Operazione Teseo: il più grande recupero di beni archeologici della storia
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Operazione Teseo: il più grande recupero di beni archeologici della storia

L'azione dei Carabinieri restituisce al paese un patrimonio storico artistico immenso, trafugato in dieci anni di scavi clandestini

- Dobbiamo essere molto grati ai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio che con l'operazione rivelata oggi - "Operazione Teseo" - restituiscono al paese un cospicuo tesoro di reperti archeologici.

- Sono 5.361 pezzi datati dal 1000 a.C. al II-III secolo d.C, per un valore stimato di 50 milioni di euro.

- Un trafficante d'arte - Gianfranco Becchina, libero perché i reati sono in prescrizione - li smerciava illegalmente dalla sua base in Svizzera.

- Si tratta di decine di anfore che raccontano le storie di grandi miti. Spettacolari vasi ipogei di Canosa da cui si affacciano volti di bellissime divinità.
E poi un piccolo esercito di bronzetti nuragici e tanagrine, le figure femminili che si usavano nelle sepolture.
Fino agli affreschi a tinte porpora con animali e musici, strappati alle ville vesuviane.

Il più grande recupero di beni d'arte della storia
"È di gran lunga il più grande recupero di beni d'arte della storia, per qualità e quantità, con pezzi di assoluta rarità", racconta il Generale dei Carabinieri TCP Mariano Mossa, presentando le opere, temporaneamente custodite al Museo delle Terme di Diocleziano, insieme al Ministro dei beni culturali Dario Franceschini e al procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, che ha coordinato la complessa indagine internazionale.

Il ritrovamento al Getty di Malibù
Tutto nasce da un altro ritrovamento, il vaso di Assteas recuperato al Getty Museum di Malibù.

Durante quell'inchiesta i Carabinieri incrociano infatti un intermediario, Gianfranco Becchina, la cui posizione è da subito poco chiara: partito facchino d'albergo, in pochi mesi è diventato titolare di una galleria d'arte in Svizzera con volumi d'affari miliardari. Passata al setaccio la sua attività in collaborazione con la Polizia di Ginevra e Basilea, i Carabinieri scoprono così prima una fittissima rete di scambi internazionali e poi 5 depositi pieni di reperti trafugati, cataloghi, indirizzi, schede di vendita (con foto prima e dopo il restauro).

Dieci anni di scavi clandestini
Un patrimonio, spiega Mossa, "frutto di una decina di anni di scavi clandestini", le cui tracce portano i Carabinieri in giro per il mondo, a recuperare opere già vendute "a privati ma anche a importantissimi musei, tra Stati Uniti, Germania, Giappone, Australia e Inghilterra".
Arrestato in fuga a Linate (come in Svizzera sua moglie, complice nel traffico) per furto, ricettazione ed esportazione clandestina, Becchina è ora libero perché i reati sono caduti in prescrizione.

"Ma - incalza Mossa - soggetti così sono poi attenzionati e per forza devono smettere la loro attività". Di certo, aggiunge il ministro Franceschini, "questa operazione dimostra una delle eccellenze italiane", come l'attività del Comando TCP dei Carabinieri, ma anche la necessità "di un inasprimento delle pene per questi reati sul quale stiamo già lavorando con il Ministero di Giustizia".

Intanto, la mirabolante collezione verrà divisa tra i musei archeologici delle (supposte) aree di provenienza, ovvero Lazio, Campania, Sardegna, Puglia, Basilicata e Sicilia. Una distesa di crateri a figure attiche, loutrophoros, oinochoe, trozzelle e statue votive, tra cui spicca un'anfora corinzia del VI secolo a.C. decorata con il mito di Teseo.

Depredate intere necropoli
Ma, sottolinea la soprintendente archeologica di Roma, Maria Rosaria Barbera, "c'è anche quella con il Ratto delle Leucippidi o le donne ammantate delle tanagrine. E poi i vasi filtro per il vino probabilmente di Pontecagnano o le ceramiche di Ignazia, i corredi funerari dalle Necropoli di Taranto e del Fusco, le olle di sapore di Canosa, gli affreschi vesuviani.

È evidente che sono state depredate intere necropoli e santuari. Tutti materiali strappati al loro contesto, che non potranno mai più raccontarci per intero la loro storia.(ANSA)

ANSA/ UFFICIO STAMPA CARABINIERI
Un'immagine diffusa il 21 gennaio 2015 mostra i reperti archeologici - vasi, anfore e kylix - ritrovati dai carabinieri dei beni culturali al termine di una complessa indagine internazionale coordinata dal procuratore aggiunto della Repubblica di Roma Giancarlo Capaldo. Si tratta di un bottino composto da oltre 5 mila reperti archeologici, il più grande mai recuperato in un'unica operazione, per un valore totale di circa 50 milioni di euro.

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