Phil Manzanera
Musica

Phil Manzanera, dai Roxy Music alla pizzica

Intervista con il musicista, produttore e Maestro Concertatore de La Notte della Taranta 2015

Ha prodotto gli ultimi dischi di David Gilmour e dei Pink Floyd, ma ha lavorato anche con Annie Lennox, Paul Weller e Robert Wyatt, per citarne solo alcuni. Come musicista, da anni porta avanti una personalissima ricerca musicale come solo artist. Ma lui, Phil Manzanera, è noto soprattutto come chitarrista dei Roxy Music. E all'ultima edizione de La notte della Taranta si è trovato nei panni di Maestro Concertatore. Ecco com'è andata.

«Una sfida molto interessante: non ero mai stato in Puglia, non avevo mai sentito parlare della Notte della Taranta e non avevo mai ascoltato la pizzica prima. Ora posso dirmi un esperto: è fantastico aver imparato qualcosa di completamente nuovo».

Com'è cominciata questa avventura?

«Lo scorso anno sono andato a Melpignano e ho ascoltato l'Orchestra Popolare e soprattutto ho sentito suonare il tamburello. A quel punto ho accettato l'incarico: mi aveva completamente conquistato. Quel beat ipnotico che porta al trance e la pizzica sono stati decisivi. Poi ho cominciato a pensare a cosa avrei dovuto fare nel ruolo di Maestro Concertatore. Volevo rispettare la tradizione e la storia di quella musica. Allora ho cominciato a lavorare sugli elementi che mi piacevano da solo, finché ho trovato delle relazioni tra me e il mondo della pizzica. Ma mi sono accorto che in realtà avevo bisogno d'aiuto: ci voleva un lavoro di squadra».

Che ha funzionato, molto bene sembra...

«Benissimo. Ho lavorato con musicisti diversi in ogni luogo del mondo e la cosa rassicurante di questa esperienza è che si trovano sempre giovani bravissimi in ogni paese. Aver avuto conferma di questo in uno dei luoghi più belli d'Italia è stato stupendo».

Con chi ha scelto di suonare?

«Paul Simonon, Tony Allen, Raul Rodriguez e Andrea Echeverri, Anna Phoebe. E poi Ligabue».

Perché proprio lui?

«Amo Ligabue. Sono andato a sentirlo in concerto a Roma e poi ci siamo incontrati. Volevo un musicista italiano che non fosse classicamente definito come artista folk, né pugliese. Anzi volevo che fosse proprio all'opposto musicalmente per rompere qualunque barriera... Non ero sicuro di cosa avrebbe fatto Ligabue con il salintino e il grico... Posso dire che è stato fantastico come persona (non si è mai lamentato!) come artista e come professionista, dimostrando anche grande vicinanza con il mondo della Taranta... Bravo!».

Prima ha parlato dell'aspetto ipnotico di questi suoni. Ci sono elementi vicini al suo modo di concepire la musica?

«In effetti sì. Questo beat ipnotico in qualche modo mi richiama una certa sperimentazione dell'elettronica, quella texture o pavimento della canzone. E di questo si sente qualcosa all'inizio del brano Pizzica de Aradeo: un'eco di Brian Eno, ho sentito il bisogno di fare la sua parte. In qualche misura può richiamare  le texture di Pink Floyd ma solo a livello ipnotico. Il tamburello è uno strumento straordinario, quando lo colpiscono sembra quasi una batteria e capisco i giovani che sentono il bisogno di ballare».

Questa esperienza influenzerà i suoi prossimi progetti?

«Mi piacerebbe moltissimo trovare qualcuno che suona ancora il tamburello... Beh, grazie, non ci avevo pensato: è una bella idea!».

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Viva la Taranta è l'album che raccoglie il meglio dal concerto La Notte della Taranta del 22 agosto scorso, con tre brani di Luciano Ligabue e un booklet con gli scatti di Uli Weber. In vendita per Warner Music.

Seguirà un altra uscita con tutti i singoli e un documentario con interviste a tutti i musicisti coinvolti, sotto la supervisione di Phil Manzanera.



Ligabue
Uli Weber (ufficio stampa)
Luciano Ligabue durante il concerto de La notte della Taranta 2015

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Micol De Pas