Sono giovani, molto seguite sui social e poco inclini all’autocensura. Si definiscono baddie girl, letteralmente “ragazze cattive”, e si presentano con un’estetica e un’attitudine spavalda, provocatoria e sopra le righe. Con un armamentario di simboli che pesca a piene mani dal repertorio maschile della trap. Parlano di droga e di alcol. A volte di violenza.
E incitano allo sballo come se fosse un atto di emancipazione. Alcune sono già finite sulle copertine dei magazine, su Spotify nelle playlist editoriali. Altre restano in una zona grigia e infiammabile, fatta di TikTok, freestyle sbraitanti e migliaia di visualizzazioni collezionate da ragazzine che si specchiano nei loro testi come in un manuale di comportamento. Ecco chi sono le baddie girl che animano la nuova scena italiana.
La più nota e più commerciale è Anna. Nome d’arte di Anna Pepe, patina pop intrecciata a sfumature da maranzetta. In Vieni dalla Baddie canta: «Scendo da un mezzo gangsta, troppa vodka, mi gira la testa». Si parla di notti brave, relazioni tossiche, e disorientamento emotivo: «Gli ho fatto una promessa, quando scendo, lo porto in hotel». E nell’ultimo brano, Désolée, che viene presentato dalla stampa online di settore come il tormentone dell’estate 2025, afferma: «Mi sono persa dentro questa festa, ti son venuta a cercare dopo il terzo mescal. Stasera io non faccio come si deve, faccio vedere a tutti come si beve».
L’antesignana, mascherata e iconica, è Myss Keta. Si è presentata nel 2013 con Milano sushi & coca dove senza giri di parole dice: «Strisce, righe e moda, vodka, keta e soda». Quest’anno è uscito l’album Punto. E in Les misérables canta: «Droga l’algoritmo, ritmo». In Nevrotika, invece: «Nessuna legge è ketacrazia». Ma non è finita. Si definisce «amante dei divertimenti e della boiserie» e per presentarsi usa questa frase: «La chiamano Miss, strafatta così».
Poi c’è Chadia Rodríguez, italo-marocchina, classe 1998, la prima vera trapper a irrompere nella scena con l’atteggiamento da gangsta. I suoi testi parlano esplicitamente di sesso, armi, sballo. In Fumo Bianco (2022, ndr), Chadia recita con tono glaciale: «Gira una canna a bandiera. Fumare, scopare e mangiare per oggi mi basta». Il tema droga non l’ha abbandonato e aggiunge anche l’alcol. Nell’ultimo album, dell’aprile 2024, sciorina queste parole: «E la notte incombe tra tequila e Dompe. Il fumo mi confonde, parlo con le ombre». Sui social sembra avere più haters che fan, ma intanto è riuscita a imporsi. E ad aprire la porta per le altre.
Ancora emergente, ma già ben visibile sulla mappa della trap italiana femminile, è Fabi Wallace, torinese, classe 1995. Sei anni fa per promuovere la cannabis legale si è fatta riprendere con una busta piena di marijuana tra le mani. Poi, in un freestyle su TikTok, coperta da un burqa, è esplicita: «’Sta roba che inalo è davvero buona ma mi uccide la gola».
Nickname criptico ed estetica da cyberpunk decadente, invece, per Aydiddi. Sempre in tuta, presenta testi di questo tipo: «Scambio ancora la grappa per acqua ma adesso all’alcol sono più resistente». È italo-albanese e si presenta così: «Sangue da albanese e la mentalità italiana… fa da prima arma… e la rabbia sono affiliata».
In Shqipe (tradotto: albanese) sente di interpretare il pensiero tradizionale della terra d’origine: «Da vera shqipe conosco i valori e tutte le leggi non scritte, la famiglia va sempre al primo posto e per loro potrei pure uccidere». E con una mano finge di puntare una pistola.
La più ruvida è Coco93. Viene da ambienti urbani dove la trap non è solo moda, è diventata una cultura. «Voglio il mio fottuto impero. Voglio cash, money, grana. Nel mio mondo regna l’odio, qui non conosciamo amore». Il video su TikTok di La Rue a ses bandits parte con un ragazzo senza casco su una moto da cross impennata tra le strade periferiche. Poi lei è seduta dietro e mima di sparare verso la telecamera con un fucile. In uno dei testi autobiografici, infine, c’è un riferimento all’autolesionismo: «Vedessi i tagli sulla pelle».
Una delle più provocatorie, per scelta e marketing, è Doll Kill. In Metempsicosi avverte: «Ho l’arma carica dentro la camera». La sua fanbase è giovane, molto attiva su Instagram e TikTok. La musica è quasi un pretesto: conta il personaggio, la narrazione visiva.
La scena delle baddie girl non è solo musicale. È un contenuto a sé. Su TikTok, l’hashtag #baddietrapitaliana raccoglie decine di video ogni giorno. Ragazze giovanissime imitano le loro idole, si riprendono mentre mimano sniffate, mostrano bottiglie di alcol, parlano di sesso senza affetto.
Il messaggio arriva a un pubblico minorenne, spesso inconsapevole. I testi violenti o esplicitamente legati alla droga non vengono sempre segnalati. Né filtrati. E i video girano indisturbati.




