E l'agente Cia chiese la grazia
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E l'agente Cia chiese la grazia

Robert Seldon Lady, condannato per il rapimento a Milano dell'Imam, Abu Omar, ha chiesto la grazia a Napolitano

L'ex agente della Cia, Robert Seldon Lady scrive al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per chiedere scusa agli italiani e ottenere, ora che la sua vita e' 'distrutta' e rischia di diventare un 'homeless', 'un perdono personale e legale'. La vicenda risale al sequestro dell'imam egiziano Abu Omar a Milano nel 2003, e alla condanna per il sequestro emessa in via definitiva dalla magistratura italiana nei confronti di 23 agenti della Cia. Tra gli imputati anche l'ex capo dei servizi segreti italiani, il generale Nicolo' Pollari, la cui condanna a dieci anni di reclusione emessa lo scorso febbraio dalla Corte d'appello di Milano non e' ancora definitiva.

Nella lettera inoltrata ieri al Capo dello Stato italiano e nell'intervista rilasciata oggi su La Stampa, Seldon Lady, l'unico dei 23 agenti oggetto di un mandato di cattura internazionale emesso dall'Italia, ribadisce la tesi sostenuta nell'ebook di Panorama 'Segreto di Stato - Il caso Nicolo' Pollari', scritto dalla nostra giornalista Annalisa Chirico: il capo della Cia a Roma Jeffrey Castelli 'ne aveva parlato con Pollari, che pero' era contrario. Ma Castelli imbroglio' anche Washington, dicendo che gli italiani avevano dato un tacito assenso'. La versione di Lady, dunque, non si discosta da quella fornita recentemente dall'ex agente dei servizi segreti statunitensi Sabrina de Sousa, condannata anche lei per il sequestro Abu Omar, in una intervista a McClatchy .
Va detto che il Capo dello Stato Napolitano ha firmato lo scorso aprile la concessione della grazia al colonnello Usa, Joseph Romano, condannato anch'egli per il sequestro dell'egiziano. In quel caso la decisione e' sembrata orientata a ragioni di realismo politico con un esplicito riferimento alle conseguenze politiche dell'iniziativa giudiziaria nei rapporti bilaterali tra Italia e Stati Uniti.

L'inchiesta della Procura di Milano, coordinata dall'ex procuratore aggiunto Armando Spataro, rimane infatti un unicum a livello internazionale: le operazioni di 'rendition' si sono compiute in decine di Paesi, di norma con l'avallo dei leader politici stranieri, ma in nessun caso i magistrati hanno aperto un fascicolo squadernando in un pubblico processo i nomi e i numeri di telefono, i metodi e le reti di comunicazione, di un intero sistema di sicurezza in tempi di guerra al terrorismo. Guerra che, come chiarisce lo stesso Lady a La Stampa, non e' conclusa: 'Ogni giorno la minaccia contro l'Italia e' costante, ogni giorno c'e' qualcuno che vorrebbe colpirvi. Vi salvate perche' siete protetti da una polizia straordinaria'.

E, come documentato dettagliatamente nell'ebook di Panorama 'Segreto di Stato - Il caso Nicolo' Pollari' , Lady conferma gli stretti rapporti di collaborazione con la Digos di Milano: 'Io stavo conducendo un'inchiesta su Abu Omar con la Digos e, se ci avessero lasciato finire, nel giro di tre mesi lo avremmo arrestato legalmente'.

Proprio in forza della collaborazione con la Digos gli agenti della Cia non avevano alcun bisogno dei servizi italiani, che avevano espresso la propria contrarieta' a partecipare ad operazioni al limite della legalita'. Non e' un caso che dalle intercettazioni telefoniche relative alle utenze presenti nella zona del sequestro non sia emerso un solo contatto con un agente del Sismi. Stessa cosa non puo' dirsi per la Digos, ma la procura di Milano non ha mai approfondito questa pista.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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