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Oppo Reno2, la differenza la fanno il prezzo e il design

Rispetto agli altri telefoni, spicca per il look curato e lo schermo senza notch. Quattro fotocamere sul retro, la frontale è a scomparsa

A levarlo dalla scatola, non scatta lo sbadiglio da smartphone fotocopia a mille altri. Anzi, per una volta, c’è il discreto brivido della sorpresa. Della meraviglia. Perché Reno2, l’ultimo arrivato in casa Oppo, è prima di tutto (e forse soprattutto) un bellissimo telefono. Sul piano del design, probabilmente il meglio riuscito dell’ondata di prodotti che sta invadendo il mercato nelle ultime settimane. Sul lato frontale è praticamente tutto schermo: la cornice è sottilissima, pressoché invisibile, il protagonista assoluto è il brillante display Amoled da 6,5 pollici. Non curva sui lati, però non se ne avverte la mancanza. Non c’è ombra di notch, a differenza del Pixel 4 di Google o del Mate 30 di Huawei perché a bordo viene riproposta una soluzione che è il marchio di fabbrica della casa cinese: la fotocamera frontale da 16 megapixel è a scomparsa. A scorrimento. Qualcosa di analogo all’ultimo OnePlus 7T Pro, ma con un bonus ulteriore sul piano dell’eleganza: l’obiettivo sale in diagonale, con un’estetica a pinna di squalo, connotando il prodotto di un graffio di aggressività che contrasta benissimo con la vocazione minimal del lato anteriore.

Il retro luccicante

Il lato posteriore, mettendo da parte gli eufemismi, è una meraviglia. Attorno al logo e alla dicitura volutamente vezzosa «Designed for Reno», c’è uno stretto ovale che splende di vari colori. Sia che scegliate la più sobria tonalità Luminous Black, sia la splendida Ocean Blue (qualche entusiasmo in meno lo provoca la terza variante, lo Sky White). Succede che, tramite un riuscito effetto a specchio, sembra godere di un’illuminazione autonoma. Pare accendersi sui bordi. Per capirlo, dovete provarlo. Foto e video non gli rendono giustizia. Non è per nulla pacchiano, dà allo smartphone un connotato di preziosità e, insieme, una nota di classe. E non disturba né spezza l’incantesimo il piccolo pallino in ceramica che sporge nella parte superiore dell’ovale. Questa, invece, è un’aggiunta ingegneristica, funzionale e pure necessaria: giacché le quattro fotocamere sono perfettamente integrate nella scocca alla pari del flash, quel lieve rialzo consente loro di non entrare in contatto con la superficie su cui appoggiamo il cellulare, scongiurando il rischio che si righino o si rovinino. Per spegnere del tutto l’eventualità, dentro la confezione, accanto agli auricolari che entrano nel caro vecchio jack cuffie presente nella parte inferiore del dispositivo, c’è una cover molto meno basica rispetto a quelle di plastica trasparente incluse nelle scatole di tanti top di gamma. È di simil pelle, interrotta da cuciture a vista che ricordano quelle dei sedili di un’automobile di lusso.

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Il portafogli ringrazia

Visto che stiamo parlando dei punti di forza, non possiamo dimenticare il prezzo di Oppo Reno2: costa 499 euro, la metà di vari primi della classe, pur non risparmiando sui tagli di memoria. Lo spazio di archiviazione è infatti da 256 giga, la ram da 8. La batteria è pure capiente, da 4 mila mAh, mentre le dimensioni non spaventano: è spesso 9,5 millimetri. E, da un primo utilizzo, appare fluido nell’uso. Il processore è Qualcomm, non il migliore della famiglia, comunque fa il suo dovere. Come il comparto fotografico, il poker di occhi da 48, 8, 13 e 2 megapixel, che sanno avvicinare i dettagli tramite uno zoom ibrido da 5x (con un effetto speciale: nei video il volume si concentra sul soggetto inquadrato, provatelo a un concerto); si comportano bene quando la luce è scarsa, soccorrono con una stabilizzazione possente nei video, danno accesso al grandangolo che è al momento un must, la caratteristica più ricercata e utilizzata negli smartphone. Più ancora degli effetti bokeh, delle sfocature nei ritratti (e con Reno2 funziona pure nei video), che mettono al centro i soggetti sfumando il contorno.

Pensato per creare contenuti

Oppo è sbarcato in Italia da ormai un anno e si è dimostrato un player capace di dire la sua in un mercato affollato, scegliendo di comunicare messaggi precisi. Con Reno2, oltre a rivolgersi a chi vuole un prodotto bello da vedere senza spendere cifre astrali, parla alla generazione dei creator, a chi usa il suo smartphone per sfornare filmati, storie e altre istantanee della sua vita da condividere sui social network. Che poi, in fondo, è quello che ormai fa l’utente medio del comparto. Insomma, ognuno di noi. Sul dispositivo arriva di serie un editor per i video, la cui peculiarità è consentire di montare filmati in modo semplice, immediato, senza passare dal pc. Di mettere insieme le clip che abbiamo salvato nella memoria del telefono.

Promosso (con riserva)

La batteria è pensata per arrivare a fine giornata, per consentire lunghe sessioni di gioco o un consumo sovrabbondante di video prima di affaticarsi e reclamare attenzioni. Al solito, è una formula che significa poco: dipende dalla quantità di notifiche, dalla qualità della rete e altre imperscrutabili variabili. Comunque, anche Reno2 ha la ricarica veloce. Arrivati fin qui, dopo questo elenco di note positive, è abbastanza scontato che se ne debba consigliare l’acquisto. Così è, però bisogna dare conto del suo innegabile difetto: il design del software non è all’altezza di quello dell’hardware. I menu sono un po’ tristi, le icone troppo basiche, persino gli sfondi non emanano il pregio che invece traspare dalla fisicità del telefono. I caratteri, le animazioni e le transizioni difettano di piglio, privilegiando una sobrietà, una rigidità che un po’ annoia. Siamo ancora fermi a una versione personalizzata di Android 9. La buona notizia è che, smanettandoci un po’, personalizzando temi e dintorni, la situazione migliora di parecchio. Consentendo all’ultimo nato di casa Oppo di giocarsela e magari dare fastidio a concorrenti più blasonati. Soprattutto, ben più costosi.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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