Stati Uniti: da #metoo a #neveragain: perché la strada è lunga ma c'è
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Stati Uniti: da #metoo a #neveragain: perché la strada è lunga ma c'è

Mentre Hollywood cerca il riscatto morale, sulla East Coast che si sta giocando la partita sulle armi. Intanto Trump mette al bando i super-fucili

L’America si domanda se l’hashtag #neveragaincontro le armi da fuoco riuscirà ad eguagliare quello del #metoo, dando inizio a un movimento vero e proprio, capace di sensibilizzare la coscienza collettiva.

In un contesto in costante evoluzione, dove alla polemica politica si mescola quella culturale, i due movimenti contano analogie e differenze e, forse, un pezzo di cammino da fare insieme.

Certo, dopo l’annuncio dei coniugi Clooney pronti a donare mezzo milione di dollari agli organizzatori della prossima marcia del 24 marzo a Washington, sembra che Hollywood abbia trovato nel #neveragain l’occasione del riscatto rispetto alle tante, tantissime, ambiguità rispetto alle ipocrisie del #metoo.

Incrocio di hashtag

L’analogia è al momento solo una: la comune matrice americana, addirittura da East Coast. Il #metoo è nato a New York su iniziativa di due donne (Tarana Burke e Alyssa Milano), il #neveragain in Florida.

#metoo è stato poi eletto “persona dell’anno” 2017 da Time, che appunto si pubblica a New York. Ma New York e la Florida sono anche, guarda caso, le roccaforti di Donald Trump.

La prima è la sua città natale nonché sede dell’impero economico di famiglia, la seconda il buen retiro (buono fino a che punto non si sa…) di Mar-a-Lago, la strepitosa villa privata di Palm Beach.

La partita si giocherà ora in campo neutro, a Washinton appunto, dove la grande marcia del prossimo 24 marzo si annuncia densa di aspettative.

Una partita a tre

Nel frattempo Trump fa qualche concessione, come ad esempio l’annuncio di un memorandum (attenzione non è un bill esecutivo, ma solo una suggestione per ora) sul bando del Bump Stock, il dispositivo che accresce le potenzialità di un fucile semi-automatico e lo trasforma in un’arma da guerra.

Il tema era già nell’aria, almeno dal massacro di Las Vegas del 2017, e la NRA (National Rifle Association) sapeva bene come questa concessione potesse entrare nella partita a scacchi col Congresso.

Nulla di nuovo, quindi, a parte un hashtag come il #neveragain che sembra crescere di giorno in giorno. Tuttavia, mentre il #metoo è un movimento che parte dagli Usa ma interessa il mondo, perché la violenza sulle donne ha una dimensione globale che abbraccia culture e latitudini diverse, il #neveragain rischia di essere un tema squisitamente americano, perché squisitamente americani sono i fattori in gioco: la cultura delle armi, la mentalità del secondo emendamento e i rapporti di forza in gioco nel braccio di ferro tra opinione pubblica e lobby.

Dalla società alla politica

Molte belle parole, insomma, mentre il Congresso della Florida ieri ha respinto una mozione per la messa al bando delle armi implementate col Bump Stock; la maggioranza repubblicana ha insomma fatto sentire ancora una volta la sua voce mentre i media rimproverano a Trump di dedicarsi al golf e a Twitter mentre erano in corso i funerali delle vittime di Parkland.

Messaggio forte e chiaro per il nascente #neveragain. Al momento il nome della marcia del 24 marzo è March for Our Lives, che fa pensare ad un nuovo hashtag omonimo o a una coabitazione tra i due slogan.

Certo lo scontro diventa ora politico. Ma come accadde per la pena di morte, occorre un atto di coraggio dei leader. Quando la Francia di François Mitterand abolì la pena di morte nel 1981 ebbe il coraggio di farlo per via parlamentare, consapevole che un referendum popolare avrebbe bocciato la proposta.

Fu quello forse l’ultimo atto dell’Illuminismo francese. Il #neveragain deve ancora compiere molta strada, e tutta in un ambiente ostile. Ma forse qualcosa, a partire dal senso di colpa di Hollywood, si sta finalmente muovendo.

Per saperne di più

- Dalla Columbine a Parkland: tutte le stragi nelle scuole americane

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Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

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