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“Il Pd ci tratta da italiani ed elettori di serie B”

“Il Pd ci tratta da italiani ed elettori di serie B”

La denuncia di chi vive all’estero: “Con la scusa dei soldi, non ci fanno votare on line alle primarie”. Il sogno di Cuperlo: rosolare Renzi a fuoco lento

Irene ha 33 anni, è nata a Bologna, vive a Londra dal 2000 ed è di sinistra. Nei giorni scorsi ha votato le mozioni da portare all’assemblea nazionale del Pd presso l’unico circolo aperto in Inghilterra e lo ha potuto solo in quanto, essendo residente nella capitale inglese, è stata in grado di raggiungere fisicamente il seggio.

Una fortuna non da tutti.

Solo pochi giorni fa, infatti, il Partito democratico si è accorto di non avere i soldi per far votare on line i propri iscritti e sostenitori che vivono fuori dall’Italia. Così l’unico modo che questi avranno per esprimere la propria preferenza alle primarie dell’ 8 dicembre per la segreteria nazionale tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, è recarsi nel circolo più vicino, che però spesso si trova a chilometri e chilometri di distanza.

A meno di non aprirsene uno in fretta e furia nel salotto di casa propria.

Se Irene, invece che a Londra, vivesse a Oxford, Leeds, Nottingham, Glasgow, Belfast, il seggio più vicino a casa sua, sarebbe sempre quello di Londra, e cioè a un’ora di treno da Oxford, 4 da Nottingham, 6 da Leeds, 9 da Glasgow e a 2 ore di aereo più il treno da Belfast.

Chiedere a studenti fuori sede e lavoratori di perdere intere giornate di lavoro e spendere un sacco di soldi per votare – dice – è profondamente ingiusto“.

In effetti sarebbe come costringere un milanese ad andare a Palermo.

Costa troppo – la giustificazione ufficiale arrivata dal Nazareno – non abbiamo i 50mila euro necessari”.

Davvero strano visto che lo scorso anno i soldi c’erano, il voto on line si è svolto in tutto il mondo e sul sito del Pd, nella sezione primarie, c’è già una piattaforma che serve a pre-registrarsi ma non a votare, perché per fare quello bisogna recarsi fisicamente al seggio.

Oltre a non capirne la logica, mi chiedo dove siano andati a finire i 2 euro versati nel 2012? – sbotta Irene – Almeno quelli versati dagli italiani all’estero non potevano essere utilizzati per garantirgli di votare anche quest’anno?

Come tanti altri, Irene non si dà pace. C’è chi in Francia si è già offerto di mettere a disposizione nuovi sistemi di voto on line a costi molto inferiori se non addirittura gratis. Altri sarebbero disponibili anche a pagare più di 2 euro. “Basta che ci facciano esercitare un nostro sacrosanto diritto!”.

Non vogliono sentirsi cittadini di serie B, maltrattati, tra l’altro, proprio dal partito che ha sempre messo i diritti in testa a ogni suo programma elettorale.

Ma la preoccupazione maggiore è che il Pd stia solo anticipando quanto potrebbe accadere nei prossimi tempi. Lunedì 2 dicembre è previsto un incontro a Londra per discutere, infatti, dell’eliminazione dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere e quindi del voto dei nostri connazionali che vivono fuori dall’Italia.

E’ come se ci dicessero che dovremmo fregarcene di quello che succede nel nostro Paese – lamenta Irene che dopo 10 anni non ha ancora rinunciato alla propria cittadinanza italiana – mentre io ho sempre più voglia di impegnarmi con la politica e la campagna di Civati ha dato a me, e a tanti altri che hanno scelto di sostenere lui, una bellissima possibilità”.

Ma non è certo per una questione di parte che è partita questa denuncia, perché garantire agli italiani all’estero pari diritti di tutti gli altri, a cominciare dal voto, dovrebbe interessare tutti. Per questo è stata lanciata una petizione on line (https://www.change.org/petitions/voto-online-alle-primarie-dell-8-dicembre ) per portare avanti questa battaglia.

Il Partito democratico ha ancora il tempo di ripensarci e trovare una soluzione. All’8 dicembre mancano ben tre settimane. Abbastanza per mettere su una piattaforma in grado di far votare tutti i propri elettori, in qualsiasi parte del mondo si trovino.

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