Strage di Bologna: l'assurdo risarcimento che nessuno pagherà
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Strage di Bologna: l'assurdo risarcimento che nessuno pagherà

Valerio Fioravanti e Francesca Mambro dovrebbero versare 2.354.463.595 euro allo Stato. Ovviamente non possono. E allora che senso ha?

Per l'esattezza sono 2.354.463.595,20 euro. Leggete bene: due miliardi, trecentocinquantaquattro milioni, e quattrocentosessantaremilacinquecentonovantacinque euro, più venti centesimi.

Entro il 21 settembre 2018, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti dovrebbero versare quella cifra monstre allo Stato italiano come risarcimento per la più grave strage nella storia d'Italia, l'esplosione di una bomba alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980: 85 morti e 200 feriti.

Se non lo faranno, come è da immaginare (nemmeno uno Stato sovrano riuscirebbe a farlo in un colpo solo), rischiano di vedere aumentare la cifra, con le relative penali...

La prima condanna al folle risarcimento era arrivata nel marzo 2014, a 34 anni di distanza dall'attentato, e ora è divenuta definitiva. Il giudice bolognese Francesca Neri aveva stabilito, oltre un anno fa, che i 2 miliardi e passa bastassero per coprire non solo i danni materiali pagati dallo Stato, ma anche quelli immateriali e d'immagine: e questo perché in seguito all'attentato, scriveva il giudice, l'Italia "appare agli occhi dei propri abitanti come incapace di proteggere la propria incolumità, nello svolgersi della loro vita quotidiana, in quanto vittima di individui e organizzazioni capaci di colpire dovunque e senza alcun preavviso".

Ma il danno d'imagine è soprattutto rivolto al versante internazionale. Perché da parte delle altre nazioni, aggiungeva la sentenza, l'Italia "viene vista come uno Stato in lutto, vulnerabile rispetto all'azione di gruppi estremisti".

Davanti a sentenze come questa, viene da obiettare che la giustizia italiana spesso perde il senso della misura. A parte il fatto che nessuna condanna del genere ha mai riguardato altri terroristi, né rossi né neri (di certo non i brigatisti che nel rapimento Moro del 1978 organizzarono la strage di via Fani, certo inferiore per numero di uccisi, ma non per l'impressione che destò negli italiani e nell'opinione pubblica mondiale), che senso ha condannare a un risarcimento di quasi 2 miliardi e mezzo di euro? A che cosa porta? A nulla.

Perché da anni Mambro e Fioravanti vivono dello stipendio (certo non ricco) che passa loro l'organizzazione radicale Nessuno tocchi Caino, che opera per i detenuti, per la quale la coppia lavora mostrando spirito di piena redenzione rispetto agli anni di piombo.

Anche ammesso che lo Stato pignori loro un quinto dello stipendio, servirebbe mezzo milione di anni per arrivare alla cifra richiesta. Per di più, a Bologna è in corso un processo a Gilberto Cavallini, un presunto terzo complice di Mambro e Fioravanti, e dalle udienze stanno uscendo novità interessanti: alcune conferme indirette dei loro alibi per la mattina del 2 agosto 1980, e soprattutto la decisione di ascoltare il terrorista internazionale "Carlos", che potrebbe rivelare particolari fondamentali su una pista poco battuta dagli inquirenti bolognesi.

La pista del terrorismo palestinese

A Bologna, nel 1980, erano molto attivi attivi alcuni terroristi filopalestinesi. A partire da Abu Anzeh Saleh, uno dei leader del Fronte di liberazione nazionale della palestina, che era stato arrestato nel novembre 1979 per traffico d'armi internazionale. Ma in città, nei giorni immediatamente precedenti la strage, erano presenti proprio due membri della banda di Carlos, impegnato a fianco dei palestinesi: Thomas Kram e Christa Frohlich.

Poco dopo la mezzanotte del 1° agosto 1980, Thomas Kram, militante di spicco della Cellule rivoluzionarie e ai vertici del gruppo di Carlos aveva preso alloggio all’albergo Centrale, un hotel a 15 minuti di passeggiata dalla stazione: l'indomani, il giorno dell’attentato, Kram era scomparso.

La segnalazione della sua presenza a Bologna alla vigilia dell’attentato venne fatta soltanto dieci anni dopo, nel marzo 2001, dall’allora capo della polizia Gianni De Gennaro. La questura di Bologna indagò e riuscì a trovare anche il registro delle presenze dell’hotel Centrale, con la registrazione del nome e dei dati anagrafici del terrorista tedesco. Ma l’autorità giudiziaria archiviò quella pista.

Un terzo buco nero riguarda Christa-Margot Fröhlich, un'altra terrorista tedesca, esponente delle Cellule rivoluzionarie e anch'essa legata al gruppo di Carlos. Un dipendente dell’Hotel Jolly di Bologna, piazzato di fronte alla stazione, due anni dopo la strage riconobbe proprio la Fröhlich nelle fotografie della terrorista che era stata arrestata il 18 giugno 1982 all’aeroporto di Fiumicino con una valigia carica di esplosivo, poi risultato compatibile con quello utilizzato per l’attentato alla stazione di Bologna.

Il dipendente dell'hotel Jolly testimoniò che la giovane donna nel pomeriggio del 1° agosto era nel suo albergo e aggiunse che gli fece recapitare attraverso un fattorino una pesante valigia nera al deposito bagagli della stazione. Ma anche questa clamorosa testimonianza non portò ad alcuno sviluppo investigativo.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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