Il Quirinale burla: tutti i nomi strani di questa elezione
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Il Quirinale burla: tutti i nomi strani di questa elezione

Lino Banfi, Francesco Totti e personaggi da fumetto. Ma con Mattarella anche gli scherzi sono misurati

E chissà se la prima risata da presidente della Repubblica, Sergio Mattarella non se la sia fatta quando ha sentito che l’altro meridionale indicato per il Quirinale fosse Lino Banfi. Insomma, dobbiamo già a questo nuovo presidente il decadimento del Quirinale burla che certo anche in questa elezione non è mancato, ma non ci ha regalato la sparata grossa, lo sberleffo più impudico.

Nel parlamento che temeva i franchi tiratori, gli sniper democratici che si dicevano già pronti a impallinare il candidato di Renzi, il nome di Mattarella ha seppellito sia loro che i goliardici in doppiopetto che alla quarta votazione si sono limitati a indicare l’allenatore nel pallone, appunto Banfi e Roberto Facchinetti dei Pooh. Non poteva infatti essere una guasconata quel solo voto a Denis Verdini che si sa non nasconde un voto di testimonianza, come sono stati i due espressi ad Antonio Martino tra i fondatori di Forza Italia, ma bensì un messaggio in bottiglia e di contestazione forse degli stessi deputati di Forza Italia, un rabbuffo al notaio del patto del Nazareno, oggi non si sa quanto più patto.

Ebbene bisogna quindi tornare al royal weekend di questa repubblica, sempre più granducato di Toscana, per ritrovare il colore e il sorriso liberatorio che smorza la tensione. E se si può soprassedere sui voti dati ad Antonio Razzi (4) che si abbevera sempre più nel pozzo del successo che gli ha scavato Maurizio Crozza con la sua imitazione, un passaggio in questo divertissement quirinalizio lo meritano i voti ai conduttori di Striscia la Notizia, Ezio Greggio e Enzo Iachetti fino al voto a Barbara D’Urso tanto da permetterci di dire che oltre al battaglione dei siciliani, che hanno favorito l’elezione di Mattarella, l’altro battaglione è quello Mediaset. E questa volta neppure la passione calcistica, di solito unico motivo di concordia patria, ha trovato sfogo se non in pochi voti sparsi sull’asse Roma-Juve e alle sue bandiere Francesco Totti e Roberto Bettega.

Pochi Carneade, parliamo degli sconosciuti di rione che vengono nobilitati per i pochi secondi di celebrità che questa volta è stata donata a un imprecisato Luigi Faramonti detto “Gigino” e a Mimmo Morelli. Se lo è meritato tutto quel voto Sergio Cofferati che non sarà mai lo Tzipras greco come sogna il capo manipolo Maurizio Landini della Fiom, ma che di sicuro finora rimane l’unico vero dissidente allo strapotere e al carisma di Renzi oggi salutato come uomo di Stato per il suo capolavoro. E di riconoscenza si tratta, se nelle ultime elezioni presidenziali il vero cardinale è Claudio Sabelli Fioretti, il giornalista che non solo ha diretto Panorama, ha cambiato il modo di fare le interviste, ma che oggi ridicolizza i deputati nel suo programma radiofonico “Un giorno da pecora” riuscendo nell’impresa di farsi amare dai deputati stessi che gareggiano per andarci. E poi ci sono i voti dati a Paolo Mieli che grande presidente sarebbe stato, ma che già senza Quirinale lancia moniti a Ballarò, si divide tra Corrado Formigli e Giovanni Floris, spiega, assiste, consiglia.

E però andrebbe ricercato quel parlamentare o delegato regionale che ha fatto il nome di Igor Attila, un commissario della sezione crimini sportivi, partorito dal giornalista Paolo Foschi, ex pugile frustato ed ex medaglia d’argento alle olimpiadi di Seul nel 1988 e che ben descrive lo stato d’animo di Angelino Alfano uscito da questa elezione con il suo partito dilaniato e ferito. Ed ecco allora in ordine sparso i voti a Sabrina Ferilli, Francesco Guccini, Giovanni Malagò, piccole stramberie ma sempre mai sopra le righe.

Si apre infatti il settenato della misura, e troppo presto è durata questa elezione che arriva al ridosso del carnevale e che si è dovuta accontentare delle battute dei siparietti, dei frizzi, di Enrico Mentana (sorpreso in un furionda scrurrile) e della bravissima Alessandra Sardoni, sempre più servizio pubblico. La prossima volta, non è uno scherzo, qualcuno li voti. Un voto al posto del canone.

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Carmelo Caruso