RUSSI IN SIRIA
VASILY MAXIMOV/AFP/Getty Images - 26 febbraio 2018
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Siria, il giallo dei mercenari russi uccisi dagli Usa

È la prima volta che accade. Ecco come il caso rischia di complicare ulteriormente gli equilibri precari in Medio Oriente

Il 7 febbraio potrebbe rappresentare uno spartiacque nel conflitto in Siria e sopratutto nei delicati e quanto mai precari equilibri tra Stati Uniti e Russia.

È la data nella quale le forze statunitensi avrebbero ucciso, in attacco aereo, 100 mercenari russi: si tratterebbe di uomini del Wagner Group , un'organizzazione paramilitare russa presente in Siria al fianco delle truppe governative di Assad.

Quanto accaduto rappresenta un vero "giallo" e sta tenendo banco da tre settimane: se fosse confermato sarebbe il primo caso ufficiale in cui gli Usa hanno aperto il fuoco, uccidendo cittadini russi. Ma né Washington né Mosca hanno confermato ufficialmente le morti , approfittando in qualche modo del fatto che l'attenzione è rivolta alla crisi umanitaria nel Goutha.

Cosa è successo: la versione americana

Fonti militari statunitensi riferiscono che il 7 febbraio hanno condotto un raid aereo a sud est della città di Deir al-Zour, come risposta a un attacco "ingiustificato" da parte delle truppe di Assad nei confronti di una base dove il contingente americano stava operando a supporto di forze locali.

Secondo un ufficiale statunitense, citato dal Washington Post , la coalizione a guida americana era in regolare contatto con la Russia, "prima, durante e dopo" l'attacco aereo e si pensava che non fossero rimasti uccisi membri regolarmente al servizio di Mosca. Il Pentagono si è limitato a parlare di 100 vittime tra combattenti filo-governativi, mentre il Cremlino smentito che tra queste ci fossero propri concittadini.

La versione russa

A mettere in discussione la versione ufficiale sono stati invece i media russi, sulla base di interviste a persone che conoscevano i mercenari militari russi rimasti uccisi , sostenendo anche che il loro numero possa essere superiore a 100. Un dato più che doppio rispetto a quello fornito dalle autorità di Mosca, secondo le quali dall'inizio della propria presenza in Siria, due anni e mezzo fa , sarebbero morti "solo" 44 russi.

Gli attivisti anti-globalizzazione, invece, cavalcano l'episodio, accusano di silenzio sia gli Stati Uniti che la Russia e sostengono che quanto accaduto possa rappresentare l' inizio di una guerra aperta tra i due colossi. Per ora il Cremlino non sembra disposto a giocare la carta dell' anti-americanismo , come accaduto in passato. "Ci sono molti nostri connazionali in diversi Paesi al mondo, è estremamente difficile avere informazioni dettagliate su di loro" ha chiarito il portavoce di Putin, Dmitry Peskov.

Secondo il quotidiano russo Vedemosti almeno 9 delle vittime sarebbero persone note al Russian Foreign Office , che però inizialmente ha confermato solo il decesso di 5 di loro. Successivamente è stato specificato che "diverse dozzine" di cittadini provenienti da Russia ed ex repubbliche sovietiche sarebbero stati uccisi e che molti di loro altro non erano che "volontari" in Siria , per motivi differenti.

Chi sono i mercenari russi in Siria

Almeno due delle vittime sono state identificate come membri del Wagner Group , una organizzazione paramilitare russa . Un numero confermato da chi conosceva questi contractors , come persone già addestrate e con base a Kaliningrad , sul Mar Baltico.

Uomini con esperienze in zone di conflitto e ad alta tensione, come la Cecenia e l'Ucraina , in particolare nella regione del Donbass .

Secondo Vladimir Yefimov, a capo di una fondazione di veterani delle forze speciali russe, molti di loro sono ex ufficiali, cadetti o sergenti dell'esercito, alcuni indicati direttamente dal Ministero della Difesa e inviati in Siria al servizio di organizzazioni private . A spingerli ad accettare, però, non sarebbe (solo) il denaro, quanto piuttosto lo "spirito di avventura" o più spesso sentimenti patriottici , secondo Yefimov. Molti di loro pensano di lavorare ancora con l'esercito russo.

Nel 2017 un contingente del Wagner Group si è sottoposto a un duro addestramento per un mese nella regione russa di Sverdlovsk, nei pressi degli Urali, che prevedeva anche test psicologici. Poi i contractors hanno raggiunto la Siria e vi sono rimasti per circa sei mesi, al termine dei quali tutti sono tornati a casa con un discreto patrimonio.

A fine gennaio, però, sono ripartiti alla volta della Siria e dall'8 febbraio di loro si è persa ogni traccia. Ora le mogli pretendono notizie. Solo uno dei 30 componenti del contingente proveniente da Sverdlovsk è rimasto in contatto con i vertici: ha raccontato di essere ferito e di trovarsi in un ospedale militare nel sud della Russia, a Rostov-on-Don.

Il giallo dei corpi

Ma dove si trovano i contractors rimasti uccisi? Per due settimane i familiari hanno atteso il ritorno delle salme in patria, inutilmente. Non possono rivolgersi al Ministero della Difesa, perché il lavoro dei mercenari non dipende ufficialmente da alcun dicastero e in alcuni casi è persino proibito.

Gli attivisti dei diritti umani sospettano che i corpi delle vittime dell'attacco Usa siano stati portati in un obitorio a Rostov-on-Don , dove si trova la più grande struttura del genere in Russia. Qui, nel pieno della seconda guerra cecena, è stato realizzato un enorme capannone, con celle frigorifere in grado di ospitare fino a 400 corpi . Solo il test del DNA potrebbe fare luce sulla loro identità.

La strategia di Putin

Secondo diversi analisti, il silenzio e il basso profilo tenuto da Putin si spiegano con l' imminente appuntamento elettorale : il prossimo mese si terranno le presidenziali e ci si aspetta una sua vittoria, per il quarto mandato . La Russia non avrebbe alcun interesse ad aprire un conflitto con gli Stati Uniti, quanto piuttosto a dimenticare questo caso il più in fretta possibile.

Lo scenario

Gli analisti sono concordi nel ritenere che il conflitto in Siria rischia di allargarsi nel oltre i confini del Paese. Solo nel mese di febbraio, alcuni degli attori in gioco come Israele, Russia e Turchia hanno subito perdite. Tutto ciò mentre si aggrava la crisi umanitaria nella Goutha , dove la tregua faticosamente raggiunta in sede Onu è stata interrotta appena poche ore dopo l'accordo.

Mentre il mondo tenta di soccorrere la popolazione stremata dai bombardamenti governativi, tra Usa e Russia in apparenza la situazione sembra rimasta identica: fonti militari statunitensi riferiscono che le interazioni tra Washington e Mosca sono "professionali" e quotidiane.

Ma nessuno è disposto a parlare di quanto accaduto il 7 febbraio: neppure il capo della Casa Bianca, Trump, e quello del Cremlino, Putin hanno affrontato la questione nel loro ultimo colloquio telefonico.

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