Exprivia
Alberto Bevilacqua

Exprivia e l'operazione Italtel

Dalla Puglia alla costruzione di un gruppo internazionale di system integration

Domenico Favuzzi è un uomo che ama il basso profilo, un po’ per carattere e un po’ per scaramanzia. Eppure, partendo da Molfetta e restando in Puglia ha costruito Exprivia, azienda specializzata nell’Ict che dal 1999 a oggi è cresciuta attraverso dodici acquisizioni e adesso compra Italtel, ex azienda pubblica di reti di telecomunicazioni.

La visione è quella di creare un gruppo di System Integration (integrazione tra sistemi hardware e software) mettendo a frutto le reciproche competenze, ma soprattutto usando la notorietà del brand Italtel e la sua rete commerciale all’estero “che farà da ponte per lo sviluppo di Exprivia sui mercati internazionali” spiega Favuzzi, 55 anni e anche presidente di Confindustria Puglia.

La chiusura dell’operazione è prevista a fine settembre e darà corpo a un gruppo da 600milioni di fatturato di cui il 40 per cento prodotto all’estero. I dipendenti saranno circa 3000 e dislocati nei due centri di ricerca in Puglia e in Sicilia.

Exprivia (141,8 milioni di ricavi e un utile 2016 di 2,8 milioni)partecipa alla ricapitalizzazione di Italtel con 25 milioni, per arrivare a detenere l’81 per cento del capitale, mentre il resto rimane proprietà dell’americana Cisco. “Italtel porta in dote le Telco, i suoi clienti e la sua storia, messi a disposizione per la costruzione di un grosso gruppo italiano capace di integrare sistemi per il banking, la finanza, la sanità, l’energia e il settore pubblico, ma soprattutto per la cybersecurity e la gestione dei dati, settore in cui l’Italia è rimasta indietro. La sfida oggi è gestire al meglio i dati prodotti dalle aziende e riuscire a farlo come già fanno gli americani”.

Il mercato è in ripresa e nelle aziende si sta affermando la cultura che gli investimenti in Ict sono ormai strategici per le società “e riteniamo dunque che il debito di Italtel sia perfettamente sostenibile”.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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