I tifoni più drammatici del Sudest asiatico
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I tifoni più drammatici del Sudest asiatico

Dal Bangladesh alle Filippine, geografia, povertà e governi poco efficaci fanno sì che i tifoni, in Estremo Oriente, provochino continue stragi. Le foto aeree del tifone

La situazione nelle Filippine resta drammatica. Il tifone Haiyan potrebbe essersi lasciato alle spalle almeno 660mila sfollati e 10mila morti nella sola città di Tacloban, dove l'80 per cento degli edifici è andato distrutto, spazzato via da raffiche di vento che hanno superato i 300Km/h. Oltre a quattro milioni di bambini in cerca di cibo, acqua, e un po' di conforto. Purtroppo, non è la prima volta che in Estremo Oriente si verificano catastrofi di questa portata. Statistiche alla mano , trentatré dei trentacinque cicloni tropicali più devastanti della storia del pianeta hanno colpito proprio questa regione. 

Negli ultimi cinquant'anni il peggiore in assoluto è stato il Great Bohla, che il 12 novembre del 1975 si è abbattuto sul Bangladesh causando un numero imprecisato di vittime che oscilla tra le 300 e le 500mila. Sempre in Bangladesh, il 5 maggio 1991 morirono più di 138mila persone, il 28 maggio 1985 15mila, l'11 maggio 1965 36mila, il 31 oltre 12mila, il 28 maggio 1963 22mila. Il 5 agosto 1975 in Cina persero la vita 171mila persone per colpa del Super Tifone Nina, il 12 novembre 1977 ne morirono oltre 14mila nell'India orientale, il 3 maggio 2003, in Myanmar, più di 138mila per l'impatto di Nargis.

Se le stime sulle vittime di Haiyan nelle Filippine venissero confermate, anche questo poverissimo paese del Sudest asiatico si ritroverebbe con le carte in regola per entrare in questa drammatica classifica, speriamo rimanendo nelle ultimissime posizioni. 

Secondo gli esperti, sono tante le ragioni che fanno sì i cicloni più devastanti finiscano sempre col colpire l'Estremo Oriente: questioni metereologiche, geografia, densità della popolazione, povertà e debolezza dei governi in carica.

Tra i problemi dell'Asia rientra certamente l'abitudine di costruire città (che in poco tempo diventano iper popolate), a ridosso delle grandi baie, laddove la forza dei cicloni inevitabilmente si amplifica, generando una forza distruttiva in grado di travolgere praticamente tutto ciò che incontra. In un contesto già particolarmente sfavorevole, l'impatto di un tifone può finire con l'essere ulteriormente peggiorato dalla densità di popolazione esagerata che di solito caratterizza questi enormi agglomerati urbani (Tacloban, la cittadina filippina praticamente rasa al suolo da Haiyan, conta 220mila abitanti con una densità media di più di mille per chilometro quadrato), e dall'incapacità dei governi di definire prima, e mettere in pratica poi, piani efficaci per una rapida evacuazione delle zone a rischio

Infine, la povertà, perché è anche per questo che i tifoni distruggono tutto quello che incontrano nelle Filippine e in Myanmar, solo per fare un paio di esempi, ma non riescono mai ha esprimersi in maniera così devastante a Hong Kong, Tokyo o Singapore. Se le case, le chiese, gli ospedali e le scuole non fossero costruite con assi di legno, fango e lamiere ma con il cemento armato, di certo non si sbriciolerebbero così in fretta. Senza contare tutte quelle persone che un tetto sotto cui ripararsi di fatto non l'hanno mai avuto.

Lo tsunami che nel 2011 ha messo il Giappone KO ha dimostrato che per quanto una nazione possa essere preparata, l'impatto di un tifone dalla forza incontrollabile può comunque trasformarsi in una catastrofe. Ma Haiyan non può essere paragonato ne' al Great Bohla ne' a Nina. Eppure, è stato capace di cancellare una fascia di litorale profonda un chilometro, lasciando i superstiti nella disperazione più totale: senza cibo, acqua, elettricità e, purtroppo, anche senza speranze.

Dall'estero stanno arrivando decine di milioni di dollari per affrontare l'emergenza. Ma un paese come le Filippine è davvero in grado di farlo? E dove verranno soccorsi i feriti? Dove potranno essere accolti gli sfollati? Nelle stesse strutture di legno e lamiere, ogni tanto rinforzate da qualche mattone, che riempiono persino la capitale? Il problema dello sviluppo e della crescita economica è anche questo. Non bastano tassi di crescita a due cifre per trasformare regioni, stati poverissimi in paesi più sicuri. E se l'area colpita da Haiyan verrà "ricostruita" rimanendo fedele all'originale, nessuno dovrà stupirsi se l'arrivo di un altro tifone si lascerà alle spalle l'ennesima catastrofe.

Le Filippine hanno bisogno in questo momento di una serie di aiuti concreti, ma fino a quando il problema del sottosviluppo dell'Estremo Oriente in generale, e del Sudest asiatico in particolare, non verrà affrontato in maniera sistematica, questa regione continuerà a rimanere la vittima ideale di tutti i tifoni che si svilupperanno negli anni a venire.

 

  

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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