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(Ansa)
Salute

Ed ora l'Aspirina preventiva sembra non essere più una buona idea

Prescritta da molti medici per prevenire infarti e ictus e spesso assunta in massa grazie al passaparola, anche nel nostro Paese: ora nuovi studi dimostrano che spesso i danni sono superiori ai benefici

Nei famosi drugstore statunitensi, aperti 24 ore su 24 e dove si trova di tutto e di più, l’aspirina si vende in bocce da 500 compresse, al prezzo di poco più di 9 dollari: gli americani non la considerano nemmeno un vero farmaco e da molti anni l’hanno “derubricata” a vitamina, o poco più, facendo volare il consumo verso percentuali preoccupanti.

Secondo i dati del 2019 infatti, per prevenire infarti e ictus un terzo degli americani di età superiore ai 40 anni prende aspirina, mentre tra gli over 70 si arriva a una percentuale di oltre il 45%: tanto, l’idea generale è che non possa far male.

La cosa grave è che molti di questi pazienti non dovrebbero proprio assumerla, perché il rischio di emorragie supera il beneficio di prevenire incidenti cardiovascolari: triste e pericoloso destino quindi, per un farmaco come l’acido acetilsalicilico, che ha più di un secolo di storia e che venne scoperto e sintetizzato in Germania dal farmacista e chimico della Bayer Felix Hoffmann, mentre cercava un nuovo rimedio per il padre affetto da reumatismi, al quale il salicilato di sodio (che allora si usava per il dolore) provocava gravi effetti collaterali: affiancando a questa sostanza l’acido salicilico nel tentativo di rendere il farmaco più tollerabile, scoprì quella che ora in tutto il mondo viene chiamata aspirina.

USI E ABUSI DELL’ASPIRINA


Adesso, però, davanti all’abuso di tale sostanza, perché “fa bene al cuore”, perché “previene la trombosi”, perché “la prendono tutti”, perché essendo in libera vendita nell’opinione generale non può certo nuocere, e anche perché molti medici continuano a consigliarla agli adulti sopra i 40 anni come prevenzione primaria contro infarto e ictus - cioè rivolta come profilassi a quei pazienti che di queste malattie non hanno mai sofferto- negli USA si lancia l’allarme: il mese scorso infatti, la United States Preventive Services Task Force, una sorta di comitato scientifico indipendente e dalla grande reputazione, ha pubblicato uno studio e una serie di raccomandazioni, mettendo in guardia dall’iniziare ad assumere l’aspirina proprio per la prevenzione primaria.

La task force ha chiaramente dichiarato che mentre nei pazienti tra i 40 e i 59 anni la terapia dovrebbe essere accuratamente ponderata con il proprio medico curante (tradotto: niente self-service e autoprescrizione ma eventualmente una terapia tagliata su misura), dopo i 60 anni andrebbe comunque evitata. Il motivo è che, appunto, l’alto rischio di emorragie al quale vanno incontro questi pazienti sani risulterebbero superiori ai benefici potenziali nella prevenzione di incidenti vascolari, infarti e ictus, e che questo rapporto sbilanciato tra rischi e benefici è molto più alto ora –alla luce dei nuovi studi- di quanto non lo fosse solo pochi anni fa.

LE LINEE GUIDA EUROPEE

C’è però da fare un po’ di chiarezza: “L’uso di aspirina a piccole dosi, non superiore ai 100 mg (per l’utilizzo come antipiretico e antiinfiammatorio la dose è invece di 500 mg, ndr) ha una fondamentale funzione antiaggregante in determinati pazienti: evita cioè che le piastrine si attacchino fra di loro formando i trombi” spiega il dottor Davide Capodanno, Professore Ordinario di Cardiologia all’Università di Catania che nel 2021 è stato uno degli autori delle Linee guida della Società europea di cardiologia per la prevenzione cardio-vascolare “E’ quindi importante far capire alle persone che se si ha già avuto un infarto o un ictus, o se si è a rischio di andare incontro a questi problemi per fondati motivi accertati dal medico, è assai utile assumerla. Sono gli altri pazienti, i sani che non hanno mai avuto queste malattie, che non devono prenderla, perché i rischi superano i benefici. Ma questo è un problema che in Italia è molto meno sentito che negli USA, anche perché qui da noi l’aspirina –proprio perché viene venduta in farmacia- è chiaramente percepita come farmaco, seppur da banco. Noi cardiologi però vediamo ancora pazienti che fanno aspirina quando non dovrebbero, nonostante le linee guida in Europa siano esplicite”.

E le linee guida sono particolarmente chiare in tutto il mondo già dal 2018, quando tre studi fondamentali chiamati ARRIVE, ASCEND e ASPREE, che hanno seguito quasi 50.000 pazienti, hanno evidenziato i rischi dell’aspirina in prevenzione primaria: “Due di questi studi” continua Capodanno “non sono riusciti a dimostrare una riduzione importante di eventi come morte, ictus o infarto, quindi hanno fallito il loro obiettivo. Il terzo, che però era condotto esclusivamente in pazienti diabetici, non ha mostrato un “beneficio netto”, perché c’è stato un aumento di sanguinamenti a livello gastrico. Motivo per cui l’aspirina non viene prescritta in prevenzione primaria se non a pazienti con un rischio davvero significativo di andare incontro a eventi cardiaci o cerebro vascolari: questa cosa in Europa era già abbastanza chiara, in USA l’aggiornamento delle raccomandazioni è arrivato adesso”.

PATOLOGIE E INTERAZIONI CON ALTRI FARMACI

C’è poi anche un altro problema, ed è quello delle interazioni con altri farmaci o di patologie concomitanti: se assieme all’aspirina, presa superficialmente magari senza nemmeno parlarne con il medico curante, ma solo perché la prendono parenti o amici, si assumono anticoagulanti, antinfiammatori non steroidei come naprossene sodico o ibuprofene o steroidi, o si soffre di ulcere, il danno è fatto: “Assumevo aspirina a basso dosaggio, quella che veniva chiamata “aspirinetta”, perché consigliata dalle amiche della mia età, ma anche perché se ne parlava molto sui vari media” racconta Agnese P, 73 anni di Roma “e perché avevo paura di problemi al cuore: ma non avevo mai pensato di consultarmi con il mio medico, pensando che non potesse di certo farmi male una piccola aspirina da 100 mg al giorno. Solo che soffrivo già di ulcera gastrica, e dopo quasi due anni di assunzione mi sono trovata in ospedale, con una emorragia che poteva costarmi cara”.

Le storie di questo tipo sono molte, e trovano fertile terreno di crescita nella pericolosa tendenza all’automedicazione: “Il messaggio che deve assolutamente passare” spiega il dottor Domenico Pitruzzello, cardiologo e già medico di medicina generale “è che l’aspirina è un farmaco a tutti gli effetti, anche se si può comprare senza ricetta. Non bisogna mai assumerlo senza essersi consultati con il proprio medico, proprio perché la sua gastrolesività può portare a gravi conseguenze, senza averne alcun beneficio. Il segreto del giusto uso dell’aspirina a basso dosaggio sta tutto nella personalizzazione dell’approccio a questa cura: solo il medico di medicina generale o lo specialista che ha in cura un paziente può –calcolando i fattori di rischio- stabilire se una persona possa o meno iniziare una prevenzione primaria con acido acetilsalicilico. E anche noi medici su questo dobbiamo essere rigorosi: prescriverla solo in base all’età è un errore molto grave, che alla luce di tutti gli studi e le linee guida che ormai abbiamo a disposizione, non è più tollerabile”.

NUOVI STUDI INTERNAZIONALI

Studi e linee guida che continuano, peraltro, a essere aggiornati, perché proprio sull’argomento dei benefici anche nella prevenzione primaria è di pochi mesi fa uno studio uscito su Lancet: mettendo a confronto tre ricerche chiamate Tips-2, Hope3 e Polyiran si è dimostrato una riduzione di morte a causa di incidenti cardio vascolari in chi assume la cosiddetta “polypill”, cioè acido acetilsalicilico più statine e ace inibitori, rispetto a chi prende solo i due farmaci senza l’aspirina: “I risultati delle ricerche su questa poli-pillola, sulla quale c’è molto dibattito soprattutto negli USA, sono molto interessanti” continua Pitruzzello “e potrebbero portare a nuove evidenze scientifiche e quindi nuovi benefici per tutti i pazienti. Ciò che conta è aggiornarsi, per quanto riguarda i medici, e affidarsi alla scienza e ai propri dottori, per i malati”.

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Maddalena Bonaccorso