Perché l’account gratuito di Spotify potrebbe non bastare più
Chi non ha un abbonamento rischia di perdersi le ultime uscite degli artisti preferiti e le esclusive, pubblicate prima online e poi altrove
“La musica è per tutti” recita lo slogan di Spotify. Vero ma fino a un certo punto. Stando alle ultime indiscrezioni ottenute dal Financial Times e The Verge, chi non beneficia di un account Premium, con il pagamento mensile di 9,99 euro (oppure 14,99 con il piano famiglia, da dividere in massimo sei persone) presto non potrà accedere alle ultime uscite degli artisti presenti sulla piattaforma e anche a brani, album e playlist esclusive, sempre più spesso pubblicate prima sul social-audio e poi sui canali ufficiali.
Le major scalpitano
I motivi dietro tale scelta? Almeno due. Il primo nasce da una serie di accordi che Spotify starebbe per chiudere con diverse major discografiche. Queste potrebbero concedere alla compagnia svedese la possibilità di offrire in anteprima alcune canzoni rispetto alla concorrenza (tra tutti Apple Music) ma a patto che l’esperienza venga fruita solo dagli utenti paganti, quelli cioè che contribuiscono alla crescita economica della compagnia fondata nel 2008 da Daniel Ek e Martin Lorentzon.
Il ritorno per le etichette viaggia su due binari paralleli, praticamente opposti: l’opportunità di invogliare ancora più persone a iscriversi a Spotify Premium, che versa circa il 70% delle entrate in diritti, e il tentativo di dare nuova linfa al mercato dell’acquisto digitale, che alle compagnie porta percentuali di rendita ancora maggiori. Non è raro infatti che chi usa Spotify gratis lo faccia solo per una manciata di artisti e band. Se dovesse diventare reatà la necessità del canone per le ultime uscite, non sarebbe difficile abbandonare del tutto l'app e comprarsi direttamente gli mp3 sugli store online.
Più iscrizioni, più soldi
Il secondo è direttamente connesso alla necessità per Spotify di allargare il numero di sottoscrizioni. Ad oggi sono circa 50 milioni gli abbonati su un totale di oltre 100 milioni di ascoltatori. Più della metà dunque usufruisce della modalità gratuita, attualmente priva di differenze dalla controparte a pagamento, almeno sul catalogo a disposizione. Quello che cambia è la presenza di spot pubblicitari e l'abilità di poter selezionare il brano successivo solo un certo numero di volte, dopo le quali ci si deve accontentare di ciò che arriva.
Da smartphone e tablet la situazione è ancora più stringente, visto che non si può nemmeno scegliere il pezzo preferito ma adattarsi alla riproduzione automatica casuale. Su tutti i dispositivi poi le canzoni si ascoltano solo in streaming senza download, mentre con Premium ci si assicura giga di musica da avviare anche offline. Puntare sui limiti conosciuti e aggiungerne altri per agganciare più iscritti può non far piacere a chi è abituato all’utilizzo free, ma Spotify non è una onlus, questo si era capito.