Gli Usa perderebbero la Guerra con la Russia
Un carro armato statunitense Abraham M1A2 (Getty Imagines / Chung Sung Yun)
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Gli Usa perderebbero la Guerra con la Russia

Le armi non parleranno, ma, in via ipotetica, in uno scenario bellico, Washington sarebbe in svantaggio rispetto a Mosca

E' solo guerra di sanzioni (per ora). Barack Obama ha messo nel mirino altri venti alti funzionari dell'amministrazione russa, l'inner circle di Vladimir Putin, e ha deciso di colpire la Rossiya Bank, l'importante istituto bancario con sede a San Pietroburgo.

Il leader del Cremlino ha risposto al fuoco con analoghe bordate. Mosca ha messo il bando su nove importanti personaggi di Washington. Fra loro tre consiglieri di Obama - Caroline Atkinson, vice assistente per la sicurezza nazionale, Daniel Pfeiffer e Benjamin Rhodes - il senatore JohnMcCain, ex rivale di Obama nel 2008, il leader dei senatori democratici Harry Reid e lo speaker della Camera dei rappresentanti John Boehner. 

Putin non ha utilizzato solo le armi diplomatiche; ha usato anche l'ironia: ha annunciato che aprirà un conto corrente presso la Rossiya Bank.

La tensione tra la Casa Bianca e il Cremlino è destinata a salire. Una nuova confrontation è già un dato di fatto. I prossimi anni potrebbero essere al'insegna di una nuova Guerra Fredda. In questo contesto, c'è chi ragiona su poco probabili scenari bellici tra i due paesi. E chi lo fa, ha raggiunto una conclusione: l'America è assolutamente impreparata all'eventualità. In sostanza, perderebbe una guerra convenzionale con la Russia.

Stati Uniti impreparati a un nuovo conflitto

Questo è il frutto della strategia militare americana dell'ultimo decennio. Per un paradosso della storia, gli Usa mentre erano impegnati contro l'Unione Sovietica (e subito dopo, fino a metà degli anni '90) non hanno visto crescere il pericolo del terrorismo islamico. Il crollo delle Torri Gemelle è stato uno shock, il risveglio peggiore: l'unica superpotenza mondiale si scopriva vulnerabile. Da allora, il modo di intendere la guerra da parte di Washington è radicalmente cambiato rispetto al passato. Una prospettiva tanto mutata da non far vedere agli Stati Uniti il sorgere di un nuovo potenziale pericolo militare: il ritorno di Mosca.

Ritorno che non è stato visto anche per un altro fattore. Pechino e non Mosca è (stata) al centro delle attenzioni americane, il competitor globale è stato il bersaglio della politica di contenimento e di accerchiamento (le basi in Asia Centrale, il nuovo approccio con il Giappone, il saldo patto con l'Australia, l'interesse sempra maggiore dell'area del Pacifico) degli Usa.

Per anni, la Russia (e la sua voglia di nuova grandezza) è stata snobbata dagli Usa. Poco dall'amministrazione Bush (venata da profonda diffidenza nei confronti di Mosca), molto da quella attuale. Obama non l'ha mai indicata come una priorità. Prima arriva(va) la lotta al terrorismo e poi, sullo sfondo,con la sua crescita come potenza mondiale nei prossimi decenni, la Cina.

La trasformazione delle forze armate statunitensi

E, ora Washington è impreparata a qualsiasi ipotetico confronto militare.  Basta pensare ad alcune profonde trasformazioni delle forze armate americane avvenute nel corso di questo ultimo decennio. Durante la Guerra Fredda la dottrina militare prevedeva l'utilizzo di grandi unità combattenti, contingenti formati da migliaia di soldati, appoggiati da importanti formazioni di carri armati e di artiglieria pesante.

Ora, tutto questo non esiste più. La nuova strategia prevede piccole unità di truppe d'elite, che si scontrano in combattimento con analoghe schiere di nemici. E, il piano di taglio di costi varato dal Pentagono, ridurrà ancora di più il numero di effettivi dell'esercito Usa.

Il "Fronte Orientale" è stato poi smobilitato in questi anni. Nel 2013 una ricerca del conservatore American Enterprise Institute spiegava che almeno 100 installazioni dell'esercito americano sono state chiuse in Europa dal 2003, mentre il 75% delle forze dislocate dall'Air Force sono state eliminate o trasferite dal Vecchio Continente.

Stesso discorso vale per la Marina Militare che ha chiuso diverse basi. Il Nemico era altrove, e i soldati sono stati spostati. Gli stessi, nuovi mezzi militari, sono stati congegnati e costruiti per prestazioni e utilizzi ben diversi rispetto ai tempi della (Vecchia) Guerra Fredda. E'proprio il caso della marina, con le nuove unità più consone a manovrare e a combattere nelle acque del Golfo Persico che in altri mari.

Gli Usa e il dominio dell'aria

Per gli esperti, il caso più eclatante è quello del dominio dell'aria.  E'sempre stato americano, ora la situazione sembra essere cambiata. La nuova generazione di aerei da caccia russi, i T - 50, sembrano poter avere delle prestazioni migliori rispetto agli aerei americani. Con i loro missili a lungo raggio, la loro manovrabilità, sono superiori a tutti gli aerei della Nato, e sullo stesso livello, forse solo un poco inferiori, agli F -22 e agli F - 35.  Secondo un think tank australiano indipendente, Air Power Australia, "la superiorità americana dell'aria è ormai un retaggio del passato."

In questi anni, mentre la Russia costruiva aerei molto veloci e in grado di colpire a grande distanza, gli Stati Uniti invece puntavano su aerei la cui tecnologia permettesse di evitare il controllo dei radar, come i cacciabombardieri Stealth. Il fatto è che i russi hanno fatto passi da gigante nel campo della sorveglianza dei radar e hanno così ridimensionato la "minaccia" invisibile americana.

Inoltre, con l'ultimo piano di tagli, gli Usa hanno deciso di eliminare alcuni armi costruite per la Guerra Fredda. Come gli A 10, gli aerei anti carro nati apposta per dare appoggio delle truppe terrestri. Sono ancora in servizio, ma il piano di Chuck Hagel prevede il loro smantellamento.

Insomma, nella remota ipotesi che ci possa essere un scontro bellico  convenzionale con i russi, l'America, la Super Potenza militare si troverebbe in difficoltà. Rischierebbe di non vincere la (nuova) Guerra (Fredda) contro il Nemico di una volta. Che, ora, si ripresenta al fronte.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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