Stefania Craxi: "Come Bettino a Rimini, un manifesto rivoluzionario per FI"
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Stefania Craxi: "Come Bettino a Rimini, un manifesto rivoluzionario per FI"

Il 3 luglio la figlia dello statista socialista chiama a raccolta gli azzurri su Una Rimini per Forza Italia. Obiettivo: una conferenza programmatica come quella su «Meriti e bisogni» del 1982 dove Craxi anticipò Tony Blair

«Una Rimini per Forza Italia».  Stefania Craxi giovedì 3 luglio chiama a raccolta a Milano i Riformisti per Forza Italia, al teatro «Le Stelline» per lanciare l’idea di una Conferenza programmatica in grado di porre le basi per un nuovo manifesto «rivoluzionario» di FI, sulla scia di quella che fu la conferenza di Rimini nel 1982 per il Psi di Bettino Craxi.

 

Il celebre slogan: «Meriti e bisogni» pose le basi per un programma di governo credibile ed autorevole, autenticamente riformista, partendo dall’ idea che non ci può essere distribuzione del reddito senza crescita.  Il merito è un principio liberale con il quale rispondere ai bisogni. Senza crescita - spiega la ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi e figlia dello statista socialista - «si rischia solo la redistribuzione delle povertà».

 

Tony Blair, per sua stessa ammissione, si ispirò proprio a quella rivoluzione ideale craxiana. Stefania Craxi chiede anche che nel nuovo manifesto di FI si ribadisca la bandiera garantista: «Non vorrei mai vedere una Forza Italia forcaiola». 

 

Il fatto che «Rimini» sia ancora attuale avvalora il monito profetico di Craxi negli appunti di Hammamet: «Io parlo e continuerò a parlare». È il titolo di un libro edito da Mondadori in uscita a settembre.

 

On. Craxi, qual è la «Rimini» di Forza Italia?

«Forza Italia deve essere in grado di sviluppare un progetto rinnovato, coniugando lo spirito delle origini con le mutate vicende dei nostri tempi, facendosi promotrice di una fase costituente vera e propria. Ma le riforme costituzionali non possono prescindere dalla loro qualità. Quelle del governo Renzi, allo stato, sono riformicchie, bisogna partire da una Grande Riforma del sistema politico, per ridare alle istituzioni stabilità, governabilità, ma allo stesso tempo efficienza».

 

In una parola  il presidenzialismo?

«Sì, il presidenzialismo…».

Quello che chiede come presupposto delle riforme il senatore azzurro Augusto Minzolini, lei è d’accordo con i cosiddetti ribelli?

«Non voglio entrare in diatribe interne che non mi appassionano. Quello che dico è che Forza Italia deve ripartire da un progetto di grande respiro, di Grande Riforma. Bisogna restituire una visione al paese. Sono passati vent’anni dalla conferenza di Rimini del 1982, ricordata come la conferenza dei meriti e dei bisogni. Fu quella dove Craxi indicò in Italia e poi in Europa il compito di fare una grande forza riformista. Qual è Forza Italia. Dopo tanti anni io ritengo che bisogna fare una grande riflessione ideale come allora. Forza Italia deve ripartire dalle idee, da un’elaborazione e necessita quindi di una nuova Rimini».

 

Rimini anticipò Blair e le idee del New Labour.

«Assolutamente. Quella era la sinistra riformista, ben lontana dalla sinistra di oggi che può avere assunto facce nuove e seducenti, ma in realtà conferma la sua cultura di fondo, ovvero la redistribuzione delle risorse che non fa mai il paio con la redistribuzione della ricchezza. E’ l’opposto di quanto abbiamo visto con lo spot degli 80€. Invece è necessario che prima si produca ricchezza e poi si redistribuisca. Questa è stata la lezione craxiana, è la lezione liberale, che questa sinistra del tassa e spendi non ha mai capito e non ha mai fatto sua. Poiché oggi si è ampliata la platea di chi ha bisogno e si è ristretta quella di chi è portatore di un merito, da qui Forza Italia e il centrodestra dovrebbero ripartire».

 

Alcuni come Minzolini e Daniela Santanché lamentano anche l’appannamento se non l’ammainamento della bandiera  garantista alla base della nascita di FI. Che ne pensa?

«Un’intera classe dirigente in questi anni, a partire dal ’92 ha delegato e ha consentito che la sovranità popolare passasse dalle urne alla toghe».

 

Forza Italia però è stato sempre un baluardo antigiustizialista.

«Forza Italia è un partito garantista e farebbe bene a rimanerlo. Purtroppo talvolta la classe dirigente della Seconda Repubblica reagisce  in automatico in modo emotivo alle grida che si levano dalla piazza o, peggio ancora, ad un titolo di giornale».

 

Santanché ha paventato anche il rischio che qualcuno in FI voti per l’arresto di Giancarlo Galan. E del resto è passata sotto silenzio una novità che è un precedente: il voto palese imposto da Renzi a Montecitorio per l’arresto del deputato pd Francantonio Genovese.  Come valuta la cosa?
«Che questa sinistra sia rimasta una sinistra legata al moralismo militante, al giustizialismo non mi stupisce, mi stupirebbe molto che portatrice di una cultura forcaiola diventasse Forza Italia. Ma francamente lo escludo. Anche perché nei prossimi mesi dovremo reagire ad eventuali ingiustizie e barbarie giudiziarie che si dovessero presentare nei confronti di Berlusconi. Si preparano all’ennesimo abominio, condannandolo con un processo che lo stesso CSM dice che non sarebbe dovuto iniziare».

 

Renzi non è comunista, ma è «catto», esalta La Pira e Dossetti. Che pensa della sua nuova sinistra?
«Renzi è nato da una  cultura cattomunista che è ben lontana da quella di Don Surzo che era un cattolico liberale».

 

Che consiglio  a FI  e a Silvio Berlusconi nell’immediato?
«A Forza Italia non conviene la sommatoria dei cocci e di siglette. Una nuova leva dovrà farsi avanti, come diceva Craxi. E va individuata, sostenuta, incoraggiata. Silvio Berlusconi ha ancora intatte tutte le energie per dare avvio a questo processo di rinnovamento che non è un processo di nuovismo ma di necessaria novità. Deve consegnare alle nuove generazioni i valori e la tradizione».

 

Intanto, Berlusconi si trova in quella che le cronache descrivono come la morsa giudiziaria finale.

«Craxi lo disse e lo scrisse fin dal primo giorno che gli avrebbero fatto fare la stessa fine sua. A Berlusconi ho anche portato quell’appunto. Mio padre in tutti gli scritti dell’esilio su Berlusconi dice che la pressione su di lui sarebbe continuata finché non avrebbero raggiunto il loro obiettivo.  A settembre uscirà un libro sugli scritti di Craxi ad Hammmet. Si intitola: “Io parlo e continuerò a parlare”».

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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