Meeting-Rimini
ANSA/ FRANCESCO BONGARRA'
News

Siamo tutti Barabba

Il Meeting di Rimini al via lancia la sua sfida non politica. Unire in nome della cultura

Siamo tutti Barabba? Da scrittore che prova a pensare e da cattolico di rito romagnolo trovo molto interessante la questione.

Come è noto il famoso ladrone è stato il primo "salvato" grazie a Gesù, mandato a morte al suo posto. Ma lui che fu salvato da quello strano Messia, non sa chi è Gesù, non ne ha idea...Con un romanzo intitolato a Barabba nel 1950 uno scrittore e poeta svedese, Par Lagerkvist, vinse il Nobel. Ora ancor più che allora siamo tutti Barabba, insomma gente che sa di dovere molto a Gesù, ma non sa bene chi sia.

Con uno spettacolo intitolato a quella figura, che ho contribuito a reinterpretare, inizia il Meeting di Rimini, con la regia di Otello Cenci. Il Meeting è manifestazione interessantissima a cui partecipo da anni, anche con qualche conferenza o lettura. Quest'anno lo spettacolo di apertura fa capire di cosa il Meeting veramente si interessa. Non di politica innanzitutto, ma di arte, cultura, e di cio che può favorire l'incontro tra persone anche su posizioni culturali, religiose, politiche diverse.

Del resto la politica italiana non merita giustamente troppa attenzione al Meeting e più in là di qualche atteggiamento che cerca di accontentare tutti con un profilo istituzionale o quasi non si dà. Ad esempio, il mio amico Giorgio Vittadini, uno dei leader del Meeting, ieri su La Repubblica, attacca Salvini per l'uso strumentale dei simboli religiosi. Parla un po' come un Vescovo facendo finta di non sapere (come fanno pure troppi vescovi in giro) che per decenni le gerarchie e molti capi del mondo cattolico invitavano a votare uno scudo crociato. E che i simboli sono invece importanti, e i processi alle intenzioni di strumentalizzazione sono sempre terreno scivoloso. E poi non solo si sa che tanti ciellini hanno già votato Salvini e lo rivoteranno (alcuni si sono pure candidati) ma al Meeting arriverà Giorgetti, ovvero proprio l'uomo che ieri il leader della Lega ha indicato come perno del governo che vorrebbe, dopo aver spezzato (finalmente) i Grillini.

Ma appunto, giustamente, il Meeting tiene gli occhi sulle cose oggi essenziali che uniscono, sperando che in un campo politico frazionato chi ha criteri che vengono dalla fede unita alla ragione individui le questioni importanti per un lavoro comune. Del resto, come si vede anche nel recente libro "La scommessa cattolica" dei due sociologi Chaira Giaccardi e Mauro Magatti, su cosa fondare il futuro di una presenza cattolica significativa nella società è tema apertissimo e urgente.

Il programma vasto e bello del Meeting porta in scena figure da molte parti del mondo e di vari settori, chiamati a cercare ciò che unisce. Ma Barabba, appunto, si trovò protagonista di una scena che aveva al centro Gesù il quale provocava un discreto caos, divisioni tra preti ebraici e popolo, tra Pilato e preti, tra popolo e Pilato. Gli unici due che "divennero amici" in quel frangente furono i due rappresentanti del potere politico, Erode e Pilato. Dunque il Meeting mettendo a tema Barabba e quel che può unire persone diverse anche se con idee politiche, culture, strategie, sensibilità differenti chiama la cultura di oggi a una sfida potente. Dobbiamo ancora la nostra possibilità di convivenza in Europa a qualcosa che viene prima della politica e degli interessi? Ma se l'Europa, come un Barabba a cui non interessa più Chi gli salvato la vita, non vuole questa sfida, come farà a esistere? Dobbiamo solo sperare nell'accordo tra i Pilato e gli Erode di oggi? La partita è aperta, affascinante. Da uomini liberi.

I più letti

avatar-icon

Davide Rondoni