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Il sondaggio shock: sesso, minori e social network

Per un italiano su tre sono accettabili - secondo un sondaggio Ipsos - i rapporti sessuali con i minori: ne parliamo con Valerio Neri, il direttore generale di Save The Children: "La virtualità ha abbassato la soglia su cosa è lecito e cosa non lo è"

Valerio Neri, direttore generale di Save The Children, non ha dubbi. La ricercata realizzata da Ipsos in occasione del Safer Internet Day 2014 - e realizzata su un campione rappresentativo della popolazione adulta in Italia - non sdogana la pedofilia, «come improvvidamente ha titolato stamane Repubblica», ma pone un serio allarme sul «crescente abbassamento della soglia di tollerabilità su quello che è giusto e quello che è sbagliato nei rapporti online tra adulti e adolescenti».

«Come giudicare altrimenti il fatto che il 38% degli adulti giudica accettabile avere rapporti, fisici o virtuali, con minorenni?» si chiede Neri, prima di snocciolare qualche altro dato disaggregato che i quotidiani non hanno avuto modo di affrontare: «Quel 38% che giudica accettabile il rapporto, fisico o virtuale, con adolescenti è figlio di una media nazionale: in realtà  ci accorgiamo che gli adulti che considerano contemplabili e leciti i rapporti sessuali con  adolescenti sono molto più concentrati nelle regioni del nord, mentre al sud e nelle isole, cioé laddove le società sono più tradizionaliste, la media è di circa il 20%». Ma c'è un altro elemento dell'inchiesta che, per fortuna, ha una spiegazione rassicurante: «Più si va avanti con l'età più si abbassa la percentuale degli adulti che considerano leciti questi comportamenti». 

E il fatto che circa il 41% del campione pensa che l'iniziativa, online, la prendano per lo più i minori? «È un po' come dire che, se le donne vengono molestate, è perché vanno in giro discinte» spiega ridendo. «È indubbio» spiega Neri «che i giovani siano provocatori spesso. Che possano esserlo. Guardi quanto avvenuto con il caso che la stampa ha definito il caso delle baby prostitute dei Parioli. Ma il punto è un altro: se gli adolescenti e i minori provocano la responsabilità è comunque degli adulti che non devono dimenticare mai, appunto, di essere adulti. Il problema è spesso il fatto che, su Internet o in chat, chiunque può giocare con la propria identità o con l'età. Il fatto è che si è terribilmente abbassata la soglia di tollerabilità grazie alle nuove tecnologie, con ragazzini che giocano a essere più adulti di quello che sono e uomini in età che si adolescentizzano, grazie alla fluidità delle identità provocate dalla rete».

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