La Spagna si inchina a Felipe VI, il re "americano"
Paco Campo /EFE - Pool Getty Images
News

La Spagna si inchina a Felipe VI, il re "americano"

Ritratto del nuovo monarca di Madrid, che piace sia ai socialisti che ai conservatori e che promette di regnare sopra un Paese "unito e diverso"

La Spagna ha un nuovo re e una nuova regina. Felipe VI, 46 anni, succede al padre Juan Carlos dopo 39 lunghi anni di regno e proprio nel momento in cui il paese sta vivendo una "tragedia" nazionale: l'eliminazione dai mondiali del Brasile. Ma, calcio a parte, a Madrid si fa festa.

Il nuovo re piace un po' a tutti, anche a chi la monarchia storicamente non la può digerire, come i socialisti guidati di Alfredo Rubalcaba. Filippo VI di Spagna si trova a regnare sopra un paese profondamente diverso da quello che aveva incoronato suo padre quattro decenni fa. Un paese in cui tanti spagnoli ormai si chiedono a cosa serva avere ancora una monarchia. Un paese in cui la crisi economica ha messo in ginocchio milioni di giovani e di famiglie, e l'uscita dal tunnel sembra ancora lontana.

Il nuovo re di Spagna è un tipo ostinato e di poche parole. Il suo stile è minimalista. Non è mai scivolato su qualche gaffes, come invece ha abbondantemente fatto suo padre, e ha sempre dato l'immagine di un uomo determinato ed equilibrato, pronto ad ascoltare la "voce del popolo".

Totalmente diversa è la nuova regina, Doña Letizia, ex giornalista proveniente da una famiglia di comuni mortali, senza sangue blu nelle vene e portata alla chiacchiera. Insomma, tanto Felipe è introverso quanto Letizia è estroversa e rappresenta la vivace "normalità" della monarchia versione XXI° secolo.

Va detto che il nuovo re ha già incassato un plauso trasversale. Sia il premier Mariano Rajoy (conservatore) che il segretario del partito socialista, Alfredo Perez Rubalcaba, hanno dato il loro pieno appoggio al monarca Borbone, perché l'abdicazione di suo padre "garantisce la stabilità delle istituzioni".

In un articolo su El Pais Mariano Rajoy ha difeso l'istituto della monarchia come "la forma di Stato che riesce a garantire nel migliore dei modi la continuità e la stabilità delle istituzioni, così come della convivenza e della pace", mentre Rubalcaba, pur sottolineando il suo credo nell'idea repubblicana, ha però espresso pieno "rispetto e lealtà" nei confronti del nuovo re e dell'abdicazione di Juan Carlos, che ha seguito le norme sancite dal dettato costituzionale.

Insomma, nella Spagna depressa dall'eliminazione dei Mondiali, Felipe VI rappresenta un'utile via per tornare a sorridere e per guardare al futuro con "speranza". La speranza di una guida sobria e trasparente, che faccia di tutto per rimettere in moto l'economia e restituire aria a una società sempre più depressa e asfittica. E non è un caso che in queste ore il nuovo sovrano venga definito dai media spagnoli come "un re americano". 

Profondo conoscitore dei Paesi dell'America latina, Felipe conosce anche molto bene la realtà dell'America del Nord, avendo studiato sia in Canada che negli Stati Uniti. Come Principe in attesa della corona ha tenuto 32 discorsi ufficiali, esordendo pubblicamente nel 1988. Da allora le sue parole sono sempre state spese nell'ottica dell'unità di un Paese fatto di "comunità diverse e uguali allo stesso tempo".

E proprio nel suo primo discorso da re, Felipe VI ha ancora una volta voluto mettere l'accento sulla necessità di restare uniti: "In questa Spagna unita e diversa ci incastriamo tutti", ha detto con un riferimento manco tanto velato agli indipendentisti della Catalogna, e ha promesso "una monarchia rinnovata per un'epoca nuova", in cui il compito dei sovrani è quello di "Interpretare le aspirazioni dei cittadini".

Insomma, il nuovo re "americano" di Spagna per adesso promette di voltare pagina con gli scandali del passato, che hanno travolto la sua famiglia, dal padre a sua sorella l'Infanta, e di cominciare tutto daccapo su una nuova strada. E gli spagnoli gli vogliono credoere. Almeno per ora. 

I più letti

avatar-icon

Anna Mazzone