Il lato oscuro di Yulia Tymoshenko
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Il lato oscuro di Yulia Tymoshenko

Ragazza mora di padre armeno, si trasformò in icona bionda. Madrelingua russa, a 30 anni imparò l’ucraino. Partendo dal basso, con disinvolte operazioni finanziarie divenne un’oligarca. Che, nonostante un nonno ebreo, non esitò ad allearsi con ultrà antisemiti

Yulia Tymoshenko, la pasionaria ucraina della rivoluzione arancione del 2004, è di nuovo sulla breccia, più combattiva che mai. Il 25 marzo è apparsa su Youtube in un’intercettazione telefonica nella quale sostiene che vuole "sparare alla testa" al presidente russo Vladimir Putin e che tutti i russi andrebbero uccisi a colpi di kalashnikov. Due giorni dopo ha annunciato l’intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali del 25 maggio.

Già primo ministro nel 2007 sotto la presidenza di Viktor Yushenko, è stata poi candidata alle presidenziali del 2010. Ma dopo essere stata sconfitta di misura dall’ora deposto presidente Viktor Yanukovich, venne incarcerata nel 2011 con l’accusa di malversazione di fondi pubblici, poi confermata in tutti i gradi di giudizio. Motivo: aveva siglato direttamente con Vladimir Putin e il colosso moscovita Gazprom un contratto capestro per la fornitura di gas russo al proprio paese, danneggiandolo gravemente. Ma adesso che il suo rivale è stato rovesciato dalla piazza di Maidan ed è fuggito in Russia, Yulia è libera e il reato di cui era accusata è stato depenalizzato dal parlamento. E gioca le sue ultime carte per ottenere l’agognata rivincita contro tutti coloro che le hanno impedito di diventare presidente, fermando la sua irresistibile ascesa al potere.

Iniziata nell’Ucraina disastrata e povera della perestrojka gorbacioviana e arrivata a sfarzi sibaritici, la scalata della "principessa del gas" è stata alimentata da un immenso patrimonio personale la cui entità è sconosciuta, ma che si aggira fra 1,5 e 11 miliardi di dollari.

Vincere, tuttavia, non sarà facile. Le ombre del suo passato e il cattivo ricordo lasciato dal suo operato come premier saranno ostacoli difficili da superare. La strada verso la poltrona presidenziale è quanto mai impervia. Anzitutto i sondaggi le assegnano un gradimento di poco superiore all’8 per cento. Per battere il candidato favorito, Pëtr Poroshenko, magnate del cioccolato, forse non basteranno il suo straordinario carisma, la sua grande determinazione e spregiudicatezza, la sua abilità nel demolire gli avversari e nemmeno le enormi risorse economiche di cui dispone. Dall’elettorato dell’Ucraina orientale (tradizionale bacino elettorale del Partito delle Regioni del deposto presidente Viktor Yanukovich), Yulia potrà raccogliere percentuali irrisorie di voti. A Dnepropetrovsk, Donetsk e Kharkov si sono svolte manifestazioni che invocavano un referendum per l’annessione alla Federazione russa, al pari della Crimea.

Nel complesso gli elettori ucraini, indipendentemente dallo schieramento politico, vogliono volti nuovi e non vedono in Yulia il leader europeista e nemico della corruzione di cui sentono il bisogno. Per i giovani di Euromaidan, che all’epoca della rivoluzione del 2004 avevano tra i 7 e i 13 anni, la Tymoshenko non è mai stata una bandiera: non hanno inneggiato alla sua liberazione e i loro slogan erano concentrati su ben altri argomenti. Quando è apparsa in pubblico, appena uscita di prigione, sulla sedia a rotelle per i suoi problemi alla schiena, qualcuno da sotto il palco l’ha fischiata e le ha chiesto di "ricordare chi aveva fatto questa rivoluzione", invitandola in sostanza a non prendersi meriti non suoi.

L’elettorato meno giovane ricorda le sue lotte intestine con l’iniziale alleato e vero leader della Rivoluzione arancione, il presidente Viktor Yushenko, con il quale arrivò a scambiarsi in pubblico insulti e accuse di corruzione, gettando nello sconforto tutti coloro che 10 anni fa avevano visto in quella coppia la speranza per il futuro dell’Ucraina.

I voti dei russofoni non li avrà comunque, e lo sa bene. Conta piuttosto sui voti dei nazionalisti russofobi delle regioni occidentali. A Leopoli e in Galizia ancora si celebra il nazionalista Stepan Bandera, una figura estremamente controversa che durante la Seconda guerra mondiale si rese responsabile di crimini contro l’umanità, prendendo parte allo sterminio degli ebrei, della minoranza polacca e dei partigiani. Ma anche negli ambienti di estrema destra Yulia è considerata "un vecchio arnese", nonostante abbia incluso nella propria coalizione, il Blocco Yulia Tymoshenko, movimenti antisemiti e xenofobi. Uno di questi, pur non appartenendo al suo blocco, è il movimento di estrema destra Pravy Sektor (Settore destro), che ha imbracciato le armi a Maidan, rendendosi estremamente utile nella cacciata di Yanukovich.

Appena diventato un partito, Pravy Sektor ora sta creando non pochi grattacapi al presidente facente funzioni Aleksander Turchinov e al premier ad interim Arsenij Jacenjuk (nonché alla stessa Yulia) per gli episodi di gravi violenze con cui continua a riempire le cronache. Un esempio per tutti, l’assalto al parlamento compiuto lo scorso 27 marzo dai suoi militanti, che chiedevano la rimozione del ministro dell’Interno, accusato di essere responsabile della morte di un loro famigerato leader, Oleksandr Muzychko.

Ora Pravy Sektor rischia di essere messo al bando poiché sta ponendo in serio imbarazzo il nuovo establishment nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti. Eppure il suo leader, Dmytro Yarosh, ha appena annunciato l’intenzione di candidarsi alle presidenziali del 25 maggio.
Anche Washington manifesta sempre maggiori dubbi sul fatto che Yulia Tymoshenko sia la persona adatta a prendere le redini della nuova Ucraina europeista e post Yanukovich. In un articolo del 19 marzo, il New York Times scrive che "è un simbolo del passato depravato, corrotto e oligarchico dell’Ucraina, quanto del suo possibile futuro. Sia eroina sia malfattrice, è allo stesso tempo un architetto e una vittima della putrida politica di quel paese".
La storia di Yulia Tymoshenko inizia nell’Ucraina postsovietica degli anni Novanta, un paese allo sbando e terreno di scontro di gruppi criminali senza scrupoli. Da giovane ragazza bruna di origini armene, operò su di sé un’incredibile metamorfosi. Imparò in pochi mesi l'ucraino (idioma che non aveva mai usato fino all'età di 30 anni, essendo di madrelingua russa). E si trasformò nella bionda icona della tradizione ucraina, scegliendo come acconciatura la complicata corona di trecce, tipica delle contadine dell’Ottocento.

In seguito seppe sfruttare al meglio il suo sodalizio imprenditorial-sentimentale con l’allora primo ministro ucraino Pavel Lazarenko che nell’agosto 2006 venne condannato a 10 anni di carcere per riciclaggio internazionale negli Stati Uniti, dove si era rifugiato per chiedere asilo politico. Attraverso l’attività di intermediazione sul gas russo d’importazione, la rampante Yulia accumulò ricchezze incalcolabili e in gran parte illecite, che nascose in una miriade di paradisi fiscali, su conti che pare non siano ancora stati del tutto identificati.

Il suo ingresso in politica avvenne quando riuscì a conquistare il sostegno (nonostante avesse un nonno ebreo, Abram Kapitel’man) dei nazionalisti di estrema destra dell’Ucraina occidentale. La Rivoluzione arancione fu la sua grande occasione, che sfruttò al meglio, incitando la piazza, conquistando il cuore dei manifestanti e dando sostegno a Viktor Yushenko, che una volta divenuto presidente la nominò primo ministro.

Gran parte degli ucraini concorda nel ritenere che quel potere e quel successo le diedero alla testa. Durante il suo mandato, la stampa pubblicò con sempre maggiore frequenza articoli e fotografie sulla sua vita da oligarca ricchissima, dedita al lusso più sfrenato. Esibiva costosissime it bag, di marchi internazionali come Louis Vuitton (i modelli andavano dal Manhattan Pm al Le talentueux).
Lussi che stridevano non poco con le condizioni disagiate degli ucraini, che ancora stentavano a riprendersi dal disastro economico seguito al crollo dell’Urss (in quel periodo il Pil pro capite annuo del paese era sotto i 2 mila euro).

Nel 2007, il giornale Ukrainskaja Pravda scrisse che la villa nella quale si era trasferita Yulia Tymoshenko poteva valere tra i 2,8 e i 3 milioni di euro. "Dove ha preso tutto questo denaro?" si chiedevano perplessi i giornalisti. Tanto che lo scorso febbraio, quando ha visto in televisione le immagini della residenza del deposto presidente Viktor Yanukovich, più di un ucraino ricordando la sfarzosa opulenza di Yulia al confronto l’ha trovata modesta.

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