Spinelli e il pollaio snob della sinistra radicale
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Spinelli e il pollaio snob della sinistra radicale

Il dietrofront della giornalista che non ha rinunciato al seggio nell'europarlamento è lo specchio di una sinistra snob e salottiera che parla del popolo, mai col popolo

 

Insomma, Barbara Spinelli aveva detto di essere solo candidata di bandiera della lista “L’altra Europa con Tsipras”, aveva detto che non avrebbe fatto come altri (l’unico che le veniva in mente era ovviamente Berlusconi) che si candidano e poi rinunciano, facendo eleggere i primi non eletti. “Io lo dico subito”. Che rinuncio, intendeva. E magari anche per questa prova di abnegazione personale è stata eletta. A quel punto, però, ha avviato dentro di sé una “riflessione”. E al termine della riflessione quel che aveva detto non l’ha fatto. Non solo, ha esercitato la facoltà di scegliere tra un collegio e l’altro per tenere fuori il candidato che non le piaceva.

Anche Moni Ovadia, l’attore, scrittore e drammaturgo, aveva detto d’esser solo un candidato di bandiera, in più ha dovuto cancellare tre spettacoli (con relativi introiti). Ma lui quel che ha detto lo ha fatto. Ha rinunciato alla poltrona e l’ha consegnata al giornalista “impegnato” Curzio Maltese, che subito si è messo a concedere interviste e impartire lezioni. Come ha giustificato la conversione la Spinelli? È rimasta sorpresa, ha confessato, dalle tante preferenze e dalle pressioni (di Tsipras in persona), in più non condivideva la visione politica del suo compagno di cordata e candidato di Sel, Marco Furfaro, che nel frattempo parlava in tv da eletto (avrebbe mai potuto immaginare che una signora di buon nome e comprovata verve moraleggiante qual è, era, Barbara Spinelli sarebbe mai venuta meno alla parola?). Ma, si sa, gli intellettuali sono sempre pronti a giustificare nel modo migliore le proprie giravolte, in qualche modo esentati dal dovere della coerenza. La Spinelli non fa eccezione. 

Non ci fosse stata la lista “L’altra Europa con Tsipras”, qualcuno avrebbe dovuto inventarla. Perché la politica è spettacolo e stavolta lo spettacolo non l’ha dato Berlusconi, né Renzi, e neppure Grillo. L’ha dato la buffa miscellanea di sinistra al caviale con l’“erre” moscia della parigina Spinelli e la sinistra con infarinatura colta ed ecologista dei figli d’operai di Sel. Parliamo di massimi sistemi, l’avete capito, di circoli esclusivi e lobby vere, di salotti buoni e etichette doc e dop che hanno un sapore esotico per noi comuni mortali. Roba non troppo commestibile per le masse, tant’è che la lista Tsipras è riuscita solo per il rotto della cuffia (poche migliaia di voti) a entrare nell’Europarlamento. Un miracolo al quale ha contribuito con tutta probabilità l’inatteso e insperato dibattito sull’ormai celebre e mai abbastanza decantata foto della giornalista nonché responsabile della comunicazione Paola Bacchiddu tramite la provocatoria (e provocante) ironia di postare una propria foto in due pezzi per dare smalto e visibilità alla lista. Il buffo sta proprio in questa antropologica assenza d’ironia nelle esternazioni (scritte) di quella che è apparsa come la bandiera della sinistra etica, Barbara Spinelli, autrice di lenzuolate un po’ melense che portavano in calce il cognome del padre Altiero Spinelli, padre storico dell’idea di Europa e autore del Manifesto di Ventotene, laiche omelie con retrogusto d’incenso moraleggiante. Assenza d’ironia che si è sposata con l’ironia inconsapevole degli stracci volanti.

Qualche altra ipocrisia ha punteggiato il dopo-voto della Lista Tsipras. Per esempio lo smascheramento delle firme sotto gli appelli. Quella di Barbara Spinelli a favore della presidenza della Commissione Europea del popolare Juncker, da cui ha dovuto poi prendere le distanze, come il più eletto nella UE. O quella di Sabina Guzzanti, che voleva Barbara a Bruxelles e invece ha autografato un invito perché restasse a casa (a Parigi). Poi gli stracci di seta e velluto che son volati. Furfaro che si è sentito trattato da “carne da macello”. Maltese costretto a fare l’equilibrista politicante, lui “autorevole firma di Repubblica”, dicendo che condivideva la scelta della Spinelli di tenere il seggio ma non di decidere lei chi far fuori. E tutto fa pensare che la commedia non sia finita.  

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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