Renzi il comunicatore
ANSA/ ANGELO CARCONI
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Renzi il comunicatore

Il premier è ovunque con i suoi annunci, che spesso restano solo tali

La comunicazione è tutto. Certo. Specialmente in politica. Matteo Renzi lo trovi ovunque, i suoi “messaggi” ti bombardano in tutti i modi possibili. In televisione come ospite in studio, in collegamento, o in interviste che in gergo si definiscono “chiuse” (senza l’interazione della diretta). Ma Renzi lo trovi anche su quel misto di Tv e online che è Rainews: un’immagine che colpisce per la solitudine del leader-premier con le mani inquadrate che digitano i tweet e la sala stampa vuota. Un uomo solo in plancia, che tornisce i suoi aforismi, le sue battute, le sue punte di spillo. Nel deserto del giornalismo in carne e ossa. 

E ancora. Il gran battage sulla partecipazione alla “partita del cuore”. Ogni volta la scelta di uno strumento diverso di comunicazione dopo i Consigli dei ministri cruciali.

All’inizio furono le slide. Poi nulla (istituzionale, ed era notizia anche questa), infine “la manovra in 10 tweet”. Altre forme di comunicazione: i colloqui con virgolettati liberi non smentiti, per dire le cose più dirompenti (contro i “mandarini” di Stato, per esempio). Poi le interviste con i giornalisti più affezionati. Nulla di strano, per la verità: ogni leader ha i suoi cronisti “di fiducia”, quelli che lo conoscono meglio. Che meglio ne conoscono umori e disponibilità.

Renzi, come Berlusconi, mescola comunicazione alta, sapiente, studiata, e comunicazione bassa, diretta, porta a porta. Anche accettare l’abbraccio e i selfie dei suoi fan, dei passanti, della gente comune, è comunicazione. Alla seconda potenza, se “casualmente” c’è una telecamera o un fotografo alla portata che riprende la spontaneità del contatto. La stupidità della par condicio denunciata da Mentana dopo l’avviso dell’Agcom sullo spazio che avrebbe dedicato a Matteo accompagna la comunicazione non più “di” ma “su” Renzi come fu per Berlusconi. La par condicio è stupida davvero, e ingiusta, perché lede l’autonomia dei giornalisti e non fa differenza tra megafono e satira, informazione e critica. 

Il leader merita più spazio. E basta.

Il problema, al di là delle apparizioni-visioni di Renzi su tutti i media e in ogni salsa, è il prevalere della comunicazione sul resto. Immagine contro sostanza. Verrebbe da fare un paragone. C’è Renzi che fa il piacione, l’amicone, il gigione. C’è, a un livello infinitamente più basso, il sindaco di Roma Ignazio Marino che non perde occasione per strombazzare (scampanellare, in questo caso) la sua abitudine di muoversi per la città in bicicletta. Senti subito che non c’è nulla di naturale in certe esternazioni.

E invece guardate Angela Merkel che fa le vacanze in Italia, tra Ischia e Pompei, con quanta naturalezza appare per quella che è. Una persona normale. Senza tweet, fotografie e comunicatori alla bisogna che ne valorizzino la spontaneità. Fa la fila al botteghino di Pompei (11 euro a biglietto compresi marito e scorta, quest’ultima discreta e numericamente ridotta), gira col consorte tenendo nello zainetto le mappe preparate a casa, nell’appartamento di Berlino, e le bottigliette d’acqua minerale, prende il caffè con gli amici di sempre, dal maître d’hotel in pensione al sindaco di provincia. E quando rientra in Germania, può succedere d’incontrarla al banco del macellaio nel supermercato all’angolo. Una comunicazione che si direbbe perfetta se fosse comunicazione, invece non è mediata. Angela è così come appare. E se decide qualcosa la annuncia, se la annuncia la fa, se promette mantiene, comunica piuttosto che promettere. La comunicazione come informazione di servizio.

A differenza dei provvedimenti di Renzi, annunci pubblicati giorni dopo (diversi da com’erano stati presentati). Alla fine non sai se il governo ai tempi di Matteo è sogno o realtà. Se crederci o no. Con Renzi l’Italia continua a non essere un paese normale, ma uno spot permanente. Fino al duro risveglio. 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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