Cosa succede se falliscono gli Stati Uniti
News

Cosa succede se falliscono gli Stati Uniti

Quali saranno le conseguenze per gli americani e per noi di un default degli Usa?

C'è chi l'ha chiamata una catastrofe, chi un'Apocalisse, chi, più sobriamente, un disastro per l'economia statunitense e quella mondiale. C'è chi è meno apocalittico, ma non nasconde la gravità della conseguenze di un default degli Stati Uniti. Comunque sia, che lo scenario sia il peggiore o quello più indolore, un fallimento (tecnico) degli Usa è destinato a pesare sulle vite degli americani e, di conseguenza, anche sulle nostre. Quello che segue è una piccola guida sul default americano. Sperando che non ci sia.

Cosa è il default sul debito americano

Quando una persona o una entità non possono ripagare un debito al momento stabilito diventano inadempienti. Lo sono anche gli stati che non ripagano i prestiti ottenuti in cambio di obbligazioni. E'il caso degli Stati Uniti (se non verrà trovato un accordo sull'innalzamento del debito al Congresso): smetteranno di pagare i debiti che hanno contratto con chi ha acquistato buoni del tesoro statunitense.

Il governo federale spende più soldi di quanto incassa con le tasse. Per questo chiede prestiti attraverso i bond. Tra gli investitori più importanti ci sono la Cina e numerosi fondi pensione che da anni comprano obbligazioni del tesoro americano perché le ritengono più sicure. 

Il debito statunitense deve avere un limite per legge

Nell'ultimo decennio, il Dipartimento del Tesoro ha preso in prestito molto denaro (per lo più da investitori stranieri) per finanziare due guerre, contribuire a rimettere in piedi l'economia dopo la crisi del 2008 e dare vita ai pacchetti di stimolo per il rilancio economico. Ma, per legge, il debito ha un limite il cui superamento può essere deciso solo dal Congresso.

Il governo federale ha raggiunto questo tetto di indebitamento (16.669 trilioni di dollari) nel maggio del 2013 e, in attesa di un intervento di Capitol Hill, ha onorato i suoi impegni attraverso misure straordinarie di spesa (come previsto dalla legge). Ma, questo serbatoio speciale nel corso dei mesi, si è progressivamente svuotato e il 17 ottobre è la data prevista dal ministero del tesoro americano per l'esaurimento delle scorte. Dopo di allora, senza un via libera del Congresso a un ulteriore indebitamento, il governo federale non potrà onorare tutti i suoi impegni. 

Se non viene raggiunto un accordo sul limite del debito può essere evitato il default ?

Il Segretario al Tesoro Jack Lew ha detto che se il Congresso non trova un accordo, il governo non potrà pagare buona parte dei debiti. In realtà, visto che questa sarebbe la prima volta di un default degli Usa, lo stesso governo non sa bene cosa accadrà. Si sa che sono a rischio il pagamento non solo dei prestiti ottenuti attraverso i bond, ma anche quello dei programmi di assistenza federale come il Medicare o il Medicaid e gli stipendi del dipendenti federali. Il governo, infatti avrebbe la capacità di coprire un ammontare pari solo il 68% degli impegni da pagare nel mese di ottobre e di novembre. Questi i pagamenti relativi a questi due mesi:

- 23 ottobre, programmi di assistenza sociale : 12 miliardi di dollari

- 28 ottobre, stipendi dei dipendenti federali: 3 miliardi di dollari

- 30 ottobre, programma di assistenza sanitaria e pensionistica Medicaid: 2 miliardi di dollari

- 31 ottobre, pagamento degli interessi sul debito pubblico: 6 miliardi di dollari

- 1 novembre, pagamento Medicare, altri programmi di assistenza sociale, salari della forze armate, dei militari in pensione e dei veterani: 55 miliardi di dollari

-14 novembre, pagamento programmi di assistenza sociale: 12 miliardi di dollari

-15 novembre, pagamento degli interessi sul debito pubblico: 29 miliardi di dollari

Secondo alcune ipotesi di scuola, il governo potrebbe pagare parte di questi debiti con un anticipo sulle entrate delle tasse, ma a quel punto dovrebbe decidere anche a quali voci dare priorità. L'amministrazione Obama ha già fatto sapere che privilegiare il pagamento degli interessi sui bond a discapito della spesa sociale è da considerarsi illegale. Se, non dovesse essere trovato l'accordo, è evidente che molti di questi pagamenti dovranno essere bloccati. Fino a quando non verrà trovato l'accordo politico.

Quali potrebbero essere le conseguenze sull'economica statunitense e sui cittadini americani ?

Secondo il capo della Fed Ben Bernanke, un default degli Usa sarebbe un colpo mortale alla ripresa economica. E'la stessa preoccupazione del numero uno del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, e dei più importanti banchieri mondiali, come Anshu Jain, alla guida della Deutsche Bank. La questione è che inciderebbe sulla ripresa economica degli Stati Uniti e di conseguenza sul resto dell'economia mondiale, intrinsecamente collegata a quella americana. Compresa la nostra.

Il default creerà una situazione di incertezza sui mercati finanziari, in particolare quello dei bond, portando a un aumento dei tassi di interesse. Tassi che non peseranno soltanto sugli interessi che dovrà ulteriormente pagare il governo statunitense, ma che, con un effetto a catena, andranno a colpire più in basso, dagli imprenditori statunitensi (che navigano o no in cattive acque) fino ai semplici risparmiatori.

Tassi più alti, stop ai crediti, problemi per l'occupazione

Il sistema (banche, imprese) andrebbe in fibrillazione: per le piccole medie aziende americane potrebbe essere un problema di sopravvivenza. Verrebbero bloccati i crediti bancari, o sarebbero dati con interessi troppo alti per permettere a una piccola società di andare avanti. Inoltre, potrebbero esserci ritardi nei pagamenti degli stipendi delle società private. Dipenderà dal loro stato di salute, ma le società che non hanno a disposizione denaro liquido, e che devono ricorrere ad anticipi bancari, potrebbero anche correre il rischio di non avere i soldi per pagare i propri dipendenti. Potrebbe esserci così un'ondata di licenziamenti, con scarse possibilità di trovare un nuovo posto di lavoro. C'è già chi prevede che il tasso di disoccupazione possa tornare a rialzarsi.

Mutui e tasse più alte, tagli allo stato sociale

Chi ha acquistato una casa (o vuole farlo) dovra mettersi in cuore in pace (se può): i tassi dei mutui schizzeranno alle stelle. Chi ha investito i propri risparmi in borsa, invece, rischia di vederne perduta (se non ha guadagnato nel frattempo), una parte. Basterebbe ricordare che nel 2011, durante i giorni del braccio di ferro sul debito, l'indice Dow Jones perse 2.000 punti e l'8 agosto di quell'anno, il giorno dopo la decisione dell'agenzia di rating Standard & Poor's di declassare il debito Usa, Wall Street andò sotto di 635 punti in una sola giornata.

Altra possibile conseguenza: il governo americano sarà costretto ad aumentare le tasse (era già successo nel 2011 a causa del ritardo dell'accordo tra Casa Bianca e Congresso) e spenderà buona parte delle entrate fiscali per pagare gli interessi sulle obbligazioni, togliendo i soldi ad altre voci del bilancio statale. L'effetto finale dovrebbe essere il taglio degli investimenti nelle infrastrutture, nell'assistenza sanitaria e sociale e nell'educazione. Molti di coloro che beneficiano di questi programmi potrebbero essere costretti a rinunciarvi da un giorno con l'altro.

Conseguenze sul dollaro

Lo renderebbe più debole. Storicamente sono paesi stranieri come la Cina (1.28 trilioni di dollari) e il Giappone (1.14 trilioni di dollari) ad avere investito nel debito americano e, secondo alcuni studi, se si arrivasse al default, potrebbero decidere di dirottare una piccola parte di questi investimenti altrove, causando così un fluttuazione della moneta statunitense sui mercati. Una svalutazione del dollaro potrebbe andare bene per l'industria americana che esporta all'estero (i prezzi dei prodotti sarebbero più bassi), ma allo stesso, sarebbe un problema, perché le stesse industrie dovrebbero fare fronte all'innalzamento dei tassi di interesse. Insomma, un cane che si morde la coda

Alla lunga, poi, un deprezzamento del dollaro potrebbe portarlo a non essere più la valuta di riserva internazionale. Uno studio del 2010 ha rivelato come solo una piccola percentuale dei top manager mondiali intervistati pensasse che nel 2025 il dollaro potesse avere ancora quello status. Il default potrebbe accelerare questo dibattito in corso ormai da tempo. La moneta verde non sarebbe più la regina dei mercati valutari. Per una mancanza di fiducia in lei, nell'economia e nel sistema politico americano. Non è poco. Anzi. Una svolta epocale.

I più letti

avatar-icon

Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

Read More