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Salute

Gli organi per i trapianti trasportati dai droni

Più che mai la tecnologia a servizio della medicina.A settembre decolleranno, a Torino, i primi velivoli. In futuro, avranno a bordo anche sangue, campioni biologici, farmaci, vaccini.

Sorvolano campi e coltivazioni, vengono utilizzati nelle guerre, nelle ricognizioni di terreni a rischio, in operazioni di spionaggio, per scattare fotografie altrimenti impensabili. E, in autunno, almeno a Torino, i droni saranno usati anche per trasportare organi, tessuti e campioni biologici da un ospedale all'altro, riducendo tempi e costi dei viaggi finalizzati ai trapianti.L'esperimento, per ora unico in Italia, si chiama INDOOR: sigla che sta per usING Drones fOr Organ tRansplantation. Dietro ci sono la Fondazione D.O.T (Donazione Organi e Trapianti), il Politecnico di Torino, la Città della Salute (che riunisce l'ospedale Le Molinette, quelli pediatrici Regina Margherita e Sant'Anna, e il centro Centro traumatologico ortopedico Cto), l'Università torinese e l'Enac che darà l'autorizzazione ai voli.Il primo drone che avrà a bordo un tessuto da trapiantare (si inizia con questo, seguiranno organi veri e propri) decollerà a settembre. «L'idea di questa iniziativa nasce per i trapianti, per trasporportare organi, tessuti, sacche di sangue, provette, biopsie, campioni biologici. Ma in futuro potrà essere utilizzata anche per far viaggiare ovunque farmaci e vaccini. L'importante è aprire una porta e vedere dove conduce» afferma Antonio Amoroso, coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte.In Piemonte ci sono 150 potenziali donatori, e ogni anno gli organi prelevati e trasportati sono circa 450. Alcuni, come il cuore o i polmoni, in genere viaggiano in auto o suun mezzo aereo insieme all'équipe che li ha prelevati e che effettuerà l'intervento sul paziente che li aspetta; altri invece, per esempio il rene, dopo essere stati prelevati dai chirurghi di un ospedale, «procedono» da soli fino al team che li trapianterà: ed è in questi casi che il trasporto con il drone permetterà di diminuire tempi e costi.«Noi in Piemonte, come spesa riconosciuta dalla Regione, abbiano a disposizione mezzo milione di euro per i trasporti dell'équipe e degli organi» risponde Amoroso. «Un trapianto di polmone costa sui 120 mila euro, che comprende tutte le spese di cui l'ospedale si fa carico, per il cuore circa 100 mila, 60 mila il fegato e 35 mila il rene. Con i droni, che evitano ingorghi e traffico, i viaggi saranno più veloci ed economici». Il «passeggero» del mezzo volante sarà un contenitore termico, simile a quelli per il pic nic, dove l'organo viene tenuto in sacchetti sterili e refrigerato con ghiaccio fondente a meno 4 gradi. «Il ghiaccio pesa: caricato su un'auto non è un problema, su un drone potrebbe esserelo. Quindi i colleghi del Politecnico di Torino stanno studiando altri materiali tecnologici, più leggeri, per garantire il freddo» precisa l'esperto. E il drone, chi lo guiderà? «Ci sono due modi per controllare un drone. Se lei me lo chiedeva sei mesi fa non avrei saputo risponderle, ora su questo so tutto» sorride Amoroso. «Il primo sistema è tramite contatto visivo: se il viaggio è su distanze ridotte, per esempio dal Centro traumatologico alle Molinette che è a 500 metri, un operatore del Cto lo fa decollare fino a che l'altro pilota lo intercetta. Per il volo remoto invece e la guida autonoma ci sono strumenti che monitorano localizzazione e coordinate di volo, e tutta l'esperienza maturata nel trasporto aereo». Mentre ascoltiamo tutte queste spiegazioni, ci viene in mente che il drone, con il suo prezioso contenuto, possa magari precipitare, perdendo un carico prezioso e mettendo in pericolo la vita di chi lo attende.«Ovviamente c'è un'attenta valutazione del rischio, e una serie di presidi e di accorgimenti per evitare che gli organi vadano perduti o cadano su qualcuno, l'autorizzazione dell'Enac serve proprio a questo» afferma Amoroso. «A Torino siamo avvantaggiati dal fatto che c'è un fiume, e il drone può essere fatto volare sul corso d'acqua anziché sopra le strade».Il progetto, se avrà successo (e tutto lascia pensarlo) non si fermerà nella città piemontese. ma potrà essere esteso ad altre città italiane. Così, la prossima volta che vedrete un drone volteggiarvi sopra la testa, sappiate che a bordo potrebbe esserci un organo pronto a salvare la vita di qualcuno, o a renderla migliore.

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Daniela Mattalia