

Giuseppe Verdi arrivò a Roma per la prima volta il 3 ottobre 1844. Sarebbe andata in scena I due Foscari al Teatro Argentina. L’anno precedente, nel 1843, il Nabucodonosor (la prima opera del compositore bussetano) era stata rappresentata al Teatro Apollo, affacciato sulle rive del Tevere fino al 1888, anno in cui se ne rese necessaria la demolizione a causa delle ripetute inondazioni. In quel torno di anni gli impresari dei teatri romani avevano capito il valore e il riscontro di pubblico che poteva avere la musica di Verdi, quindi iniziarono a richiedere le sue opere. Avrebbero riempito le sale. E questa storia, adesso, riempie l’orgoglio di una nazione che, ancora oggi, "sì bella e perduta", aspetta di essere compiuta. Per mano e bacchetta di quel maestro, Verdi, che come cantò Gabriele D’Annunzio, "pianse e amò per tutti".

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