
Stefania Craxi: "Quelli che tirarono le monetine a mio padre ora chiedano scusa"
La figlia dell'ex leader socialista a Panorama.it: "Non eleviamo Fiorito a rango di capro espiatorio. La Seconda Repubblica è nata su un grande imbroglio". Tutto sul caso Fiorito
«Non eleviamo ora per favore Franco Fiorito al rango di capro espiatorio. Questa indecente Seconda Repubblica dovrebbe chiedere scusa alla Prima. Allora c’erano i finanziamenti illegali ma per tenere aperte le sezioni, ora c’è il ladrocinio. Oggi i partiti sono ridotti a franchising elettorali. E nessuno parla di riforma delle regioni, dove tutto si è aggravato con la modifica del titolo V varata dal centrosinistra». Parla Stefania Craxi, presidente dei Riformisti italiani. E a Panorama.it racconta la drammatica telefonata con suo padre Bettino, il giorno delle monetine: «Fu lui a consolarmi».
On. Stefania Craxi, Fiorito è finito in carcere accusato di aver utilizzato i soldi della Regione anche per una jeep da neve... È una nuova Tangentopoli?
Solo il fatto della jeep mi autorizzerebbe a chiedere a nome della Prima Repubblica delle scuse da parte di questa indecente Seconda Repubblica. Scuse anche per il fatto che il signor Fiorito, per sua stessa ammissione, era fuori dal Raphael con i suoi“camerati” del Msi e i comizianti di Achille Occhetto a tirare monetine.
Ma ora qualcuno dice che un linciaggio non ne può giustificare un altro. Da stamattina sul web tirano monetine virtuali a Fiorito. Che ne pensa?
Non vorrei elevare il signor Fiorito al rango di capro espiatorio. Anche oggi tutti gridano allo scandalo specie tutti i leader dei partiti, ma nessuno dice che quei rappresentanti della Regione Lazio non sono figli di nessuno ma sono l’espressione diretta dei loro partiti. Altresì nessuno ha il coraggio di affermare che determinate porcate possono avvenire solo con il silenzio assenso e la corresponsabilità di tutte le forze politiche presenti alle quali è richiesta tra le altre cose la funzione di vigilanza e di controllo.
E invece che cosa accade?
Si prendono le distanze o si accusano, come ha fatto ipocritamente l’opposizione alla Regione Lazio, i singoli individui, ma nessuno osa mettere in discussione il modello di gestione e funzionamento degli enti regionali, i poteri esorbitanti di cui godono i presidenti, i costi esorbitanti delle assemblee regionali, che , avendo perso nel rapporto con i presidenti il proprio potere compensano la perdita del peso politico con l’accrescimento del potere economico.
Sta facendo un duro j’accuse, ma anche la classe dirigente della Prima Repubblica non era immacolata....
No. Ma non ho sentito molti dire che, indipendentemente da come vengono impiegate le risorse, i soldi per i gruppi regionali rappresentano cifre troppo esose in un frangente di crisi in cui si chiedono sacrifici enormi ai cittadini. Non ci si può quindi stupire se nelle Regioni ci sono ruberie. I partiti nazionali non possono non assumersi le loro responsabilità specie se come avviene questi incassano i rimborsi elettorali regionali e nella stragrande maggioranza dei casi non versano un centesimo alle realtà regionali. Ovvio che così nasce una sorta di patto implicito tra centro e periferia dove ognuno pensa a reperire anche con mezzi illeciti le risorse per la propria attività che per la maggior parte dei casi non sono di natura politica.
Allude alle sagre del tartufo, della nocciola e compagnia cantando?
Certo. Ma tutto questo non nasce per caso. La riforma del titolo V fatta dal governo di centrosinistra anziché avviare una riflessione sul sistema delle Regioni a 40 anni dalla loro nascita, al contrario ha aumentato competenze che hanno portato a generare una finanza fuori controllo e la creazione di una classe dirigente regionale votata al saccheggio delle istituzioni. E anche in seguito con l’avvio del federalismo fiscale nessuna analisi severa ed organica è stata avviata. Ma si è percorso esclusivamente il binario secondo il quale efficienza e responsabilità potessero affermarsi solo con la minaccia che l’elettore avrebbe bocciato il cattivo governante. Di fatto è successo l’opposto.
Che cosa fare?
È la grande occasione per una modifica organica e radicale della Costituzione che individui nuove funzioni e ridisegni le Regioni. Ma oggi qualsiasi proposta di legge, e anche io ne ho pronta una, rischia di restare lettera morta: la riforma del titolo V impone che qualsiasi modifica deve essere sottoposta a referendum.
Intanto, c’è chi ha paragonato Fiorito a un nuovo Mario Chiesa. È così?
Non facciamo confusione: quella volta si parlava di finanziamento illegale ai partiti sotto l’ombrello del quale si erano formati episodi deprecabili di corruzione. Ma la maggior parte dei soldi venivano usati dai partiti per tenere aperte le sezioni, organizzare tavoli di discussione, commissioni su temi specifici, attivare il dibattito pubblico e compiere quel necessario lavoro di intermediazione con la società civile. Oggi i partiti sono ridotti a franchising elettorali in cui c’è posto per tutto e per tutti e dove altresì tutto diventa lecito per accaparrarsi maggiori consensi e acquisire uno status privilegiato. Quella volta era il sistema di finanziamento illegale ai partiti, questa volta è il sistema di ladrocinio.
Quel famoso discorso di suo padre Bettino Craxi nel luglio del ‘92 alla Camera, in cui sfidò e invitò tutti a ridiscutere sul finanziamento ai partiti, lei lo rifarebbe al posto suo?
Lui era uno statista, io no. Non scherziamo. Ma è per questo che sogno che quella stessa assemblea che nel ‘92 rimase in un vile silenzio ora si alzi e chieda scusa alla Prima Repubblica.
Era con suo padre quel giorno delle monetine? E che ricordi ha?
No, non ero al Raphael con lui. Ero a letto che rischiavo di perdere mia figlia di cui ero incinta. Vidi quella scena in televisione ed è sempre rimasto un mio grande rammarico non essere lì quel giorno con lui. Mio padre quel giorno era con l’autista Nicola Mansi. Gli telefonai e mi scappò da piangere. Ma fu lui che consolò me. Anzi mi disse: ricordati, una Craxi non piange.