Silvio Berlusconi. Il piano B
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Silvio Berlusconi. Il piano B

Con poche mosse a sorpresa, Silvio Berlusconi ha saputo ribaltare la più dura campagna elettorale. Che cosa nasconde ancora nel cappello?

Ecco il «piano B.», il piano elettorale di Silvio Berlusconi. È contenuto in una cartella di una cinquantina di fogli, in gran parte appunti a mano. È lì che il Cavaliere ha verbalizzato di suo pugno i suggerimenti arrivati dalla nutrita pattuglia di fedelissimi come Denis Verdini, Sandro Bondi, Paolo Bonaiuti. Hanno però detto la loro anche personaggi più nascosti alle cronache, da Sestino Giacomoni a Valentino Valentini, da Giorgio Lainati a Giovanni Mottola, fino alla nuova segretaria di Berlusconi, Elisabetta Ludovico, «che sale ancora sugli autobus e ha il polso del Paese reale». Il Cavaliere ha raccolto e archiviato. E tenuto gelosamente per sé.

Nessuno, insomma, conosce il contenuto della cartella, nemmeno il segretario del Pdl Angelino Alfano, che pure è spesso al fianco del leader del centrodestra. Berlusconi teme una fuga di notizie, punta a sorprendere «sempre e comunque», studia nuove «proposte shock». Con l’obiettivo di mutuare il piano B. nell’effetto B.: recuperare gli indecisi e portare alle urne almeno il 78 per cento degli elettori. Solo così può sperare di vincere le elezioni.

Intanto i sondaggi sembrano incoraggiarlo. Prima dell’8 dicembre, giorno dell’annuncio della sua ridiscesa in campo, per la Euromedia Research il Pdl era al 13 per cento, con la Lega al 4,5, per un totale di 16,5. Cifre da Cavaliere minore. Ora il centrodestra è tra il 29,6 e il 33,6, mentre la sinistra di Pier Luigi Bersani balla tra 32,5 e il 36,7 per cento. Tutti gli istituti di ricerca sono concordi che la forbice tra centrodestra e sinistra si stia assottigliando velocemente. «Il fatto è che, mentre gli altri si affannano, il Cavaliere si diverte da morire. Lo si vede fisicamente» commenta Gianfranco Pasquino, sociologo ed ex senatore della Sinistra indipendente. Quanto agli indecisi, circa un terzo del corpo elettorale, «Berlusconi riesce a motivarne cinque su 10 e Bersani uno» secondo Edoardo Novelli, albero genealogico di sinistra, docente di sociologia dei media a Roma Tre. «Il Cavaliere» aggiunge «riesce a lavorare sui sogni degli indecisi».

La lista dei suddetti «sogni» è contenuta nella sola parte del piano B. circolata (solo verbalmente, sia chiaro) nell’entourage berlusconiano. Riguarda gli unici fogli stampati, datati 2 dicembre e redatti proprio dalla Euromedia Research. Già allora l’istituto demoscopico di Alessandra Ghisleri segnalava i temi elettorali «sensibili». Il fisco, in generale, con Imu ed Equitalia in particolare. Quindi lavoro, politiche giovanili e per le donne, burocrazia, costi della casta e corruzione, e sport. Tutti temi e relative decisioni che Berlusconi ha imposto o imporrà «a insaputa» del suo inner circle.

Per dire: Nicola Cosentino fino al 20 gennaio non immaginava neppure di rimanere fuori dalle liste perché vittima, anzitutto, della sensibilità dell’opinione pubblica sugli «impresentabili». E in pochi hanno intuito che, se in televisione, oltre a Berlusconi, vanno quasi esclusivamente donne sotto i 40 anni d’età, è per recuperare il voto giovanile e femminile. È il caso di Mara Carfagna, Laura Comi e Beatrice Lorenzin, le cui ore di presenza in tv sono seconde solo a quelle del Cavaliere, il quale peraltro valuta Lorenzin come possibile candidato sindaco di Roma al posto dell’usurato Gianni Alemanno. Una candidatura «a sorpresa», va da sé.

Nessuno, tranne naturalmente Adriano Galliani, sapeva poi dell’acquisto di Mario Balotelli prima della sua ufficializzazione, il 29 gennaio. Il campione ha esordito a San Siro e segnato due gol, elettrizzato i tifosi e motivato (forse) un pezzo di elettori. Ma questo, più che un piano B. è il «piano C.», quello della fortuna. Che comprende anche le sfortune degli altri.

Il riferimento è al caso Monte dei Paschi, con il coinvolgimento, almeno mediatico, di Bersani e Mario Monti. Dopo che il 5 febbraio il leader Pd e quello centrista, allarmati dai sondaggi, sono tornati a tubare fra loro, il Cavaliere li chiama «i due compari». La «rappresaglia anticattocomunista» è già pronta. Ma non tanto per sottrarre loro voti, «una missione quasi impossibile». No, il suo «o me o loro» serve ancora una volta a motivare gli indecisi del centrodestra.

Quanto alla restituzione agli italiani, «in contanti», dei soldi dell’Imu, manco il suo ideatore Daniele Capezzone era stato avvisato dell’accelerazione. Il Cavaliere ha calcolato ogni mossa, anzitutto la data dell’uscita. Ai collaboratori è parsa troppo distante dal 24 febbraio, giorno del voto: per allora i suoi effetti potrebbero scemare. La riposta di Berlusconi è stata dura: «Voi non capite, è l’esatto contrario. L’avessi fatta a tre giorni dalle urne, sarebbe stata giudicata inapplicabile tout court». Invece «nei prossimi giorni potremo spiegare come e perché la restituzione ci sarà per davvero. Noi parleremo di contenuti, Monti e Bersani ci inseguiranno ma senza avere una proposta alternativa accettabile: continueranno a difendere l’Equitalia, un suicidio». Mentre «io sono credibile, l’Ici l’ho già cancellata e il condono l’ho già fatto, ora lo ripropongo. Bisogna solo ribadirlo agli italiani».

D’altronde è proprio sul fronte mediatico che il Cavaliere ha svoltato la sua campagna elettorale. Principalmente, sostiene il sociologo Luca Ricolfi, «perché Berlusconi ha una capacità di apparire concreto che agli altri leader difetta completamente». E pure la sovraesposizione gli sta giovando, sia per l’aspetto personale sia per quello politico.

Il 16 dicembre l’annuncio in tv del fidanzamento con Francesca Pascale ha automaticamente ridimensionato il «caso Ruby». E lo show del 10 gennaio a Servizio pubblico con Michele Santoro, con tanto di spolverata della sedia di Marco Travaglio, ha mostrato un Cavaliere in palla come non capitava da tempo.

Meno positive sono state le analisi sulla dichiarazione del 27 gennaio su Benito Mussolini, che «fece anche qualcosa di buono». È sembrato uno scivolone un po’ di cattivo gusto, forse era l’ammiccamento a una parte del Paese. Secondo Roberto Weber, presidente della Swg, sul punto il 47 per cento degli italiani è d’accordo con Berlusconi: «È un dato costante da oltre 15 anni» sottolinea Weber. Mentre Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità, spiega: «Il Cavaliere rappresenta in modo epidermico gli elettori che prima votavano il Msi e la Dc conservatrice e ora si riconoscono nella destra senza vergognarsene. Per loro Berlusconi rappresenta un mito fondante. Purtroppo la sinistra tutto questo non lo ha ancora compreso, perpetuando l’errore di inseguire il leader Pdl sul suo terreno».

Al punto che ormai la campagna elettorale è diventata il solito referendum pro o contro il Cavaliere. Il miglior brodo di coltura del berlusconismo.

Lo conferma una ricerca della Reputation manager: il nome «Silvio» ricorre, nel bene e nel male, nel 42 per cento delle discussioni web. Non a caso il Cavaliere, che sui flussi via internet riceve il report quotidiano di Antonio Palmieri, insisterà sulla digitalizzazione di Stato, famiglie e scuole. Per di più ha scoperto che un tema assai trattato sulla rete sono gli animali domestici. In Italia ce ne sono 45 milioni, 14 e mezzo tra cani e gatti. Corrispondono a un elettorato potenziale formidabile. Così la sequenza di foto con la cagnolina Vittoria, il 3 febbraio, è soltanto l’inizio. La prossima proposta sarà proprio su gatti e cani: «La legge 281 del 1991 si è rivelata inadeguata» sottolinea l’ex ministro del Pdl Michela Vittoria Brambilla «per le inadempienze delle istituzioni locali, i soldi stanziati contro il randagismo sono stati di fatto persi. Berlusconi sovvertirà l’ordine dei finanziamenti e cancellerà immediatamente le spese per gli animali domestici dal redditometro».

Anche cani e gatti entreranno in campagna elettorale, dunque. Con la consapevolezza che ogni mossa, meglio se inconsueta, può risultare determinante. Perché, chiarisce Ghisleri, «in un senso o nell’altro, da qui al 24 febbraio può accadere di tutto». E anche di più.

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Carlo Puca