Il bipolarismo dei 215
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Il bipolarismo dei 215

Le sigle presentate al Viminale sono lo specchio della nostra politica (individualista)

La segnaletica politica è un guazzabuglio cheap. Ci sarà pure il bipolarismo in Italia ma, a giudicare dagli emblemi consegnati al Viminale, la proliferazione dei simboli rivela la nostra vera natura: l’individualismo. E tutto il ragliare di io-io-io altro non è che concime della grande fogna populista, quella che da destra a sinistra – giusta altalena bipolare – racconta i nostri giorni di campagna elettorale.

Gloriosi vessilli, come quello del Psi, sono ridotti ad una slavata macchia rossa con la rosellina e senza più il sontuoso garofano di Bettino Craxi. Lo scudo crociato della Dc che fu, è incastrato in un’apoteosi del personalismo, sotto l’ala di Pierferdinando Casini. Così come un tipo, lista “Potere ai Cittadini”, che s’è fatto ritrarre: “Con Pino Maniaci ora tocca a noi”. Insomma, è una fiera, è un mercato dove vale solo il ribasso.

Ci sono le liste tarocco con vaghe “cinque stelle”, fatte apposta per danneggiare Beppe Grillo e poi ci sono quelle con lo slogan incorporato tipo “Dimezziamo lo stipendio ai politici”, “No alla chiusura ospedali”, “No Gerit Equitalia”, “Forza Roma”, “Forza Lazio”. Quello del Pdl, con “Berlusconi presidente”, mantiene il suo stile da supermercato mentre il Pd, a forza di stilizzazioni, sembra un tabellone dell’Agenzia delle entrate: Portate Denari!

Tutte quelle più squinternate, tra le liste, ovviamente gemmano nell’area di centro-destra. Ma il populismo non si fa mancare il ruttino anche a sinistra e perciò, per ogni “Forza Evasori” non può mancare la “Rivoluzione civile” di Antonio Ingroia. Per non dire della lista “Megafono”, quella di Rosario Crocetta.

C’è il Mir di Samorì, il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando, l’Italia è anche questo: ogni testa, un emblema. E poi, certo, ci sono i simboli belli: quello di Svp, dunque, perché i tirolesi che ostentano la stella alpina sono sobri come neppure Mario Monti se lo può sognare. E poi quello di Casapound: la tartaruga frecciata. Detto ciò, aveva ragione Lui, Benito Mussolini: le elezioni sono solo “ludi cartacei”. E i simboli, va da sé, sono solo coriandoli.

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Pietrangelo Buttafuoco