La strage di Bologna, il risarcimento e i paradossi
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La strage di Bologna, il risarcimento e i paradossi

Francesca Mambro e Giusva Fioravanti condannati in sede civile a pagare 2 miliardi di euro: ma è una sentenza puramente declamatoria

La sentenza civile di primo grado che ieri ha condannato Giusva Fioravanti e Francesca Mambro a risarcire danni per oltre 2,1 miliardi di euro alla presidenza del Consiglio e al ministero dell'Interno, in quanto autori della strage di Bologna, merita alcune righe controcorrente. 

Non soltanto perché è una sentenza puramente declamatoria (e in quanto tale paradossale): Mambro e Fioravanti, i due ex terroristi dei Nuclei armati rivoluzionari che per Bologna sono stati condannati definitivamente nel 1995, lavorano entrambi per Nessuno tocchi Caino, l'organizzazione radicale che si batte contro la pena di morte nel mondo, macon i loro stipendi non potranno certo fare fronte alla disastrosa richiesta economica.

No, non è solo per quello. Perché hanno colpito anche le parole di Paolo Bolognesi, deputato Pd e presidente dell'Associazione familiari delle vittime, il quale subito dopo la condanna ha dichiarato: "È una bella notizia. Così, se non altro per loro e i loro eredi, il discorso della strage di Bologna rimarrà come una macchia indelebile, costantemente, anche dal punto di vista economico, che è poi quello che capiscono meglio".

Uno capisce tutto: il rancore senza fine dei familiari delle vittime, il loro odio giustificato, forse anche il senso di vendetta. Ma non si può non condividere la risposta che a Bolognesi ha dato Francesca Mambro, madre di una bambina di 13 anni che sicuramente di quella strage non porta alcuna colpa. "Non mi pare giusto tirare in ballo gli eredi" ha detto Mambro.

Mambro ha aggiunto altre parole, condivisibili o no ma comunque dignitose: "Io non so se un giorno, anche lontano, la verità verrà fuori; però nonostante tutto in fondo al cuore ho un sentimento di pietas per tutti coloro che non saranno pronti dovendosi ricredere. Io invece sono pronta perché la verità me la porto dentro, e continuerò a dirla con tutta la forza che avrò".

Condannati più volte all'ergastolo per atti di terrorismo e per altri omicidi compiuti negli anni Settanta, Fioravanti (arrestato nel 1981) è tornato uomo libero nell'agosto 2009 mentre Mambro ha finito di scontare la pena detentiva nel settembre 2013, dopo aver trascorso 31 anni tra prigione, arresti domiciliari e semilibertà: entrambi però si sono sempre protestati innocenti dell'orrenda strage del 2 agosto 1980.

Alla loro voce, nel tempo, si è unita quella di molti altri: a partire dall’ex presidente Francesco Cossiga, ministro dell’Interno all’epoca della bomba di Bologna. A favore dei neofascisti erano scese in campo anche le ex brigatiste Barbara Balzerani e Laura Braghetti. A un certo punto si era creato un comitato d'intellettuali e giuristi, di destra come di sinistra. E inutilmente Mambro e Fioravanti hanno presentato in tribunale ipotesi e indizi su altre piste, alcune delle quali credibili e plausibili. 

A chi scrive, quando era ancora rinchiusa nel carcere romano di Rebibbia (era l'agosto 1994), Mambro disse: "Ho sparato anch' io. E dentro di me porto delle responsabilità terribili, che vivo spaventosamente male. Molte di queste responsabilità sono anche morali, non materiali. Sparare è un atto meccanico, decidere invece che una persona da domani non vivrà più è la parte veramente drammatica, che davvero non ha scuse, non ha attenuanti. Ma resta il fatto che la strage non l' abbiamo fatta noi. E che allora non eravamo soli, mentre oggi in carcere siamo rimasti in due. E questa è ipocrisia".

Certo, soltanto Mambro e Fioravanti conoscono la verità. Quella giudiziaria, ormai, è solidamente stabilita. Nei loro processi, però, hanno confessato una serie di altri omicidi e di delitti, per i quali sono stati condannati a molti ergastoli. Perché mai non hanno mai voluto ammettere il minimo coinvolgimento nella strage di Bologna?

Farlo non sarebbe loro costato molto: ergastolo più, ergastolo meno, la pena da scontare restava la stessa. Tutt'al più qualche beneficio carcerario. "Ma se avessi voluto accedere a quei benefici" disse Mambro nell'intervista a Panorama del 1994 "avrei potuto farlo decine di volte. Tirare fuori un po' di nomi. Fare come altri che sono usciti senza pagare per gli omicidi di cui erano responsabili, e si sono liberati dell' accusa di stragismo per Bologna. Impuniti anche per le bombe che hanno messo e hanno confessato".

Resta comunque senza risposta un'altra domanda: che giustizia è quella che stabilisce un risarcimento impossibile, per di più 34 anni dopo il delitto che l'ha giustificato?

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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