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Scandalo sanità in Lombardia: così Rizzi nascondeva i soldi

Trovati in casa 17 mila euro. Oggi i primi interrogatori di garanzia per l'ex senatore leghista, Mario Valentino Longo e l'imprenditrice Canegrati

In casa il consigliere regionale lombardo ed ex senatore leghista Fabio Rizzi aveva quasi 17.000 euro in contanti, di cui circa duemila nascosti in un congelatore, oltre a 5.000 franchi svizzeri dentro una busta. A scoprirlo sono stati i carabinieri nel corso delle perquisizioni seguite all'arresto di martedì.

Nel frattempo dagli atti dell'indagine emerge che il politico del Carroccio era in attesa di "operazioni giuste" con cui sarebbe riuscito "ad estinguere i mutui". "Operazioni giuste" come quella con cui guadagnare "milionate di euro" tramite la sponsorizzazione, da parte anche del suo braccio destro Mario Valentino Longo, di un piano di collaborazioni bilaterali tra Regione Lombardia e il Brasile. Piano che, da un lato, prevedeva l'intervento umanitario con la costruzione di un ospedale pediatrico e, dall'altro, l'avvio di una partnership tra le due istituzioni per favorire l'inserimento delle imprese italiane nel mercato brasiliano.

Particolari che vengono fuori dalle pieghe dell'inchiesta del pm di Monza Manuela Massenz sul malaffare nel mondo della sanità in Lombardia e che martedì ha portato in carcere i due politici, l'imprenditrice nel settore dell'odontoiatria Maria Paola Canegrati e altre sei persone. Sette indagati sono finiti ai domiciliari e per cinque è stato disposto l'obbligo di dimora. Oggi cominciano gli interrogatori di garanzia, tra cui quello nel carcere di Monza di Rizzi, che ha fatto sapere di voler "chiarire tutto quanto prima e difendermi dalle accuse", e di Longo, mentre a San Vittore si terrà quello della Canegrati. 

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I soldi trovati in casa di Rizzi potrebbero corrispondere ad una tranche della tangente di 50 mila euro che sarebbe stata pagata dall'imprenditrice ai due politici. Denaro contante di cui Rizzi parla con la sua convivente, Lidia Pagani, il 17 gennaio 2015. Pagani, infatti, chiede al compagno: "Tu come fai con i pezzettoni da cinquecento che hai su... in mansarda?". Rizzi: "Perchè?". Pagani: "È un casino adesso versarli". E poi ancora la donna: "Quant'è che c'è su, quindicimila euro?".

Il mutuo da estinguere
Mentre Rizzi ha intenzione di difendersi dalle accuse già domani durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Emanuela Corbetta, nel provvedimento di arresto ci sono intercettazioni che paiono inchiodare l'ex senatore leghista, appena sospeso dal partito dal leader del Carroccio Matteo Salvini. Dai dialoghi viene a galla che il consigliere regionale lombardo percepiva "circa 8.000 euro" al mese e "di questi ne versa 1.500 alla Lega Nord e 5.000 di mutuo".

E proprio per estinguere quel mutuo, come risulta da una telefonata con la compagna, Rizzi era in attesa di "operazioni giuste". In particolare, l'8 agosto scorso, spiegava che "dall'ospedale pediatrico, cioe' dall'ospedale in Brasile, potrebbero venir fuori un paio di milioni a testa". E ancora diceva alla compagna, Lidia Pagani (ai domiciliari): "Ci sono due o tre operazioni grosse in ballo". E lei: "Sì, ma cosa intendi per grosse? Come entrata...". La risposta: "Qualche milione di euro". Pagani: "Da dividere in quanti?". Rizzi: "tre". Dopo di che il politico parlava anche di "una compravendita di zucchero per la Russia".

Il "pizzino"
Nel provvedimento di custodia cautelare spunta, poi, il riferimento ad un "pizzino" con un probabile accordo, con tanto di cifre su presunte tangenti da incassare in futuro, tra Longo e Canegrati. Ne parla lo stesso collaboratore del politico del Carroccio in una telefonata intercettata del 27 maggio 2015 e riportata nell'ordinanza con tanto di spiegazione. "Canegrati - si legge - riassumeva al socio", ossia a Longo, "gli accordi sugli introiti che gli sarebbero derivati dal favorire le sue attività imprenditoriali: 120.000 euro l'anno, 25.000 euro ogni nuova clinica fatta ottenere, una percentuale sulle aggiudicazioni degli appalti, la liquidazione di ? 1.500.000 alla vendita del gruppo".

A un certo punto della telefonata Longo dice di aver riferito al loro commercialista "quali sono i nostri accordi... che tu hai scritto su un pizzino... e gliel'ho lasciato lì". Negli atti, tra l'altro, viene evidenziato come Rizzi e Longo avessero costituito "società estere ove fare convogliare il denaro frutto della ben più remunerativa attività illecita parallela a quella pubblica".

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