Terrorismo, a rischio i treni dell'Alta velocità
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Terrorismo, a rischio i treni dell'Alta velocità

L'Italia, a differenza del resto d'Europa, non ha innalzato i controlli nelle stazioni e sulle linee

Possibili attentati anche sui treni dell’Alta velocità che collegano Roma a Milano?

Mentre il Governo ha intensificato i controlli alle frontiere e negli scali aeroportuali, sembra invece sottovalutare il pericolo attentati nelle stazioni ferroviarie e in particolare ai danni di passeggeri dei treni dell’Alta velocità.

Eppure un attacco terroristico su un treno Roma-Firenze-Bologna- Milano, potrebbe provocare più vittime che un ordigno piazzato su un aereo. E il pericolo non è poi così remoto.

I terroristi che transitano sul nostro territorio conoscono perfettamente le nostre linee ferroviarie e le utilizzano per gli spostamenti da e verso il Nord Europa. I terroristi sbarcati a Venezia o Ancona e diretti in Germania, Francia e penisola scandinava, ormai da anni, utilizzano per una parte dei loro spostamenti anche le tratte ferroviarie. 

Non a caso, già tre anni fa, nel 2012, il livello di allerta terrorismo per le ferrovie in tutta Europa era elevatissimo. Si ipotizzavano atti di sabotaggio alle rotaie o alle linee elettriche aeree. Ma anche attacchi con ordigni esplosivi su tratti di percorrenza rapida o a tunnel e bombe all’interno dei convogli. 

L’allarme fu lanciato dall'agenzia americana Nsa, dopo aver intercettato una telefonata fra due importanti membri di Al-Qaeda. Tema centrale della telefonata, proprio una possibile ondata di attentati ai treni in Europa. Le autorità tedesche, reagirono immediatamente adottando una serie aggiuntiva di "misure invisibili" sulle tratte dei treni Ice e all’interno delle stazioni ferroviarie.

Ma il rischio attentati sui treni europei non è certamente calato e solo sei mesi fa, a fine luglio 2014, anche la Norvegia ha innalzato al massimo il livello di allerta sulla propria rete ferroviaria. Secondo l'intelligence scandinava alcuni cittadini arabi di nazionalità norvegese di ritorno dalla Siria stavano infatti preparando un attacco terroristico nel Paese. Le autorità locali, infatti, sospesero, per un periodo, persino gli accordi di Schengen e decisero di chiudere parzialmente lo spazio aereo sopra alla città di Bergen.

E in Italia?

“Il nostro Governo sembra sottovalutare il rischio attentati sulla tratta dell’alta velocità- spiega a Panorama.it, Edmodo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale – sembra non rendersi conto di quanto potrebbe essere devastante un attentato terroristico a bordo di un treno. Eventuali attentati sui treni, soprattutto quelli ad alta velocità, per il numero di utenti, potrebbero provocare danni e vittime addirittura superiori rispetto ad un atto terroristico commesso ai danni di un aereo”

Perché lei sostiene che il Governo stia sottovalutando la questione?
Ho già sollevato più volte questo problema all'attenzione dei Ministeri competenti con diversi atti di sindacato ispettivo, con interrogazioni parlamentari e lettere personali. Ma solo in un caso, le mie iniziative, hanno ricevuto una parziale risposta e solo dal Ministero della Difesa il quale mi ha spiegato che ci sarebbe "un eventuale impiego di personale militare in caso di eccezionali esigenze e solamente se rappresentate dal Ministero dell'interno".

Secondo lei, deputato ma anche ufficiale in aspettativa dell’Arma dei Carabinieri, quali dovrebbero essere le misure da adottare?
Alla luce della grave minaccia terroristica dell'Isis, per soddisfare l'esigenza di maggiore sicurezza all'interno e all'esterno delle stazioni ferroviarie, sarebbe necessario introdurre sistemi di controllo analoghi a quelli presenti negli scali aeroportuali, con particolare riferimento ai treni ad alta velocità.

Ma com’è possibile effettuare controlli “stile aeroporto” se ci sono forti carenze di organico sia nelle Forze dell’ordine sia tra il personale di Trenitalia?
Semplice: volontari in ferma prefissata e aliquote di personale militare fuori servizio. Questi controlli potrebbero essere soddisfatti benissimo, aumentando in modo esponenziale la sicurezza dei passeggeri, attraverso proprio l'impiego di personale esterno, ovvero da volontari in ferma prefissata. Dopo apposite procedure selettive ed al termine di un periodo di specifica formazione da parte di Trenitalia, questi volontari potrebbero essere prontamente utilizzati per incrementare le politiche di security. Stessa cosa anche per le aliquote di militari fuori servizio.

Lei ha scritto a ottobre 2014, anche al ministro Alfano. Che cosa le ha risposto?
Mi ha rassicurato che sono stati istallati sistemi di videosorveglianza sulla rete ferrata per garantire la sicurezza pubblica e che il Gruppo Fsi è impegnato nel potenziamento di questi sitemi. Ma detto ciò purtroppo anche oggi abbiamo assistito all'ennesimo rallentamento per furti di rame sulla linea ferroviaria. Questo dimostra quanto la rete ferroviaria italiana sia vulnerabile e accessibile anche da banalissimi ladri.  


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Nadia Francalacci