La corrispondenza tra Celan e Sachs
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Paul Celan e Nelly Sachs: il Novecento in una corrispondenza

Le lettere tra il poeta Paul Celan e la poetessa e premio Nobel Nelly Sachs raccontano un'Europa ancora traumatizzata dall'Olocausto

È l’Europa più novecentesca quella che si respira nella Corrispondenza (appena pubblicata nella sua interezza da Giuntina) tra il poeta Paul Celan e Nelly Sachs, poetessa e vincitrice del Nobel nel 1966. Si tratta di un lungo dialogo tra due anime affini, legate da una sensibilità profondamente ferita dall’Olocausto (entrambi di discendenza ebraica, hanno vissuto l’orrore dell’antisemitismo sulla loro pelle e su quella dei loro cari) e da un’attenzione febbrile per la parola, sia questa scritta o parlata.

Le loro lettere – quelle di Nelly Sachs sono in numero maggiore –, con un linguaggio che per forma e stile appare oggi decisamente desueto, in poche righe e molti convenevoli riescono a trasmettere le atmosfere dell’Europatra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta: un paese profondamente ancorato alla storia in cui i confini sono qualcosa di estremamente tangibile e la libertà di movimento di cui godiamo oggi un sogno non ancora realizzato.

Nelly Sachs e Paul Celan soffrivano entrambi di problemi psichici, ma i tormenti che condurranno Celan al suicidio non si intuiscono dalla corrispondenza con Sachs. Sebbene nutrano entrambi la profonda inquietudine di chi ancora porta con sé quotidianamente i traumi della guerra, il poeta sembra al sicuro, protetto da una forte rete di affetti famigliari, mentre il ritratto che prende forma dalle lettere di Nelly Sachs è quello di una donna sola, tremendamente sofferente e ancora legata a un passato doloroso.

Il dialogo tra la penna incalzante di Sachs e quella, ora preoccupata ora rassicurante, di Celan, racconta il crollo psicologico della poetessa e il suo internamento in una clinica psichiatrica (sono ancora i tempi bui dell’elettroshock). Sachs, anche a causa dei venti antisemiti che ancora soffiano in Svezia, dove vive dall’inizio degli anni Quaranta, è terrorizzata dalla possibilità di nuove persecuzioni: ha paura per se stessa e per i propri amici ebrei, nonostante le continue rassicurazioni di chi la circonda.

Inframmezzata dalle belle poesie che i due autori si dedicavano vicendevolmente, la corrispondenza tra Paul Celan e Nelly Sachs è una piccola finestra sulla vecchia Europa, un dialogo appassionato e poetico tra due esuli nell’animo: il ritratto intimo di un’amicizia e la testimonianza della poesia come antidoto alla sofferenza.

P. Celan, N. Sachs
Corrispondenza
Giuntina, 2018
112 pp., 16 euro

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Matilde Quarti