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Trump ammette la presenza russa dietro gli hacker

Il presidente americano per la prima volta parla di Mosca dietro alle manovre per inquinare la campagna presidenziale. Poi però mette a tacere la CNN

C'è anche la Russia dietro gli attacchi hacker agli Stati Uniti durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali. Nella prima conferenza stampa da luglio scorso, a nove giorni dal suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca, il presidente eletto Donald Trump ammette che c'è anche la mano di Mosca dietro alle manovre che hanno inquinato la campagna per le presidenziali Usa.

Nessuna domanda per la Cnn, fabbrica di fake-news
Trump si presenta alla stampa aggressivo, risoluto, indica i cronisti da cui vuole sentire le domande e scansa con un gesto infastidito le richieste degli altri, negando la parola al corrispondente da Washington della Cnn, perché, dice, l'emittente è una "fabbrica di fake-news".

Trump parla di "big-pharma", di immigrazione, di "Obamacare", ringrazia i colossi dell'auto che hanno deciso di investire negli Usa anzichè delocalizzare, si presenta come "il più grande creatore di posti di lavoro che Dio abbia messo al mondo".

E assicura che non ci sarà alcun conflitto tra il suo immenso patrimonio e la gestione del paese.

La Russia, Buzzfeed e gli hacker
Ma è la Russia il tema su cui la stampa insiste di più. "Non ho rapporti con la Russia, non ho alcun affare in corso con la Russia e non ho neanche debiti con la Russia", dice il presidente eletto. "I rapporti con la Russia, che con l'amministrazione Obama sono arrivati al minimo storico - continua Trump - torneranno a essere cordiali, perché "la Russia può aiutarci a combattere l'Isis. L'attuale amministrazione ha creato l'Isis andandosene dall'Iraq e creando un vuoto di potere che ha dato vita all'Isis. Io non so se avrò un rapporto migliore con Vladimir Putin - aggiunge - ma me lo auguro".

Trump commenta anche il dossier diffuso da Buzzfeed da cui emergerebbero affari oscuri e festini hard del neo presidente in Russia: "Sono germofobico, ho paura dei batteri", dice. Ma dietro le pressanti domande dei giornalisti che tornano più volte sulle presunte informazioni in mano ai servizi di Mosca, insistono sulla ricattabilità del "comandante in capo" e sul rischio sicurezza dell'intero paese, Trump alla fine ammette per la prima volta che "forse gli attacchi informatici sono stati compiuti anche dalla Russia, ma credo anche dalle altri paesi, da altre persone".

Il muro con il Messico e i dazi doganali
Trump conferma l'intenzione annunciata in campagna elettorale di continuare a costruire il muro al confine con il Messico, per frenare l'ingresso in Usa di immigrati irregolari, e minaccia le aziende americane che delocalizzano all'estero le loro attività, riducendo le opportunità di occupazione per i cittadini del loro Paese, di imporre dazi doganali pesanti.

"Vi sbagliate di grosso", ha avvertito il presidente Usa eletto, rivolgendosi al mondo imprenditoriale, "se pensate di poter vendere qui quello che producete in Messico attraverso una frontiera molto, davvero molto impermeabile, e non più una frontiera debole come quella attuale, ma d'altronde non c'è più neppure una frontiera bensì un colabrodo bucato", ha polemizzato Trump con un inciso, per poi concludere: "Ci saranno dazi pesanti per quelle compagnie che lasciano il Paese, e voi li pagherete".

Obamacare: abrogato e sostituito
Il presidente eletto ribadisce anche che l'Obamacare, la riforma sanitaria fiore all'occhiello dell'amministrazione uscente, sarà "abrogata e sostituita simultaneamente". "Appena il nuovo ministro avrà il "via libera" presenteremo un piano - dice - "l'Obamacare è stato un disastro completo e totale, sta implodendo. Lo abrogheremo e lo sostituiremo. Sarà di fatto in simultanea, probabilmente lo stesso giorno", anche se, ha ammesso, "sarà una cosa complicata".

I conflitti di interesse
Sono stati al centro del discorso ai media, relativamente alle sue attività di imprenditore e la carica di presidente, Trump prima ha rivelato rivela di aver rinunciato a un affare da 2 miliardi di dollari a Dubai, proposto "da un grande costruttore mediorientale, che è anche un mio amico", poi fa dire a uno dei suoi legali che "non ci sarà alcun conflitto di interessi" tra le sue numerose attività imprenditoriali e l'amministrazione della cosa pubblica.

L'avvocatessa Sheri Dillon, che ha preso la parola nella lobby della Trump Tower durante la conferenza stampa, ha assicurato che le azioni del futuro presidente "saranno solo a beneficio del popolo e non dei suoi affari". L'avvocatessa ha aggiunto che Trump vuole che sia chiaro che non userà la presidenza a suo vantaggio: entro il 20 gennaio sarà creato un 'trust' che gestirà le liquidità, probabilmente un indice di investimenti e le preesistenti attività immobiliari di Trump (golf club, resort, hotel, royalties, real estate). "Lo sta facendo volontariamente", ha aggiunto, "perché le leggi sul conflitto di interessi non riguardano il presidente nè il vicepresidente".

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EPA/JUSTIN LANE
Donald Trump alla conferenza stampa a New York - 11 gennaio 2017

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