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Zone terremotate: 8 proposte per rilanciare il territorio

Un rapporto Nomisma ha identificato i progetti di impresa per contribuire alla ripresa locale: dalle case al campus, alla riscoperta delle artigianalità

Si può fare molto per il territorio colpito dal terremoto nel 2016. È quanto è emerso dal report Nomisma "Ripartire dopo il sisma", frutto di un percorso iniziato a giugno 2017 che ha portato all’identificazione di progetti d’impresa in grado di contribuire al rilancio dell’economia nelle aree del Centro Italia e presentato alla presenza del Commissario straordinario del governo per la ricostruzione sisma 2016, Paola de Micheli.

L’area colpita dal sisma abbraccia un territorio composto prevalentemente da piccoli comuni. Dei 140 municipi coinvolti la gran parte è sotto i 5mila abitanti e molti non raggiungono i 1.000 residenti. Il livello di pendolarismo è elevato: oltre 1 residente su 3 (34,1%) si sposta giornalmente per motivi di studio o lavoro e in 87 dei 140 comuni lo spostamento interessa oltre il 50% del target di popolazione. In relazione al mercato del lavoro, si rilevano situazioni maggiormente critiche, con tassi di disoccupazione superiori alla media italiana, in corrispondenza delle zone più interne del reatino, nei comuni del ternano, in parte dei comuni interni del teramano e dell’ascolano.

L’area del cratere è un territorio mediamente povero in cui i livelli di reddito risultano al di sotto degli standard nazionali (in 47 comuni il reddito medio per contribuente non raggiunge i 15.000 euro annui). Il territorio è vocato prevalentemente all’agricoltura. L’incidenza delle aziende agricole sulla popolazione è superiore al valore medio nazionale: in 36 comuni si riscontra una diffusione addirittura superiore al 10%.

Il territorio, nel suo complesso, è debolmente attrattivo dal punto di vista turistico. Dei 107 comuni che hanno fornito dati, ben 77 non arrivano a 10.000 presenze annue; al contrario si segnalano, per un numero di presenze superiori alle 150.000 unità, Norcia, Cascia e Spoleto nel perugino, Ascoli Piceno, Macerata e Camerino.

L’analisi del contesto e le interlocuzioni sul territorio hanno permesso di definire gli ambiti strategici all’interno dei quali collocare alcune attività progettuali capaci di rafforzare la struttura economico-sociale facendo leva sulle risorse distintive presenti nelle diverse aree colpite dal sisma. È possibile rafforzare la competitività del settore agricolo e completare la filiera agroalimentare in alcuni comparti anche di nicchia attraverso la strutturazione di un insieme di metodi di produzione sostenibili, di nuovi sistemi di trasformazione, di nuove filiere territoriali in grado di attivare sinergie con altre attività di produzione o servizio capaci di rispondere alle principali problematiche e ai fabbisogni espressi dai produttori.

Cosa si può fare

Le progettualità individuate da Nomisma comprendono lo sviluppo di una filiera industriale della canapa, l’implementazione di una filiera suinicola e dei prosciutti completamente in loco, la valorizzazione del latte ovicaprino biologico, la promozione della filiera di produzione e commercializzazione dell’oliva ascolana del piceno Dop e la valorizzazione, attraverso accordi con la rete dei Gruppi di acquisto solidale delle produzioni agricole dell’area del cratere, in particolare attraverso la definizione di un paniere riconoscibile di prodotti locali.

La maggior parte dei territori ricompresi nell’area del cratere non gode oggi di un sistema turistico evoluto. Sono diverse le vocazioni territoriali che si intrecciano nei parchi, nei borghi, nelle città d’arte, nei luoghi religiosi e nelle zone montuose e appenniniche dell’Italia centrale. Esistono, quindi, diverse tipologie di turismo che potrebbero essere valorizzati in maniera integrata fra i diversi territori (religioso, enogastronomico, artistico-culturale, sportivo e naturalistico), come nuovo volano di crescita economica e occupazionale.

Tra le progettualità identificate da Nomisma, vi sono:

  • un percorso di valorizzazione delle seconde case a seguito del ripristino e della riqualificazione del patrimonio danneggiato sfruttando le opportunità offerte dalle tecnologie informatiche per favorire la creazione di nuovi servizi per la sharing holiday dell’area appenninica centrale. A un primo esame, il centro studi bolognese evidenzia come il progetto possa essere avviato utilizzando anche solo l’1% del patrimonio abitativo non occupato disponibile nell’area del cratere, ossia circa 1.000 alloggi. Il fatturato atteso che deriverebbe dalla gestione di 1.000 alloggi occupati mediamente per 5 settimane all’anno e secondo un canone di locazione giornaliero di circa 100 euro risulterebbe pari a 3,5 milioni di euro.

  • la creazione di un campus di alta formazione per l’ospitalità e il turismo capace di intercettare l’evoluzione della domanda. Il contesto dell’offerta turistica non si è evoluto significativamente e il suo riposizionamento va ricercato in un rinnovamento complessivo, oltre che dell’offerta, anche delle professionalità e delle competenze in grado di dare un rinnovato slancio al mercato turistico dell’area.

  • L’area del cratere si caratterizza per l’assenza di modelli produttivi strutturati e diffusi. Solo il territorio marchigiano si distingue per la presenza di un’importante filiera calzaturiera. Occorre, per questo settore, ricreare quelle competenze artigianali (orlatura, tatuatura, decorazione) per consentire ad alcune imprese del segmento dell’alta gamma di immettere sul mercato una nuova produzione ad hoc. A questo proposito Nomisma propone la creazione di un’accademia pubblico-privata per la formazione d’eccellenza rivolta ai giovani del territorio. Il percorso è volto, da una parte, ad aumentare la capacità competitiva del territorio proponendo creazioni artigianali nella lavorazione manuale delle tomaie per il mercato dell’extra lusso e, dall’altra, ad elevare i livelli occupazionali.

  • Nei territori dell’area del cratere si rileva un fabbisogno di mobilità che non trova un’offerta adeguata, specie per determinate categorie di utenti, come ad esempio gli anziani. Le infrastrutture e le dotazioni logistiche oggi presenti sono poco integrate e scarsamente collegate alle principali direttrici viarie e ferroviarie nazionali, con conseguenti difficoltà di spostamento per le fasce più fragili della popolazione. A questo proposito, per favorire la mobilità di trasporto a breve raggio soprattutto per le fasce di popolazione più fragili, potrebbe essere attivato un progetto di trasporto a chiamata gestito attraverso una piattaforma di operatori professionali.

  • Altro aspetto che potrebbe essere sviluppato è la messa in rete dei territori, in una logica transregionale, attraverso la creazione di un sistema integrato ferro-gomma che faccia perno sulle principali stazioni ferroviarie e sugli aeroporti del territorio. Il territorio presenta un contesto socio-economico fragile, caratterizzato da un forte processo di invecchiamento della popolazione con conseguente aumento delle fragilità.

  • Tra le iniziative di rafforzamento del sistema di welfare locale vi è la proposta di costituire una fondazione di comunità attraverso la quale promuovere una gestione partecipativa dello sviluppo del territorio attivando sinergie tra attori locali pubblici e privati. Nella maggior parte delle zone svantaggiate le farmacie rurali rappresentano l’unico presidio sanitario. Per questo motivo, si propone una riorganizzazione di un percorso di supporto e valorizzazione delle farmacie estendendo i loro servizi con la sperimentazione per la presa in carico di pazienti fragili, campagne vaccinali e di prevenzione, l’assunzione del ruolo di interfaccia di primo livello fra aziende Usl e cittadini e lo svolgimento di attività sociali proprie dei Comuni.

  • Altra progettualità che potrebbe essere sviluppata riguarda la creazione di una senior housing, uno spazio dedicato ad anziani autonomi attivi che comprende soluzioni abitative inserite in una rete di supporto sociale e comunitario di quartiere in grado di facilitare la vita indipendente e accompagnare il processo d’invecchiamento.

  • Come ultima proposta vi è la realizzazione di un villaggio Alzheimer integrato nella vita dell’area urbana di riferimento dedicato ai malati di Alzheimer nelle fasi iniziali della malattia, dotato di diversi gradi di protezione che permettano alle persone residenti una vita più naturale e indipendente possibile.

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a cura di LABITALIA/ADNKRONOS