Si chiama Emanuele Ferrari e su Instagram ha 1,4 milioni di follower (la sua gallina ne ha 25 mila) che impazziscono per le sue social re-interpretazioni degli outfit dei vip. Tra i suoi fan c’è anche la bisnonna, quasi centenaria, con cui ha scritto un libro di ricette. «È l’unica che mi capisce, andiamo d’accordo su tutto, tranne che sul gorgonzola».
Tutti hanno il bulldog francese, ma lui ha, o almeno aveva, («ad agosto purtroppo ci ha lasciati») una gallina dal nome assai poco politically correct: Nuggets, ossia crocchette di pollo. Una gallina non dalle uova d’oro, ma dal profilo Instagram con 25 mila seguaci. Emanuele Ferrari di follower invece ne ha un milione e 400 mila. Laureato in economia, 24 anni, è un fenomeno social. Cameri, paese vicino a Novara, è «il mio nido». E da lì è partito con le parodie dello star system. Amato e seguito da celebrities come Chiara Ferragni, Emily Ratajkowski, Rihanna, che prende selvaggiamente in giro. «Perché la libertà inizia dall’ironia». E masochisti lo siamo un po’ tutti.
Ma c’è anche una second «emilife» (così si chiama il suo profilo) fatta di intensi rapporti familiari, un orto che sembra un angolo di paradiso e una bisnonna quasi centenaria, la Bis, con cui ha scritto un libro: Il sapore dei ricordi. Ricette, abbracci e storie di famiglia, appena uscito per HarperCollins. Dalla polenta concia agli agnolotti al brasato fino alla crema al mascarpone della zia Uga, per raccontare come le radici per i Millenials siano molto più importanti di ciò che lasciano intravedere. E come attraverso la raccolta dei cachi e il gorgonzola (che per la prima volta nella storia della letteratura appare nei ringraziamenti finali) si racconta una storia familiare che in qualche modo appartiene a tutti noi.
Come sono nate le parodie che l’hanno portata al successo?
All’inizio postavo foto orrende con improbabili parrucche. I miei erano contrari, dicevano che quegli scatti sarebbero rimasti per sempre sul web. Ho smesso, ma quando tre anni fa Instagram ha inserito le stories, ho ricominciato a condividere le mie imitazioni in una chiave diversa.
Come?
Usando oggetti di recupero che trovavo a casa: sacchi dell’immondizia per ricreare una gonna, carote per fare un corpetto, scotch e stagnola. E ho visto che questa cosa piaceva.
E così il fenomeno è esploso?
Nel 2017 Cara Delevingne ha condiviso con i suoi 40 milioni di fan una foto dove riproponevo un suo look da red carpet. Aveva un completo argentato. Io mi sono messo posate e cd. In un colpo solo 100 mila persone hanno iniziato a seguirmi.
Che fine fanno le cose che usa?
Cerco di riutilizzarle, anche mangiandole. Una volta mi erano rimasti otto chili di carote, che poi ho lavato e cucinato. Ho inondato le mie cugine di porri, anche se li detestano. Per l’ultima foto postata, dove interpreto Irina Shayk con le zucche-zinne di Halloween, ho lasciato tutto a mia madre come regalo di compleanno.
Quali sono le sue celebs preferite?
Chiara Ferragni è la mia musa ispiratrice. L’abito del suo matrimonio rifatto con i centrini che avevo in casa e il bouquet di lattuga è stato un successo, 340 mila like. Quando l’ho vista quest’estate in Sardegna con un vestitino bianco sono subito andato a prendere la carta igienica per emularla. E poi Kylie Jenner e Kim Kardashian che si vestono in modo iconico e assurdo.
Nessuno si è mai offeso?
Nicki Minaj, la rapper, mi ha bloccato.
Quale è stata la più difficile da realizzare?
È stata anche la più divertente: Angelina Jolie in abito bianco con top di pelliccia. Decisi di usare il gatto di un’amica. Povero, non voleva assolutamente collaborare. Lo coccolavo, ma lui mi graffiava.
Come appare lo star system visto da Cameri?
Molto lontano, assolutamente fake. Preferisco girare in bici nel mio paesino che finire su un red carpet.
C’è qualcuno che vorrebbe imitare e ancora non ci è riuscito?
Penso da tanto tempo all’abito di carne indossato da Lady Gaga. Vorrei trovare un’idea geniale per rifarlo. Ma come si fa a creare la parodia di una parodia?
Il Covid ha tagliato molti eventi, come ha influito tutto questo?
Mi sono trovato davanti alla carestia, non c’è più nulla.
Così dalle star è passato al libro con la Bis?
Volevo iniziare a parlare di me, so benessimo che alla terza foto con l’insalata non si ride più. Ho creato un profilo per condividere la mia vita. Una sera ho messo una foto mentre mangiavo le verze cucinate dalla Bis e molti mi hanno chiesto la ricetta. Da lì ho pensato di raccontare il cibo della tradizione, intrecciato con i ricordi della bisnonna. Stare a tavola e mangiare bene, ecco cosa serve per essere felici.
Come ha convinto la Bis a diventare una star dei social?
Ho iniziato a postare le sue foto. Lei si è sempre prestata, disponibile, sorridente, speciale, è la colonna della famiglia. Sono stati i miei follower a dirmi che assomigliava alla regina Elisabetta. Anche lei quando esce per andare a messa si veste con i suoi foulard, collane, orecchini, camicette eleganti. È la mia unica Queen. Ma lei mi risponde che la regina è più giovane di lei che a giugno compirà 100 anni. Eppure il giorno che dovevamo fare il video per il lancio del libro l’ho trovata alle nove del mattino che zappava l’orto.
Ha paura del Covid?
Guarda molto la tv, è spaventata dai numeri. Durante il lockdown è stato duro non vederla. Ormai esce pochissimo, vive come in una bolla. La sua paura è quella di restare da sola, ma aggiunge sempre: «C’è gente che ne ha passate di peggio». È una donna indistruttibile, ha avuto un’esistenza dura, ha perso una figlia, mia nonna, e quando ne parla ha gli occhi lucidi.
Che vita ha avuto la Bis?
È nata nel 1921, ha conosciuto un altro mondo. Studiava nella stalla, l’unica stanza calda della casa. A 14 anni è entrata in una fabbrica tessile a Galliate, su e giù da Cameri in bicicletta all’alba, con il freddo, la pioggia. Poi la guerra, i bombardamenti. «Tiravamo la cinghia», mi dice spesso. Racconta un mondo che noi non possiamo capire.
Il libro apre le porte su un rapporto profondo diviso solo da una cosa: il gorgonzola.
Sì, Cameri è famosa per il gorgonzola. Per me la sagra, che si teneva a maggio, è la vita. La bisnonna invece ne ha mangiato talmente tanto durante la guerra che non lo può più vedere.
Lei racconta che a tavola tra zii, cugini, nipoti, siete in 17, come farete quest’anno a Natale?
Ne abbiamo parlato. Il nonno, che ha 80 anni, ci regalava un viaggio esotico tutti insieme. Diceva che i suoi guadagni amava investirli per stare con la famiglia. Quest’anno sarà la prima volta che non partiremo.
C’è ancora una sfida che le manca?
Quella più grande è stata fare coming out con lei. In famiglia mi avevano consigliato di non dirle niente. Ha 99 anni, è una donna profondamente cattolica. Ero titubante, ma mi sentivo a disagio a mentirle, ormai lo avevo detto a tutti. Così un anno fa, durante la raccolta dei cachi, le dissi che dovevo parlarle. In quel momento è arrivato mio nonno, suo genero, e ho lasciato perdere. Ma tornando a casa lei, testarda, con il foulard in testa come la Regina d’Inghilterra, mi ha chiesto sorridendo: «Non dovevi dirmi qualcosa? Guarda che in italiano avevo solo sufficiente, ma in matematica ero brava. Due più due lo so fare». Aveva già capito tutto e aspettava solo che glielo dicessi. Lo sapeva e mi voleva bene.
