Se la verità è impopolare va raccontata ugualmente
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Se la verità è impopolare va raccontata ugualmente

Una riflessione di Giuliano Ferrara sui media e la ricerca (o il rifiuto) del consenso. Da Salvini alla Brexit, passando per Orwell e la Bbc

Nick Cohen è uno scrittore inglese, brillante e anticonformista, e si è furiosamente imbestialito, lui che è di impostazione liberal, sebbene molto critico, con il totem del giornalismo mondiale e dei suoi famosi "alti standard professionali": la Bbc.

La Bbc fa quello che le suggerisce il vento che tira, il suo è un giornalismo opportunista e codardo, e la dimostrazione è nel come ha trattato la Brexit, mica robetta, questo sostiene Nick sulla New York Review of Books.

C'è un vero eroe della libertà d'espressione, e si chiama George Orwell. Nel 1944, quando Stalin era alleato di Churchill e di Roosevelt e certe cose era meglio tenersele per sé, Orwell diede alle stampe un pamphlet famosissimo, La fattoria degli animali, in cui il socialismo reale veniva scorticato: celebre la sua diagnosi secondo cui in quel sistema "tutti i maiali sono uguali, ma alcuni maiali sono più uguali degli altri".

Il grande poeta T.S. Eliot mise nero su bianco, per conto dell'editore Faber& Faber, che negava la pubblicazione "per via della presente situazione politica". Insomma, l'opinione pubblica sarebbe stata frastornata e confusa.

Il libro uscì lo stesso con altro editore e nella prefazione il grande scrittore britannico fece una puntualizzazione, che è il punto di partenza del furore di Nick Cohen: "Se la libertà di espressione significa qualcosa, significa la libertà di dire alla gente cose che la gente non vuole sentire".

Dato come sono andate le cose negli ultimi due anni, a partire dal referendum in cui vinse il Leave, cioè la Brexit, è grottesco che la Bbc inauguri un monumento a Orwell, conclude Cohen. Semplice semplice. E che cosa è successo, come sono andate le cose? È successo che nel caso di Cambridge Analytica, l'espropriazione di dati personali a favore della combriccola del Leave, la Bbc aveva la possibilità di sfruttare denunce e lavoro investigativo di una giornalista coraggiosa, Carole Cadwalladr, e non lo ha fatto.

Nel caso dei finanziamenti ai comitati del Leave, che hanno sforato i limiti di legge in una dimensione mai vista nella storia elettorale inglese, lo stesso. E sulle interferenze russe, silenzio.

Il tutto per dire: The referendum is over, se una posizione si fa maggioranza i doveri del giornalismo cessano di essere tali, e il cittadino non ha più diritto nemmeno al riconoscimento della realtà. È, secondo Cohen, la tecnica di Trump, di Putin e dei loro imitatori: non si squalificano le fonti e non si invalidano le storie, contraddicendo il lavoro di accertamento, che è il vecchio metodo; si dice che i fatti non contano, non esistono, sono irrilevanti, fake, perché non c'è consenso intorno a essi, il consenso va da un'altra parte, bisogna conformarsi.

Invece la Bbc avrebbe dovuto chiedere conto dell'assenza di un piano per l'uscita dall'Ue, oggi di palmare evidenza, avrebbe dovuto denunciare le balle sui 350 milioni di sterline alla settimana che sarebbero rientrati a favore del Sistema sanitario nazionale, avrebbe dovuto sbugiardare la teoria di un imminente ingresso nella Ue della Turchia, con un'inondazione di immigrati. E sopra tutto, avrebbe dovuto indagare sull'evidente interesse di Putin a un indebolimento dell'Ue.

Un'altra citazione da Orwell spiega bene l'assunto. "Idee impopolari possono essere silenziate, e i fatti scomodi oscurati, non c'è bisogno di una censura ufficiale". E siamo subito in Italia. Anche da noi il consenso è il re delle paure nel mondo dell'informazione. Salvini ha consenso. Chi parla di sicurezza ha consenso. Non ha consenso chi lavora con il metodo negoziale. Chi sbraita contro l'Europa ha consenso, non importa se ha per alleati i nemici dell'Europa che sono anche i nemici dell'Italia e della suddivisione dei carichi relativi all'immigrazione. Il vento tira di lì, e mettersi controvento è pericoloso, inopportuno.

Il consenso diventa intimidazione palese o strisciante, e la libertà di dire le cose spiacevoli e raccontare i fatti per quello che sono se ne va a farsi fottere. Non c'è un'invasione.

Il ministro dell'Interno agisce come un caudillo, propala una cultura del potere che è in sé sinistra, minacciosa, muscolare, intollerabile. Dirlo significa dire qualcosa che non sta nella pelle del Paese. Ecco perché, se non si vuole fare la fine degli impauriti, degli irrilevanti, dei banali ripetitori di balle popolari, certe cose intrattabili bisogna continuare a dirle.

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Giuliano Ferrara