Studente morto in gita: è sciacallaggio mediatico
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Studente morto in gita: è sciacallaggio mediatico

Contro i compagni di Domenico è gioco al massacro. Le confessioni? Solo di aver bevuto. Trovato l'autore dello scherzo? È falso

Nell'articolo scritto ieri sera facevo una premessa: l'analisi era fatta sulla base degli elementi da tutti noi conosciuti all'ora esatta in cui chiudevo il mio scritto. Facevo presente che si trattava di una indagine in evoluzione, ed era quindi possibile che un minuto dopo venisse fuori un elemento nuovo capace di scardinare totalmente il quadro investigativo. Motivo per cui tutto quello che avreste letto sarebbe potuto apparire di colpo vecchio se non addirittura strampalato.

Ma altrettanto stralunate mi apparivano le ipotesi e le ricostruzioni che circolavano in quelle ore sulla morte di Domenico Maurantonio, il diciannovenne padovano in gita con la scuola a Milano, morto in seguito a una caduta dal quinto piano dell’Hotel da Vinci di via Senigallia a Bruzzano.

Sono le 16 di venerdì 15 maggio. Fermiamo il tempo e guardiamo gli elementi investigativi al momento presenti sul tavolo. E sulla base di questi esprimiamo un nuovo giudizio, facendo sempre la stessa doverosa premessa.


Ebbene, non è cambiato nulla. Gli indizi e le informazioni investigative raccolte sono sempre le stesse. Ma sugli organi di stampa continua il gioco al massacro nei confronti dei compagni di gita della vittima.

Siamo allo sciacallaggio mediatico. Le novità di questa mattina paventano aperture nel muro di silenzio dei ragazzi del liceo di Padova. Qualcuno gioca sulle prime confessioni che sarebbero arrivate dopo gli interrogatori di ieri. Titolini ammiccanti per poi andare a scoprire che gli amici di Domenico avrebbero ammesso di avere bevuto qualche birra di troppo. E che anche il diciannovenne rimasto ucciso aveva bevuto molto per quelli che erano i loro standard.

Intanto, mentre dai primi risultati medico legali viene fuori che nello stomaco e nell'intestino del ragazzo sarebbe stata trovata una notevole quantità di alcol, rimane il cosiddetto giallo del lassativo sciolto di nascosto nella birra di Domenico. Ma siccome questa certezza non può arrivare dalle analisi tossicologiche, ecco che spunta quasi come fosse una confidenza di qualcuno degli investigatori. I quali questa mattina hanno emesso un comunicato stampa ufficiale della Questura di Milano per smentire ogni tentativo di attribuire agli inquirenti le ipotesi fantasiose degli scriventi. Nel frattempo un quotidiano annuncia che avrebbero addirittura identificato il ragazzo che sabato notte ha versato del lassativo nel bicchiere di Domenico.

Questa informazione è falsa. Se qualcuno ha trovato il presunto autore dello scherzo, lo tiri fuori, ci metta la faccia, si prenda la responsabilità. Attribuirlo agli inquirenti suona come un codardo tentativo di coprirsi le spalle.

Sono tanti i sassi lanciati e la mani nascoste in questa storia in cui la superficialità la fa da padrone, per vendere qualche copia di giornale, per un maledetto clic in più sui siti internet, per mettersi in mostra e cercare di tirarsi fuori dalle secche in cui è piombata questa nostra maledetta professione. Peccato che tutto ciò rischia di avere delle pesanti ripercussioni su ragazzi appena maggiorenni che avrebbero il diritto di essere preservati, prima che linciati.

I fatti sono questi. Domenica mattina, dopo la prima colazione, i compagni di stanza si accorgono dell’assenza di Domenico, il cui corpo viene trovato alle 8,30 nel cortile dell’albergo, vicino alla scala antincendio. Il ragazzo aveva trascorso la serata con due o tre compagni bevendo qualche bicchiere dibirra. È volato giù dalla finestra durante la notte, senza lasciare alcun biglietto.

Considerato che non soffriva di disturbi psichici, aveva un bel rapporto con la sua fidanzata e i genitori, in compagnia dei quali conduceva una vita serena, la prima ipotesi che viene esclusa è quella del suicidio.

Le due ipotesi

Rimangono due possibilità: omicidio, oppure incidente. La prima non è supportata da alcun elemento concreto, quindi almeno fino a prova contraria non deve essere neppure presa in considerazione. È vero, sul cadavere di Domenico è stato trovato un livido, situato all’altezza dell’avambraccio, ma è troppo poco per pensare che un ragazzo forte e sano possa essersi lasciato buttare giù da qualcuno e che la sua eventuale resistenza sia evidenziata da un semplice livido. No, l’omicidio proprio non attecchisce.

Resta in piedi l’ipotesi della caduta accidentale, e qui si aprono una serie di ipotesi che in queste ore sono state prospettate dagli organi di stampa, alcune delle quali montate con grande superficialità. Anche perché non risulta siano state formulate e neppure segretamente caldeggiate dagli investigatori della Squadra Mobile della polizia di Milano, che si sono trincerati dietro un muro di silenzio.

Per carità, ognuno è libero di avanzare tutti gli scenari che vuole, ma uno sforzo di prudenza certo non guasterebbe, visto che si finisce per mettere in circolo dubbi e insinuazioni che vanno a scaraventarsi come treni a grande velocità addosso a ragazzi appena maggiorenni. Che hanno il diritto di non essere processati e condannati dal tribunale del popolo sulla base dei soliti pregiudizi e luoghi comuni sui giovani.

Veniamo al dunque. La dinamica accreditata in queste ore dagli organi di stampa è più o meno questa. Qualcuno dei compagni di classe avrebbe messo del lassativonella birra di Domenico, il quale durante la notte si sarebbe sentito male, avendo già avuto delle sofferenze allo stomaco in passato. A quel punto sarebbe uscito dalla camera, qualcuno ipotizza svegliando i suoi due compagni di stanza, per iniziare a vagare sul pianerottolo.

La pista "goliardica"

C’è chi scrive che la goliardata degli amici abbia comportato anche la chiusura delle camere e dei bagni. Fatto sta che Domenico arriva alla finestra, pensando di riuscire a saltare per raggiungere il balcone della camera, scrive qualcuno. O per liberare il suo intestino, ipotizza qualcun altro che si spinge a immaginare un compagno che lo aiuta e che prova a trattenerlo quando cade. Da lì i lividi sul braccio.

Vediamo su quali basi vengono costruite queste ipotesi, che magari si potranno rivelare veritiere nel futuro che inizia tra un minuto, ma non appaiono totalmente attendibili alle 20 di questa sera. Partiamo dal Guttalax. Dove sta scritto che Domenico abbia ingurgitato del lassativo? Sono state disposte le analisi tossicologiche sul cadavere, ma è troppo presto per i risultati. E nessun professionista medico legale serio si spingerebbe mai ad avanzare ipotesi con la stampa.

Certo, potrebbe trattarsi di una soffiata fatta da uno dei ragazzi della gita. Ma qui si fa a cazzotti con quella che è la vulgata dominante: ovvero che i compagni di classe di Domenico si sono chiusi a riccio, non parlano con nessun giornalista, e soprattutto sono straordinariamente concordi nei racconti. Fin troppo, secondo qualcuno, che ci vede un disegno comune per proteggersi da segrete malefatte.

I compagni di classe

Possibile, perché no. Intanto bisogna prendere atto che tutti loro escludono di essersi trovati con Domenico al momento in cui cade da quella finestra. E va chiarito, a differenza di quanto è stato scritto, nei loro racconti non c’è alcuna contraddizione, sempre fino a questa sera. Ricordiamo che ci troviamo al cospetto di ragazzi tranquilli, con la testa a posto, figli di famiglie normali. Che non vuol dire nulla, certo, ma allora vuole dire anche meno il racconto della goliardata, visto che manca la benché minima evidenza scientifica e che nessuno di loro ha parlato di scherzi da deficienti.

Ultimo dato, la finestra dalla quale è volato Domenico. L’apertura si trova a un metro e mezzo da terra, con un davanzale largo una quarantina di centimetri. Motivo per cui è impossibile che il ragazzo sia caduto accidentalmente.

Qui occorre fare chiarezza. Domenico non può essere volato giù mentre camminava vicino alla finestra, perché si è sporto e ha perso l’equilibrio in seguito a un giramento di testa. È chiaro che su quel davanzale ci deve essere salito.

Ma chi ce lo dice, come hanno scritto in molti, che fosse in compagnia di un amico? Il livido sull’avambraccio? No, non basta. Potrebbe benissimo esserselo procurato da solo, prima o durante la giornata, in qualsiasi circostanza. Come potrebbe essere salito da solo sul davanzale e aver perso l’equilibrio perché non totalmente sobrio.

Anche questa è una possibilità, che al momento, in attesa dei risultati delle analisi tossicologiche, ha pari dignità rispetto alle altre. Che hanno semmai il torto di insinuare il dubbio nei confronti di un gruppo di ragazzi, verso i quali andrebbe puntato il dito soltanto in presenza di elementi concreti.

Si chiama garantismo, che può essere esercitato anche a mezzo stampa.

Per finire, rimangono le tracce di feci sulla finestra, che al momento non hanno alcuna connessione con la morte di Domenico. Motivo per cui, forse, era un dettaglio che poteva essere risparmiato alla già provata famiglia del ragazzo.

L'hotel Da Vinci dove è morto un ragazzo in gita, Domenico Maurantonio, a Milano,10 maggio 2015. ANSA/DANIELE MASCOLO

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Carmelo Abbate