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(Ansa)
Salute

La camera chiusa ed i falsi miti sulla quarantena da Covid in casa

Studi dimostrano la totale inefficacia di alcuni comportamenti domestici che diamo per sicuri

L’idea che passare la quarantena chiusi in una stanza sia sufficiente a non infettare i familiari che vivono nella propria casa è un falso mito. Uno studio dell’università di Rutgers (Stati Uniti) mostra come in aria, sia all’interno sia all’esterno di una stanza dove si è auto-isolato un infetto, sono presenti piccole particelle contenenti Rna del virus Sars-Cov-2. Questo risultato suggerisce che la trasmissione aerea pone a rischio tutti coloro i quali soggiornano in una casa in cui un malato di Covid vive isolato in una stanza.

Lo studio, pubblicato nella rivista Annals of the American Thoracic Society è di fatto la prima ricerca sul contagio nelle i condizioni della routine familiare quotidiana. Siccome il numero di occupanti di una casa è generalmente maggiore nelle famiglie a basso reddito rispetto a quelle a reddito più alto, questo studio spiegherebbe perché le infezioni sono maggiori tra le famiglie a reddito più basso. Una volta che c’è un infetto in una casa, tutti gli altri sono a rischio e, dunque, più sono più aumenta la probabilità di infezione.

Si evince dallo studio anche che nell’ambiente di una casa dove vive un infetto sono presenti goccioline di dimensioni differenti. Quelle più grandi cadono rapidamente sulle superfici all’incirca entro due metri dalla sorgente e possono essere evitate lavando le mani, mantenendo la distanza sociale o usando mascherine. Ma le goccioline più piccole che stanno sospese in aria per ore e richiedono filtrazione dell’aria o ventilazione e mascherine altamente efficienti.

Nello studio venivano osservate persone che vivevano in 11 case diverse e che venivano contagiate per la presenza di un infetto auto-isolato in una stanza. Il punto chiave è che quelli che si infettavano trascorrevano molto tempo in casa durante la giornata, altrimenti il rischio di contagio era molto basso. Bisogna tenere presente che per “contatto a rischio” con un infetto si intende essere stati per almeno 15 minuti a distanza inferiore a due metri con un positivo.

Tanto che è un altro falso mito quello secondo il quale se prendiamo l’ascensore in un condominio dove sono presenti infetti veniamo contagiati. In realtà le goccioline con Rna del virus disperse nell’aria di un ascensore non mettono a rischio chi lo utilizza. In media, i passeggeri impiegano 31 secondi da piano terra al decimo piano e in questo periodo un infetto riesce a diffondere rilevanti quantità di virus solo se è senza mascherina e se tossisce. Ma anche in questo caso, all’apertura delle porte le goccioline infette scompaiono entro quattro minuti. E se anche un passeggero sale in ascensore senza che sia passato questo tempo in trenta secondi difficilmente si infetta se indossa la mascherina.

C’è poi un altro falso mito della quarantena: che un test negativo prima della fine del periodo certifichi l’impossibilità di trasmettere il virus. In effetti questo significa soltanto che i livelli del virus non sono abbastanza alti da essere misurati. Ma ciò non toglie che non vi sia ancora capacità di infettare e diffondere il virus. Inoltre, una persona con il Covid può essere contagiosa non solo dopo un test negativo ma anche da uno a due giorni prima di essere risultata positiva o aver notato sintomi.

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Luca Sciortino