La Turchia si rimette il velo
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La Turchia si rimette il velo

Passa il pacchetto di riforme volute dal premier Erdogan. Le donne potranno indossare l'hijab anche in uffici e luoghi pubblici e gli uomini potranno portare la barba islamica

Il Paese della Mezzaluna ritorna al passato e si rimette il velo. Il premier Recep Tayyop Erdogan  festeggia dopo l'approvazione in Parlamento di un pacchetto di riforme per la "democratizzazione" della Turchia. Ma i secolaristi insorgono: le donne islamiche potranno indossare il velo anche in luoghi e uffici pubblici. Mustafa Kemal Ataturk, il padre laico della patria, si starà rivoltando nella tomba.

Erdogan ce l'ha fatta. Ci aveva provato nel 2008 ma la Corte Suprema lo aveva fermato. oggi, con una solida maggioranza parlamentare il primo ministro turco l'ha avuta vinta. A capo dell'AKP (il partito islamico al potere dal 2002) Erdogan corona uno dei suoi sogni, quello di rimettere il velo alle donne, sulla falsariga dell'esempio fornito dalla first lady, Emine, che appare puntualmente velata su tutte le foto, ufficiali e non.

E, ancora una volta la Turchia si spacca a metà, tra quelli che sono dalla parte di Erdogan e i laici, che temono un'islamizzazione del Paese. Intanto, l'etichetta di "islamismo moderato" che all'epoca della sua prima vittoria elettorale gli Usa avevano affibbiato al governo di Erdogan, perde i pezzi.

L'islam al potere può essere "moderato"? L'esperienza dell'ultimo decennio in Turchia, culminata nelle manifestazioni di Gezi Park la scorsa estate e adesso nel ritorno del velo, dimostra il contrario.

Erdogan tiranno o riformista? Solo qualche mese fa il premier turco ha usato il pugno di ferro contro i manifestanti che sono scesi in piazza per impedire che venisse raso al suolo il parco di Gezi in piazza Taksim, e che al suo posto fosse costruito un centro commerciale e una moschea. Oggi si presenta come "grande riformatore", con un pacchetto di nuove norme che regolano i rapporti con la minoranza curda del Paese e dà il via libera al velo per le donne.

Anche gli uomini sono contemplati nella nuova riforma "velata" di Erdogan. Se vogliono, potranno farsi crescere la barba islamica anche i funzionari pubblici. La norma tiene fuori solo militari, magistrati e giudici, che storicamente rappresentano i bastioni della laicità in Turchia. Bastioni assai fragili, se, dopo cinque anni dal primo tentativo, Erdogan ha sfidato la Corte costituzionale imponendo a suon di voti la sua riforma in chiave islamica.

L'intento del premier turco è chiaramente politico. Il prossimo anno in Turchia si voterà per l'elezione del nuovo presidente e quella è una partita che Erdogan si augura di vincere. Per questo ha deciso di ricompattare l'AKP, che si era diviso durante le manifestazioni di Gezi.

In molti non avevano apprezzato la risposta autoritaria del premier e per la prima volta all'interno del partito islamico si era sentita qualche voce fuori dal coro. Ma con queste riforme Erdogan fa felici tutti e si propone come il nuovo statista del paese della Mezzaluna

Insomma, Ataturk è stato fatto accomodare in uno sgabuzzino e chiuso cortesemente a chiave. Anche in televisione, vietati i décolleté . La prima vittima è stata la presentatrice Godze Kansu, licenziata dal canale televisivo Veliaht per essersi mostrata troppo "scollata" durante il talk-show che conduceva. Un parlamentare dell'AKP non ha gradito e ha immediatamente fatto le sue rimostranze alla rete che, senza pensarci su, ha fatto fuori la presentatrice.

Tette e colpi di Stato. La morsa autoritaria di Erdogan si stringe non solo attorno al mondo dell'informazione ma anche nei tribunali. E' notizia fresca di giornata che la Corte di Appello di Ankara ha confermato la condanna per 237 sospettati di golpe nel caso Balyoz, Martello. Tra questi l'ex Capo di Stato dell'Aeronautica e quello dell'Esercito.

Un gruppo di Generali ostili ad Erdogan e "casualmente" coinvolti in un colpo di Stato che non si è mai verificato, ma che, al limite, è stato solo immaginato. Ammanettati per aver "sognato" il colpo di Stato, insomma

Così, Bulent Gultekin, economista e docente alla Upenn University negli Usa, nonché autore della prima vera riforma della sanità in Turchia negli anni pre-Erdogan, laconicamente twitta sui social Network: "Condannati 237 sospettati del golpe. Una caccia alle streghe, un processo ingiusto che non si basa su alcuna prova". C'è ancora chi crede nella favola dell'islam "moderato" al potere?

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Anna Mazzone