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Panorama D'Italia

Quanta tecnologia per studiare la terra

Un programma satellitare di Esa monitora i cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacciai. Se ne è parlato a Reggio Emilia per Panorama d'Italia

Un viaggio intorno alla terra, poi sulla stazione internazionale e ancora più in là, in luoghi molto, molto lontani dove un giorno potrebbe insediarsi il genere umano. Un percorso affascinate nello spazio con guide d’eccezione - gli ospiti di Focus - e seguito in assoluto silenzio dal pubblico di Panorama d’Italia.

La sala del Tecnopolo di Reggio Emilia è stracolma, tanti giovani e giovanissimi. Tra loro c’è il piccolo Alan, un modellino di shuttle tra le mani e gli occhi che brillano alle parole dell’astronauta Umberto Guidoni dedicate al sistema solare.

"A spasso nello spazio" a Reggio Emilia con Panorama d'Italia

Il sistema solare

Guidoni parte da Venere, il pianeta più simile alla terra ma impraticabile per l’uomo per la sua alta temperatura, passando per Mercurio, oggetto di una prossima missione per capire l’influenza del sole sul pianeta, passa poi per Giove e le sue lune che stanno suscitando grande interesse scientifico: Europa, per esempio. Marte è il pineta su cui convergono molte attenzioni: miliardi di anni fa aveva un’atmosfera spazzata via dal vento solare in assenza di campo magnetico e acqua sulla superficie. Si ipotizza che in profondità ce ne sia ancora.

I satelliti di osservazione della Terra

Ma la corsa allo spazio porta con sé tanta innovazione tecnologica. Ne sa qualcosa l’Esa, l’agenzia spaziale europea che, tra i suoi progetti ha quello di osservazione della terra tramite i satelliti. Uno di questi, in particolare, si occupa di studiare la riduzione dei ghiacci al polo nord: “la temperatura media nell’area è aumentata di due volte e mezzo rispetto a quella complessiva del pianeta - sottolinea Tommaso Parrinello, CryoSat Mission Manager Directorate of Earth Observation Programmes - In 30 anni con l’uso dei satelliti abbiamo osservato una riduzione dei ghiacciai del 30%, dieci Italie messe insieme, ogni anno perdiamo una superficie grande quanto il Lazio”.

Le immagini proiettate sul grande schermo sono impressionanti. I satelliti hanno registrato inoltre anche un aumento del livello del mare: “8 centimetri negli ultimi 30 anni, tre millimetri ogni anno”. Il ghiaccio, sciogliendosi, incide sulla variazione climatica modificando le correnti oceaniche e danneggiando la catena di trasporto di calore. “Immettendo acqua dolce nel sistema oceano cambiano le correnti marine che trasportano energia e materiale organico favorendo la biodiversità del nostro pianeta”.

L’innovazione tecnologica

Se la tecnologia satellitare contribuisce alla conoscenza del nostro pianeta c’è un’altra tecnologia, che da giugno sarà a bordo della stazione spaziale internazionale, pronta a diventare l’assistente intelligente dell’equipaggio nello spazio. Si chiama Cimon: ha un’aspetto simpatico, si presenta come una palla, ha una mimica facciale, impara, ragiona e mette a disposizione ciò che serve. Utilizza il sistema Watson di Ibm in grado di comprendere il linguaggio umano, le sue sfumature, per trovare le risposte giuste da mettere a disposizione degli scienziati. “L’intelligenza allargata - precisa Alessandro Ferrari, responsabile relazioni esterne di Ibm Italia - è un supporto, la scelta finale spetta sempre all’uomo”.

Alessandro Ferrari (Ibm): "Portiamo Cimon nello spazio"

Dentro la stazione spaziale internazionale

Nella stazione spaziale internazionale di dati da gestire ce ne sono moltissimi e “Cimon sarà importantissimo per alleggerire la pressione sull’equipaggio” interviene Guidoni poco prima di prendere per mano il pubblico di Panorama d’Italia e portarlo lassù, nello spazio più profondo.

Alle spalle di Guidoni scorrono immagini straordinarie mentre guida gli spettatori dentro la stazione spaziale internazionale dove lui, nel 2001, ha vissuto per molti mesi. “È un laboratorio spaziale, dove le cose galleggiano, c’è assenza di peso che condiziona la vita a bordo come mangiare, bere, lavarsi. Molte attività richiedono l’attività dell’astronauta anche all’esterno. Gli equipaggi sono internazionali”. Ed ecco il mare Egeo, la Groenlandia, le Hawaii: “il nostro è un pianeta spettacolare visto da lassù”.

Torneremo sulla Luna, prossimamente: “400 mila chilometri che percorrerà Orione, mentre verso Marte il viaggio sarà tutto diverso, la lontananza è grandissima, 160 milioni di chilometri, durerà due anni. Per scendere useremo una specie di disco volante, uno scudo termico. Andare oltre è una sfida difficile davvero, parliamo di anni luce”.

Focus-Reggio
Ada Masella
Tommaso Parrinello (CryoSat Mission Manager Directorate of Earth Observation Programmes)

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Chiara Raiola