Spezzata la riscossa filippina
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Spezzata la riscossa filippina

Il settore agricolo ha subito danni per 63 milioni di euro, il 10 per cento del Pil servirà per la ricostruzione, e la crescita sta già rallentando

Con raffiche che hanno superato i 300 km/h, il tifone Haiyan si è portato via non solo la vita di migliaia di filippini, ma anche le loro case, le scuole, le chiese, gli ospedali, e purtroppo anche molte delle loro speranze. Di ricostruire ciò che è stato distrutto, di dare un tetto agli sfollati, ma anche di trasformarsi, un giorno, in una nazione capace di proteggersi da questo tipo di catastrofi, evoluzione che segnerebbe l'affrancamento definitivo da povertà e sottosviluppo.

Dopo aver cancellato una fascia di litorale profonda un chilometro, Haiyan rischia di avere un impatto altrettanto disastroso sull'economia del paese. 71mila ettari di terreno risultano attualmente inutilizzabili, e il Ministero dell’Agricoltura filippino ha stimato che i danni al settore agricolo, che comprendono sia i raccolti sia le infrastrutture, sono stati stimati in oltre 63 milioni di euro.

Sul piano finanziario, negli ultimi quattro giorni il pesos filippino ha perso lo 0,3 per cento del suo valore rispetto al dollaro, e anche la Borsa ha registrato un rallentamento del 2,2 per cento. Molti esperti sostengono che si tratti di una conseguenza inevitabile alla luce dell'ondata distruttiva innescata da Haiyan, ma gli effetti di medio e lungo periodo restando incerti. Da un lato è realistico immaginare la produttività economica verrà praticamente azzerata solo nelle regioni direttamente colpite dal tifone, mentre nel resto del paese non dovrebbero essere registrati cambiamenti significativi. Tuttavia, i danni al settore agricolo di certo provocheranno un aumento significativo del tasso di inflazione, quanto meno nel breve periodo.

Nel 2012 le Filippine sono cresciute a un tasso del 6,6 per cento, portando avanti quella lenta transizione da economia agricola a nazione trainata dall'industria e dai servizi necessaria per uscire dall'elenco dei paesi poverissimi e rientrare tra quelli in via di sviluppo o, addirittura, emergenti.  Senza Haiyan, nel 2013 il tasso di crescita sarebbe rimasto più o meno inalterato, mentre per il 2014 è già stato anticipato un rallentamento almeno dell'1 per cento. Questo perché, indipendentemente dagli aiuti che arriveranno dall'estero, utilissimi sia per far fronte all'emergenza sia per evitare che la moneta nazionale perda troppo valore, una grossa fetta del Prodotto interno lordo dovrà essere destinata ai lavori di ricostruzione. Senza infrastrutture crescere è impossibile, ma il governo filippino, purtroppo, non vanta un background così virtuoso da risultare, da questo punto di vista, affidabile. Ecco perché l'intera nazione rischia di essere travolta dagli eventi, per l'incapacità di Manila di gestire l'emergenza tanto quanto il post-emergenza.  

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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